Storia dell'immigrazione  in Italia

Dai profughi della seconda guerra mondiale passando per gli arrivi dalle ex colonie. Da primi rifugiati all’omicidio di Jerry Masslo. Dagli albanesi alla strage di Lampedusa. Decenni di storia da cui non abbiamo imparato nulla

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Il progetto

Ricostruire la Storia dell’immigrazione in Italia

Quasi 80 anni

Le prime significative presenze straniere in Italia risalgono al secondo dopoguerra: profughi e arrivi dalle ex colonie. Sono quindi quasi ottant’anni di storia

Imparare dagli errori

Nonostante il tempo trascorso, non abbiamo imparato dagli errori. L’immigrazione è sempre un’“emergenza”, l’improvvisazione è la regola

Dal libro al web

Il progetto nasce dal libro “Storia dell’immigrazione straniera in Italia Dal 1945 ai nostri giorni” di Michele Colucci, Carocci editore. Dal testo abbiamo ricavato un percorso didattico multimediale

Il dopoguerra

Da campi di concentramento ai campi profughi

San Sabba, Trieste

Nella confusione del dopoguerra, sono molti gli espatriati presenti sul territorio. Dai soldati ai prigionieri fino agli esuli. 

L’Italia non trova di meglio che ospitarli nei campi usati per la guerra. Tra i tanti, a Trieste San Sabba passò da campo di concentramento a campo profughi, in funzione per 15 anni a partire dal 1950.

1948

1959

Arrangiatevi!

Anche alla fine del decennio la questione dei profughi è al centro dell’immaginario, con le tensioni e le letture populiste che ne conseguono.

In questo film di Totò (“Arrangiatevi!”) gli esuli istriani condividono un appartamento e non pagano le spese mediche.

Gli arrivi dal Corno d’Africa 
per il lavoro domestico

Le conseguenze delle colonie

Fino al 1960 l’Italia affronta la decolonizzazione. Perse subito  Etiopia, Libia, Eritrea, gestisce per dieci anni la transizione in Somalia. 

Proprio alcune donne somale arrivano come domestiche, a volte al seguito di famiglie italiane che lasciano l’Africa.  

Poi militanti politici ed esuli da tutto il Corno d’Africa e dalla Libia. 

In totale, dalle ex colonie arrivano circa 40mila persone.

1960

1971

I numeri

Sono presenti in Italia 121.715 stranieri

L'immigrazione per lavoro

1970

Mazara del Vallo

All’inizio del decennio arrivano nel trapanese i primi tunisini. Hanno in tasca un visto turistico ma non l’autorizzazione al lavoro prevista da una circolare del ’63. 

Sono impiegati senza contratto sui pescherecci di Mazara del Vallo, ma anche nella raccolta delle olive e nelle vendemmie nel trapanese, in particolare nel Belice del dopo-terremoto.

Dall'Est

A cavallo tra i Sessanta e i Settanta si sviluppa il flusso dell’immigrazione jugoslava. 

Lavoratori e lavoratrici provenienti da oltreconfine entrano in Friuli in numero sempre maggiore.

La reazione opposta

È interessante la reazione opposta dei sindacati confederali: in Sicilia protestano contro i nuovi arrivati, ottenendo anche provvedimenti anti-tunisini della Prefettura: chi sbarca a Trapani deve avere 100mila lire a disposizione.

Nel nord-est invece si organizzano con i colleghi jugoslavi per sindacalizzare gli operai e scongiurare la corsa al ribasso dei salari.

Prodi: "Mancano i negri"

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Romano Prodi dal titolo «In Italia mancano i negri».

In maniera brutale, indicativa dell’approccio sul tema della classe dirigente italiana, Prodi invita a non seguire la strada tracciata dai paesi del Nord Europa, che hanno attirato manodopera immigrata (i “negri”, appunto) per i lavori dequalificati.

Così facendo, spiega, aggiungeremmo ai problemi che abbiamo anche la difficile convivenza razziale. La proposta, invece, è di aumentare i salari per i lavori manuali, in maniera da compensare maggiore disagio e minore prestigio sociale.

