La scuola italiana non la raccontano i rapporti del Ministero e le relazioni dei docenti, forse neanche un geniale blog che raccoglie alcune delle “note di registro” compilate in tante scuole italiane da insegnanti disperati, autoritari, soli.
Insieme, però, ci aiutano a capire cosa succede ad una istituzione che tutti ritengono decisiva per il Paese, ma di cui in pochi parlano: per quelli che stanno fuori è troppo distante, chiusa. Per quelli che stanno dentro corrisponde all’universo, con le sue regole e i suoi meccanismi. Due mondi paralleli.
La lettura di questi appunti spingerà inizialmente ad una superficiale risata. Ma, come insegnano i grandi maestri dell’umorismo, il riso non è mai fine a se stesso, la vera comicità ha sempre una base di amarezza, uno sfondo di riflessione, un retrogusto di dubbio.
La scuola che emerge da queste note è repellente. Mostra docenti retorici ed autoreferenziali, oppure vigliaccamente protesi verso un genitore, un bidello, un poliziotto, un preside o un qualunque tutore dell’ordine costituito che imponga silenzio, immobilismo, rispetto in una ventina di adolescenti inquieti, irridenti, ormai convinti che l’ordine e l’autorità siano robaccia del secolo scorso e tutti si sia liberi.
Mostra anche un abisso tra i due lati della stanza, tra la cattedra ed i banchi. Forse c’è sempre stato, forse si sta dilatando.
L’allontanamento tra insegnanti e studenti è una vera e propria “deriva dei continenti”. Due “placche” sempre più distanti. Da un lato docenti anziani a causa del blocco dei concorsi: troppo anziani, immutati nel corso dei decenni, refrattari alle innovazioni, nutriti col Bembo e col Foscolo ed ignari di Wi-Fi, MMS, chat (e se li conoscono, li attribuiscono al genio del maligno).
Dall’altra una generazione cresciuta con la televisione ed i suoi modelli, e con una libertà nei comportamenti e nel linguaggio mai vista prima. Una nidiata di ragazzi e ragazze forgiata nella tecnologia e svincolata dal rispetto dell’autorità, ma anche multietnica (quindi variegata, nei problemi e nelle esigenze, ma anche negli stimoli e nelle opportunità) e spesso differenziata anche nel livello sociale, nella provenienza urbana, nel retroterra familiare, nonostante gli infiniti tentativi di selezione “a monte” e di separazione classista operati da Gentile in poi.
Questi adolescenti sono forse chiusi, egoisti, autenticamente cattivi nei confronti del compagno “diverso”, del più debole; sono convinti che essere sia uguale a consumare. Ma sono anche disperatamente insicuri, capaci di grandi slanci, pronti a seguire chi li sappia capire. Non a caso i rapporti migliori sono quelli costruiti con insegnanti-madri (cioè quelle che hanno figli o comunque si propongono in maniera materna, non solamente in modo freddo e burocratico). Specie tra donne-madri e ragazze si riescono a creare rapporti duraturi.
Per il resto, cosa hanno da dirsi una sessantenne cresciuta con il galateo e le buone maniere, il “lei” da dare al padre, “buone feste” e “buon appetito”, “saluti alla signora” ed il segno della croce prima dei pasti ed una ragazzetta segnata dai piercing, jeans a vita bassa, cellulare multimediale con suonerie polifoniche ed un linguaggio che non si arresta di fronte a nulla?
Poco, quasi niente. La nota di registro è l’arma estrema per riportare l’ordine, il rispetto, per ripristinare la regola aurea dell’istituzione scolastica che vede saggi adulti compresi nella missione educatrice e docili discenti muti e diligenti.
In pochi istanti
Chi si è trovato almeno una volta nel poco ambito ruolo dell’insegnante conosce bene l’attimo infinito, l’istante lunghissimo dell’indecisione che segue un comportamento irriverente, un insulto feroce, una risata beffarda o una considerazione tagliente come un rasoio.
In pochi istanti, e di fronte ad un platea adolescente che si estasia e si gusta l’inatteso siparietto, l’atto vendicatore sull’autorità, la ricreazione anticipata, bisogna recuperare, fronteggiare il colpo, ferire il piccolo avversario in maniera definitiva.
