Almeno adesso nessuno nega il dramma del doppio sfruttamento (sessuale e lavorativo) che colpisce le donne romene nel sudest della Sicilia. Al convegno tenuto a Ragusa nei primi giorni di dicembre, c’erano le istituzioni italiane e rumene. Mesi fa, la posizione ufficiale dei due governi era minimizzare. Adesso numerosi attori si sono confrontati sulle possibili soluzioni.
- non esiste un confine tra lo sfruttamento lavorativo e la tratta degli esseri umani; la “schiavitù” si configura anche come mancanza di alternative
- il tavolo della Prefettura aperto a un confronto con gli operatori sociali
- maggiori controlli e presenza nella zona delle serre, non solo in chiave respressiva
- l’ipotesi di un bollino di qualità per le aziende virtuose.
Lo scorso aprile il caso di una donna romena, in Italia dal 2006, costretta a quattro aborti dopo le violenze del padrone di una serra, poi arrestato. «Le interruzioni di gravidanza praticate all’ospedale di Vittoria richieste da donne straniere nel triennio 2012-2014 sono state 309».