1977

Stranieri negli anni '70

La presenza di lavoratori stranieri non è ancora significativa, almeno rispetto a quello che saranno i decenni successivi. Prevalgono braccianti e studenti, spesso in Italia per ragioni politiche.

Sono numerose anche le lavoratrici domestiche cattoliche, provenienti in genere da Capo Verde e Filippine, giunte attraverso rete di procacciamento e assistenza del mondo cattolico.

Per i resto gli arrivi sono da ex-colonie italiane (Etiopia e Somalia) e da paesi mediterranei geograficamente prossimi (Egitto, Marocco, Tunisia e Jugoslavia).

“Quello che non vogliono più fare”

Il lavoro italiano e quello straniero

Alla fine del decennio è già chiaro che l’appello di Prodi è caduto nel vuoto. I migranti  svolgono lavori «rifiutati, pesanti e rischiosi». 

Si fa strada il luogo comune secondo cui gli italiani non gradiscono quel tipo di attività, lasciandoli agli stranieri.

Ma né autoctoni né immigrati sono «decisori o registi». Piuttosto subiscono l’impostazione del mercato del lavoro.

 

1979

1979

Assunzione all'estero e prima gli italiani

Già nel 1963 nasce una legge prevede per uno straniero l’offerta di un impiego quando si trova ancora in patria. «Il datore infatti deve presentare la richiesta di assunzione all’Ufficio provinciale del lavoro, il quale accerta la indisponibilità di italiani.

Dopo il nulla osta della questura il documento è trasmesso al nostro ufficio consolare all’estero. Chi è già in Italia dovrebbe quindi tornare in patria ad attendere il permesso».

L’assunzione al paese di origine non nasce con la Bossi – Fini. Anche il principio “prima gli italiani” (la cosiddetta preferenza nazionale) ha origini negli anni ’60.

La violenza razzista

1979

Il profugo somalo bruciato vivo

Ahmed Alì Jama è un profugo somalo di 35 anni. Partito da Mogadiscio per studiare diritto internazionale in Unione Sovietica, torna a casa nel 1973.

Qui però si oppone alla dittatura di Siad Barre, che gli toglie il passaporto. Fugge dunque in Etiopia e quindi in Italia. A Roma vive in strada, dormendo in un vicolo nei pressi di piazza Navona.

Il 22 maggio del 1979 muore bruciato vivo sulla soglia della chiesa di Santa Maria della Pace. È il primo grave delitto a sfondo razzista.

Quattro giovani romani vengono prima condannati e poi assolti in appello e in Cassazione.

La questione profughi

1980

Dal golfo del Siam ai dissidenti dell’Est, i rifugiati sono un tema politico

Nel 1979 la Marina militare italiana organizza una missione umanitaria nel Golfo del Siam, inviando tre navi con lo scopo di soccorrere e portare in Italia i profughi in fuga dal Vietnam. Sono i cosiddetti “boat people”. Furono in tutto 891 le persone coinvolte, successivamente ricollocate in Italia.

L’accoglienza dei profughi, compresi i dissidenti dell’Est Europa, si inserisce nell’ambito della guerra fredda. Rimane assente una legislazione organica sul tema.

1981

Numeri

Sono 287.672 gli stranieri presenti in Italia

ghetto mentale

La Foschi e il volontariato

La prima legge

Fino al 1986 le frontiere sono sostanzialmente aperte. Il lavoratore straniero può arrivare senza troppi problemi, poi però trova «un labirinto giuridico e amministrativo inestricabile» fatto soprattutto di circolari.

La legge Foschi prova a mettere ordine ma in pratica raccoglie l’insieme delle norme esistenti, in particolare in tema di ricongiungimento familiare. Confermato il collocamento all’estero solo in mancanza di lavoratori italiani disposti a ricoprire i posti vacanti.

Arriva anche la prima sanatoria, che riguarda 116mila persone.