Se sei un’insegnante normale, una velenosa insinuazione sulla certissima ed imminente bocciatura dello stolido insolente è di solito condizione necessaria e sufficiente (direbbe la “prof” di matematica) a spegnere sul nascere l’insubordinazione.
Il pericolo è spaventoso: se la classe prende il sopravvento fino alla fine dell’anno scolastico sarà una serie di beffe, insulti, offese che distruggeranno irrimediabilmente il tuo equilibrio psichico facendoti regredire al periodo buio dell’adolescenza brufolosa ed insicura.
La risposta deve essere secca ed immediata. Il sangue freddo è la prima dote di un insegnante. Se invece hai la sventura di essere un paria della docenza (supplente, insegnante di religione, etc.) la bocciatura è un’arma che non possiedi. Se non ce la fai con le capacità dialettiche o le urla scomposte, non ti rimane che un’arma da ginnasio del Regno, una sopravvivenza archeologica, uno strumento punitivo da museo: la nota sul registro.
Il Provvedimento disciplinare ed il richiamo al Castigatore, al Terrore del Fanciullo (al Preside, insomma, che non ha nei fatti altra funzione di rilievo) sono l’unico mezzo disponibile per ristabilire l’ordine dell’Universo, il rispetto della Gerarchia, lo svolgimento del Programma; per incutere immobilismo nel fanciullo ipercinetico, paura nel bullo linguacciuto, freno nella classe sediziosa.
Dalla parte dell’insegnante, per un attimo
Fanno ridere e molto, le note. Ma solo dal punto di vista esterno, perché un insegnante rifiuta istintivamente la facile identificazione coi tanti Franti ed invece è vicino al collega, di cui immagina e sente come proprio il sudore freddo, i tratti somatici sconvolti dalla sorpresa della sfida rivolta, il rossore del volto durante la scrittura nervosa di parole che avrebbero voluto essere assolute e definitive e che invece sono incredibilmente grottesche, realmente e sinceramente comiche a causa del contrasto di linguaggio che trasuda la serietà del ruolo, fa intravedere il broncio dell’istituzione vilipesa, vagheggia la nobile austerità della missione educatrice e si ritrova con rammarico a scrivere di rutti disumani, odori insani, crocifissi che tornano subito, flatulenze di gruppo, filmati porno nell’ora di religione, suoni spiacevoli, risposte impertinenti, minacce atroci, alunne provocanti.
Un mondo lontano dal progresso di una crescita culturale ma anche dai desideri di Ratzinger e di tutti quelli che vogliono sostituire Darwin con la favola della mela, la scienza con la superstizione, il razionalismo illuminista (vera base della nostra cultura) con la dittatura dei valori.
La classe è ancora un clan iconoclasta, capace di sostituire l’edificante storia del martirio di San Esculapio con il filmato a luci rosse, poco attento ai sacri valori degli adulti, terribilmente ribelle rispetto ad una scuola che non risponde alle proprie domande.
Il cellulare è il terreno di battaglia preferito, un dono del diavolo per molti insegnanti, da proibire e maledire, un segno inequivocabile della solitudine cosmica dei nostri figli, che grazie a questo oggetto provano a ricostruire le reti di relazioni, magari fittizie, che le nostre reali città (quasi del tutto prive di luoghi di socializzazione) non riescono ad offrire.
Una scuola autorevole, sia chiaro, può anche proibire, sanzionare, affermare con forza. Ma solo quando è sicura di offrire una formazione affidabile, un insegnamento che risponda alle esigenze della società e non alle elucubrazioni delle teste d’uovo del Ministero ed ai desiderata repressivi di un vecchio bavarese burbero, arrogante e privo di dubbi.
Dalla parte della scuola (e del nostro futuro)
L’accusa è sempre la stessa. La scuola è vecchia, si muove molto più lentamente di una società frettolosa, rapida, veloce.
Come hanno risposto le istituzioni, con quali riforme? Semplice: con un unico stolido tentativo di portare a scuola il linguaggio della fabbrichetta e trasformare gli studenti in piccoli venditori porta a porta, agenti monomandatari della propria formazione culturale, preoccupati del bilancio e del portfolio delle competenze, e del debito formativo, oppure orgogliosi del credito acquisibile in vari modi. Questo è il monopoli, non l’istruzione.
