C’è un’arancia sul tavolo. Mi appare come un semplice, elementare oggetto che ho acquistato col denaro, in base al suo valore. Ciò di cui non mi accorgo, però, è che essa nasconde rapporti sociali tra persone.
Si tratta dunque di inoltrarsi nel “laboratorio segreto di produzione” – come scriveva Marx, che di questo sguardo indagatore è maestro. Spezzare i feticci, e scoprire il mondo sporco e tremendo che sta dietro lo splendore della merce esibita sugli scaffali lucenti di un supermercato. Risalire la catena (ovvero: la filiera produttiva), fino a conoscere i nomi di chi ha “lavorato” quei prodotti. Capire che il vero nome di quell’arancia è un nome africano, magari, o bulgaro. E poi arrivare a immaginare, possibilmente, la fatica di quel corpo occultato, negletto.
Che poi, negli ultimi anni, quel laboratorio segreto non è più così segreto: libri e reportage lo hanno svelato, se n’è fatto scandalo. Eppure tutto continua come prima, immutato. Anzi, semmai, le cose peggiorano.
La “ghetto economy”, come giustamente sintetizza Antonello Mangano, prospera. Viene da pensare che quello scandalo sia stato funzionale al massimo occultamento: rendere normale questa modalità di produrre. Non c’è più niente di cui scandalizzarsi, se tutto avviene alla luce del sole. Ci siamo abituati. È normale, se in un settore così labour-intensive come l’agricoltura, ci siano uomini e donne sfruttati: nel nostro immaginario, essi sono “uomini naturali” come quella natura che essi lavorano, uomini che vengono da condizioni di vita primordiali, e la loro fatica, in fondo, mica vale la nostra. Del resto siamo in crisi, e nella crisi tutto è lecito.
Si tratta allora, come viene fatto in questo libro, di tenere fisso lo sguardo su quelle merci. Sulle arance, i pomodori, i mandarini, le mele. Continuare a raccontare, per non cedere al loro incantesimo: non ci sono cose, cose e nient’altro, ma ci sono persone, che continuamente rimuoviamo. Le nostre parole saranno allora come formule anti-magiche, per spezzare l’incantesimo, per tornare a vedere, dietro quello schermo astratto, la concretezza dei rapporti sociali, la materialità del vivere, la carne e il sangue di uomini e donne. E da lì, da questo bagno di realtà, ripartire.
Marco Rovelli
[hr]
Antonello Mangano, Ghetto Economy. Dietro l’etichetta del supermercato, terrelibere.org, Roma 2014, Isbn eBook 9786050330090, Isbn cartaceo 9781502975140, 114 pagine. Prefazione di Marco Rovelli, postfazione di Yvan Sagnet, € 4.99
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Un bagno di realtà. Prefazione di Marco Rovelli al libro “Ghetto economy”
C’è un’arancia sul tavolo. Mi appare come un semplice, elementare oggetto che ho acquistato col denaro, in base al suo valore. Ciò di cui non mi accorgo, però, è che essa nasconde rapporti sociali tra persone.
Si tratta dunque di inoltrarsi nel “laboratorio segreto di produzione” – come scriveva Marx, che di questo sguardo indagatore è maestro. Spezzare i feticci, e scoprire il mondo sporco e tremendo che sta dietro lo splendore della merce esibita sugli scaffali lucenti di un supermercato. Risalire la catena (ovvero: la filiera produttiva), fino a conoscere i nomi di chi ha “lavorato” quei prodotti. Capire che il vero nome di quell’arancia è un nome africano, magari, o bulgaro. E poi arrivare a immaginare, possibilmente, la fatica di quel corpo occultato, negletto.
Che poi, negli ultimi anni, quel laboratorio segreto non è più così segreto: libri e reportage lo hanno svelato, se n’è fatto scandalo. Eppure tutto continua come prima, immutato. Anzi, semmai, le cose peggiorano.
La “ghetto economy”, come giustamente sintetizza Antonello Mangano, prospera. Viene da pensare che quello scandalo sia stato funzionale al massimo occultamento: rendere normale questa modalità di produrre. Non c’è più niente di cui scandalizzarsi, se tutto avviene alla luce del sole. Ci siamo abituati. È normale, se in un settore così labour-intensive come l’agricoltura, ci siano uomini e donne sfruttati: nel nostro immaginario, essi sono “uomini naturali” come quella natura che essi lavorano, uomini che vengono da condizioni di vita primordiali, e la loro fatica, in fondo, mica vale la nostra. Del resto siamo in crisi, e nella crisi tutto è lecito.
Si tratta allora, come viene fatto in questo libro, di tenere fisso lo sguardo su quelle merci. Sulle arance, i pomodori, i mandarini, le mele. Continuare a raccontare, per non cedere al loro incantesimo: non ci sono cose, cose e nient’altro, ma ci sono persone, che continuamente rimuoviamo. Le nostre parole saranno allora come formule anti-magiche, per spezzare l’incantesimo, per tornare a vedere, dietro quello schermo astratto, la concretezza dei rapporti sociali, la materialità del vivere, la carne e il sangue di uomini e donne. E da lì, da questo bagno di realtà, ripartire.
Marco Rovelli
[hr]
Antonello Mangano, Ghetto Economy. Dietro l’etichetta del supermercato, terrelibere.org, Roma 2014, Isbn eBook 9786050330090, Isbn cartaceo 9781502975140, 114 pagine. Prefazione di Marco Rovelli, postfazione di Yvan Sagnet, € 4.99
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Il libro
La Spoon River dei braccianti
Otto eroi, italiani e no, uomini e donne.
Morti nei campi per disegnare un futuro migliore. Per tutti.
Figure da cui possiamo imparare, non da compatire.