1986

filiera dell'arancia

Il terzo settore
Ante Litteram

Nel 1987 lo Stato usa l’immigrazione per una sperimentazione che avrà molto spazio in seguito.

Il mondo del volontariato e delle associazioni ricevono la delega del pubblico per occuparsi di servizi rivolti al mondo dei migranti.

La comunicazione razzista

1989

"Vu cumprà"

L’equazione immigrazione straniera uguale disagio sociale e degrado inizia a farsi strada. Eppure si tratta di un momento molto favorevole per i lavori stranieri, che riescono a cambiare città e lavoro nel giro di 15-20 giorni.

I media invece usano su larga scala il termine “vu cumprà” per definire tutti gli immigrati. L’immagine stereotipata è quella del venditore ambulante, spesso irregolare.

L'informazione

"Vu drugà"

Il 27 febbraio 1989 il “Corriere” nella cronaca milanese – con un titolo che domina la pagina – introduce il neologismo “vu drugà”, riportando la notizia di una retata di spacciatori di origine africana. Nasce una polemica con la Stampa che ritiene la scelta di cattivo gusto.

Nel complesso, tuttavia, l’informazione continua a parlare di migranti con un tono quasi derisorio.

L’Italia, finalmente, scopre l’immigrazione

Jerry Masslo

La notte del 23 agosto alcuni rapinatori uccidono il profugo sudafricano Jerry Essan Masslo.

L’omicidio di Villa Literno scuote un paese che fino ad allora aveva negato la realtà dell’immigrazione. 

Il 7 ottobre 1989 una manifestazione nazionale composta da circa 150000 persone sfila nel centro di Roma.

1989

Dalle regionali sarde alla Lega Nord

Arriva il razzismo in politica

Alle regionali sarde si presenta una lista chiamata “Difesa del lavoro contro l’immigrazione clandestina”. È il primo segnale di un crescente sentimento xenofobo, finora rappresentato soltanto dai neofascisti del MSI.

Sempre nel 1989 nasce la Lega Nord. Dopo appena un anno diventa il secondo partito in Lombardia.

1989

La legge
Martelli

1990

La prima normativa organica sull’immigrazione

L’emozione seguita all’omicidio Masslo porta a una nuova legge, che prevede il diritto d’asilo, i permessi di soggiorno e la programmazione dei flussi.

Con una grande sanatoria, viene regolarizzata la posizione di circa 225.000 persone.

1990

I nazi skin

Una serie di attacchi contro i migranti si verificano a Roma (13 giugno), Caserta (8 agosto), Cerignola (29 agosto), Bologna (20 settembre). Protagonisti sono spesso i cosiddetti naziskin.

A Bologna invece la banda della “Uno bianca” uccide due abitanti di un campo Rom.

Due anni più tardi arriva la legge Mancino che inasprisce le pene contro i reati legati alla xenofobia.

Lo sgombero della Pantanella

1990

Il disagio abitativo

Lo sgombero alla Pantanella, una ex fabbrica di pasta, mette in evidenza l’emergenza abitativa che colpisce soprattutto i rifugiati.

Come accadrà infinite volte in seguito, «gruppi di centinaia di immigrati si trovano ad essere “palleggiati” da una parte all’altra dell’hinterland romano, senza alcun concreto intervento sul loro destino abitativo».

Gli albanesi

Uno spartiacque nella storia dell’immigrazione

1991

L’immagine della nave Vlora stracolma di persone rimane nell’immaginario italiano,  concretizzando la paura dell’invasione.

Nei porti di Brindisi, Bari e Otranto giungono circa 28.000 albanesi nel giro di pochi giorni. La prima risposta è caratterizzata dalla solidarietà.

Tutto cambia però quando a Bari arrivano 20mila persone tutte insieme su un unico mercantile, costretto a forza a partire da Durazzo alle coste italiane.

Senza acqua e cibo, molti si gettano in acqua per raggiungere il molo. Il governo Andreotti sceglie una linea durissima. Dopo una guerriglia urbana, sono concentrati nello stadio di Bari, assediati per otto giorni e infine rimpatriati con inganni e false promesse.