Questi non sono studenti ma firmatari del contratto formativo, acquirenti del POF (il piano di offerta formativa che ogni istituto deve stilare e proporre, magari in concorrenza con altri, così migliora la qualità…). Quelli che vedete non sono ragazzi che entrano a scuola ma domanda ed offerta che si incrociano.
Chiaramente, tra l’azienda e la scuola ben poche sono le somiglianze, e non c’è nulla di male in questo. La nuova terminologia è spesso una patina inutile, un rivestimento ingombrante da sovrapporre alle consuete relazioni oppure la produzione burocratica ed autoreferenziale di nuovi rapporti, nuove carte raccolte in faldoni che nessuno andrà a ritrovare.
Diciamo che sono più che altro i segnali per “delimitare il territorio”, le bandiere piazzate su uno spazio conquistato da parte dell’ideologia di destra (o meglio: neoliberista) che per motivi suoi vede nella scuola pubblica un feudo del marxismo.
Curiosamente, se alla scuola pubblica vanno tolte risorse pubbliche, le stesse devono essere destinate alla scuola privata, che in Italia equivale grossomodo a quella del Vaticano, stracciando in un colpo solo la Costituzione della Repubblica, la separazione tra Stato e Chiesa, l’idea della distinzione di ruoli tra pubblico e privato.
L’ingerenza dei talebani del Vaticano, che trovano una agile sponda nell’opportunismo di troppi politici, ha portato alle sentenze sul crocifisso in aula, che sarebbe un valore per tutti (compresi atei, animisti, musulmani, indù e chiunque altro); il concorso con più posti che candidati che ha visto l’ingresso di migliaia di professori di religione benedetti dai vescovi, mentre un numero enorme di precari attende da anni; i riferimenti demenziali alle famigerate radici giudaico-cristiane di cui ogni quattordicenne dovrebbe essere consapevole, una magra consolazione offerta dal governo Berlusconi al mancato richiamo della Costituzione Europea.
Alla fine del primo ciclo, cioè quando il ragazzo ha appunto 14 anni, la fabbrica-scuola deve provare che dalla catena di montaggio esce un prodotto-studente certificato sulla base di una serie di caratteristiche, indicate nel cosiddetto “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione”.
Un piccolo mostro, un Kant brufoloso che – secondo le menti ministeriali – dovrebbe “porsi le grandi domande sul mondo, sulle cose, su di sé e sugli altri, sul destino di ogni realtà, nel tentativo di trovare un senso che dia loro unità e giustificazione, consapevoli tuttavia dei propri limiti di fronte alla complessità e all’ampiezza dei problemi sollevati”.
Cosa ancora più grave, il fanciullo ideale “ha consapevolezza, sia pure in modo introduttivo, delle radici storico-giuridiche, linguistico-letterarie e artistiche che ci legano al mondo classico e giudaico-cristiano, e dell’identità spirituale e materiale dell’Italia e dell’Europa; […]
colloca, in questo contesto, la riflessione sulla dimensione religiosa dell’esperienza umana e l’insegnamento della religione cattolica, impartito secondo gli accordi concordatari e le successive Intese;
[…] sa collocare, in questo quadro, i tratti spaziali, temporali e culturali dell’identità nazionale e delle identità regionali e comunali di appartenenza;”.
Il giovine che si interroga sul “destino di ogni realtà” dovrebbe altresì vivere in un mondo fatto su misura per Bossi, Fini e Ratzinger, un universo ben distante, per fortuna nostra, dal paese in cui viviamo e da una scuola che – specie nelle medie – è già nei fatti multietnica e popolata di figli di famiglie arabe e cinesi, comunque non cattoliche e non legate a radici giudaico-cristiane (che espressione orrenda, da totalitarismo novecentesco).
La fonte
I blog sono spesso pagine web dove un tizio che sogna di diventare giornalista o scrittore discetta del fatto del giorno, commenta l’enciclica del Papa o un tamponamento a Trezzate d’Adda, scrive un romanzo a puntate in attesa che Mondadori ci vada a sbirciare e lo pubblichi, oppure appunta ogni giorno cosa mangia a pranzo, comunicandolo ad una platea teoricamente planetaria.
Raramente nascono da una idea vera. Sette in condotta è invece un sito che nasce da un’idea: raccogliere le note sul registro dalle scuole italiane, costruire in maniera collettiva ed interattiva il grande museo del Provvedimento Disciplinare Scolastico.