Legge sulla cittadinanza

La legge sulla cittadinanza

Il Parlamento riforma la cittadinanza “premiando” gli italiani all’estero e i loro discendenti e penalizzando gli immigrati stranieri in Italia.  Paradossalmente, la riforma del 1992 risulta ancora più restrittiva della precedente, che risale al 1912.

Le nuove disposizioni prevedono che la cittadinanza sia concessa solo se richiesta espressamente da figli di stranieri nati in Italia, che vi abbiano ininterrottamente mantenuto la residenza dalla nascita al diciottesimo anno di età. La naturalizzazione per residenza è legata alla permanenza per almeno dieci anni ed è comunque discrezionale.

La legge non sarà mai più cambiata nonostante le richieste dei figli di immigrati nati in Italia, circa un milione di persone.

1992

Soccorso e scandalo

1999

I profughi dal Kosovo

Nel 1999 il governo D’Alema promuove la missione “Arcobaleno”, un intervento di soccorso ai profughi in fuga dal Kosovo. Tra le azioni, il ponte aereo che porta 6mila persone dalla Macedonia all’ex base di Comiso, in Sicilia.

A fine missione emergono furti e sprechi, ma causa prescrizione nessuno degli imputati è condannato.

I centri di espulsione

Sicurezza, detenzione, incendi e infinite tragedie

1999

Col passare del tempo l’immigrazione diventa sempre più un tema di sicurezza.

Nel 1995 la legge Puglia prevede il dispiegamento dell’esercito ai posti di frontiera. Nel 1998 la nuova legge Turco – Napolitano si basa essenzialmente sulla necessità di controllare i flussi migratori e sostenere i processi di integrazione.

Nascono le quote in base alle esigenze del mercato del lavoro. Un altro obiettivo è semplificare le espulsioni. Nascono i centri di espulsione, luoghi di detenzione spesso arbitraria denominati CPT.

Il 9 dicembre 1999 tre tunisini muoiono per un incendio all’interno del Centro di permanenza temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani. I centri di espulsione sono caratterizzati, fino a oggi, da rivolte e situazioni paradossali: vere sospensioni del diritto.

2001

Soglia un milione

Numeri e allarmi

Nel 2001 si supera la soglia psicologica di 1 milione di residenti stranieri.

Contemporaneamente però si stabilizzano le nazionalità maggiormente presenti: Marocco, Albania, Romania, Filippine.

Le cifre smentiscono l’allarme “invasione dall’Africa” sempre presente sui media.

Numeri

Nel 2001 i residenti stranieri in Italia arrivano a 1.334.889

Questa la crescita come percentuale sulla popolazione residente. Dal 2001 la tendenza si inverte:

  • 1981-1991: 5.4%
  • 1991-2001: 14.1%
  • 2001-2011: 11.7%

La Bossi - Fini

Nuova legge sull’immigrazione

2002

Sicurezza e schiavitù
La nuova norma è per alcuni aspetti rimane in continuità col passato: per esempio con la sanatoria per 634728 persone, la più grande di sempre.

Per altri aspetti risente del clima securitario e allarmista imposto dalla "Casa delle libertà". La presenza straniera diventa più precaria e meno protetta, in particolare per il legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. Essere espulsi diventa più facile, mentre è quasi impossibile entrare legalmente: solo con contratto di lavoro già firmato e decreto flussi.

2008

Nel 2008 l'accordo Gheddafi - Berlusconi sui respingimenti in mare rende più difficoltoso l'unico canale di accesso legale, l'asilo. L'anno successivo, il pacchetto sicurezza continua a considerare l'immigrazione come un'emergenza di ordine pubblico.

L'allargamento a Est

Con l’ingresso dei paesi orientali dell’Unione Europea non esistono più frontiere con Romania e Bulgaria.

L’arrivo di migranti da Est è affrontato con improvvisazione e allarmismo.

Nel 2007, Roma è scossa dall’omicidio Reggiani e  dalle successive spedizioni punitive. Il Pd si accoda all’approccio securitario della destra.

Naufragi e scandali

2013

Mare Nostrum e mafia capitale

Dopo il drammatico naufragio del 3 ottobre sulle coste di Lampedusa parte la missione europea di soccorso chiamata “Mare Nostrum”.

Solo due anni prima gli arrivi dalla Tunisia in seguito alla rivoluzione dei gelsomini erano stati gestiti con espulsioni di massa. L’aumento degli arrivi in seguito alla guerra in Siria e a varie crisi africane provoca la solita “emergenza sbarchi”.

Nel 2016 ci sono 181mila arrivi e il 61,3% di dinieghi alle richieste di asilo, che provocano una vasta area di irregolarità e precarietà direttamente a disposizione degli sfruttatori e dei caporali.

Nel 2014 lo scandalo “Mafia capitale” svela il volto corrotto dell’accoglienza. Gli effetti saranno drammatici. L’opinione pubblica associa l’immigrazione agli sbarchi e quindi alla gestione affaristica dei migranti. Tutto il resto, semplicemente, sparisce.

Le stragi

La strage di Cutro è soltanto l’ultima di una lunghissima serie di naufragi, conseguenza delle politiche dell’Europa Fortezza. Il Mediterraneo in questi anni è diventato il tratto di mare più mortale al mondo

1996. Portopalo
Al largo delle coste siciliane si inabissa la nave Yohan. I morti stimati sono 283
1997. Katër i Radës
In seguito a un blocco navale ordinato dal governo Prodi per impedire sbarchi di albanesi, la corvetta Sibilla della Marina militare sperona la nave Katër i Radës. I morti saranno 57. Nessuna condanna se non per i comandanti delle due navi.
2013. Lampedusa
Il 3 ottobre, un naufragio spaventoso al largo di Lampedusa: 368 morti e 20 dispersi
2023. Cutro
Strage di fronte alla costa calabrese: circa 81 morti.
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LAvoro e sindalizzazione

Logistica e agricoltura

Rivolta nei campi

Nonostante l'attenzione sia rivolta soltanto sul momento dello sbarco, il tema del lavoro migrante assume importanza a partire del 2008, anno della strage di Castelvolturno, seguita dalla rivolta dei lavoratori africani. La protesta sarà poi replicata due volte a Rosarno (2008 e 2010) e culminerà con lo sciopero dei raccoglitori di pomodori a Nardò, nel 2011.

Triangolo della logistica

Parallelamente, nel triangolo della logistica centrato su Piacenza sono numerosi gli scioperi e i blocchi dei lavoratori, in gran parte con background migratorio.

Abd El Salam

I picchetti sono spesso caricati dalla polizia. Nel 2016 muore Abd El Salam, travolto da un camion che forza un blocco.

2022

Di nuovo
emigranti

Dal 2008 la presenza straniera si assesta sui 5 milioni

Nel 2022 un rapporto della Fondazione Migrantes segnala che gli italiani all’estero hanno superato gli stranieri residenti in Italia: 5,8 milioni contro 5,2. 

È il prodotto della ripresa delle migrazioni all’estero e della cristallizzazione degli arrivi, in buona parte ormai dovuti a ricongiungimenti familiari.

Nello stesso periodo il dibattito sulle seconde generazioni giunge al culmine quando ormai siamo alle terze e quarte.

Per la classe politica, una riforma dello ius soli appare un traguardo troppo ambizioso per circa un milione di ragazzi e ragazze nati in Italia e destinati a un futuro di incertezza.

Il libro

Storia dell'immigrazione straniera in Italia. Dal 1945 ai giorni nostri

Per la prima volta si propone una ricostruzione storica dell’immigrazione straniera in Italia, a partire dal 1945. Ingressi, flussi, leggi, generazioni, lavori, conflitti e speranze si intrecciano con un ritmo sempre più incalzante fino ad arrivare ai nostri giorni. 

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Laterza editore

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