Dall’archivio sono state tratte e selezionate alcune di queste note, non solo quelle più divertenti e curiose, ma anche alcune che hanno dato spunto alle considerazioni che fin qui avete letto.
Piccola antologia della Nota di Registro
Criminali e scienziati
S.C. lascia l’aula prima dell’orario di uscita dopo aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che avrebbe riesaminato la lezione a casa sua
La classe è stata trovata in possesso di due armi (spara-pallini di plastica) che vengono sequestrate. In più fa esplodere dei petardi. L’insegnante si allontana per salvaguardare la propria incolumità. Viene chiamato il vicepreside prof. L.
Gli alunni M.P. e D.A. dopo aver rubato diversi gessetti dalla lavagna di classe, simulano durante la lezione l’uso di sostanze stupefacenti tramite carte di credito e banconote arrotolate, tentando inoltre di vendere le sopracitate finte sostanze ai propri compagni. A mia insistente richiesta di smetterla vengo incitato a provare pure io per non avere così tanti pregiudizi
Qualcuno della classe riscalda la maniglia della porta nel tentativo di abbrustolire la mano del professore
Liceo Scientifico Copernico di Brescia: Gli alunni B*** e Nov*** simulano un omicidio in classe, il primo si è steso a terra, il secondo disegna la sagoma
L’alunno A.T. appicca piccoli fuochi in classe con l’ausilio dei raggi solari e di una lente di ingrandimento
Piccoli Berlusconi
L’alunno Antonio D.R. tra una lezione e l’altra estorce denaro ai compagni con il gioco delle tre carte, utilizzando la cattedra come banco. Colto in flagrante, tenta di far sparire la cattedra
L’alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. Sospetto che la firma non sia autentica
Gli alunni Passuello, Pelanti e Piumatti scommettono euro 5 sulle prestazioni negative dell’alunno M***
L’alunno T. durante l’intervallo intrattiene dalla finestra dell’aula gli alunni dell’istituto imitando Benito Mussolini, munito di fez e camicia nera, presentando una dichiarazione di guerra all’istituto che sta dall’altra parte della strada
L’alunno P. in seguito al grave danneggiamento del muro dell’aula, è obbligato a presentarsi in classe domani con malta e cazzuola, al fine di riparare i danni effettuati
M.P. sostiene di giustificarsi per lutto familiare, ma risulta che la nonna sia morta e risorta almeno 8 volte
Come vincere la noia
Gli alunni V.A., M.D.B, M.L., F.F e A.T. durante la pausa pranzo sono soliti giocare a pallone utilizzando la mia vettura come porta, dopo aver accuratamente bendato il portiere. Si urgono provvedimenti
Gli alunni I.C. , F.C. e G.C. nel mezzo della lezione di Italiano si assentano tornando in classe con tre pizze fattesi consegnare direttamente a scuola. Al mio ammonimento rispondono che le pizze rischiano di raffreddarsi
L’alunno Luca G. si presenta in classe con una grossa patata americana decorata con occhi, naso, bocca, capelli. Dichiara che la stessa è una nuova alunna e la posiziona sul banco accanto al suo. Invita infine la docente ad indirizzarsi alla patata nella spiegazione della nuova lezione. Invitato a far sparire il tubero, l’alunno presenta rumorose rimostranze, imitato poi da tutta la classe che giudica tale invito ingiusto nei confronti della patata
R.P. scoppia a ridere in faccia al sottoscritto dopo che il sottoscritto si è erroneamente infilato la stanghetta degli occhiali nell’occhio
L’alunno V*** entra in classe con un quarto d’ora di ritardo, con un piatto di maccheroni al sugo, un tovagliolo al collo e un pezzo di parmigiano, chiedendo una grattugia. D******* con noncuranza ne estrae una dello zaino e gliela porge. V**** si siede al suo posto e inizia a mangiare augurando a tutti buon appetito
La classe mostra una indiscutibilmente coraggiosa omertà nei confronti dell’alunno che ha svuotato sul pavimento presso la cattedra una bottiglia di olio extravergine d’oliva Bertolli rinvenuta nel cestino dell’aula
L’alunno M.B. ha infilato il casco della sua moto sulla testa dello scheletro dell’aula di chimica. L’insegnante, accortasi dell’anomala presenza dell’oggetto al minuto 52°della sua lezione, ha richiesto sospensione dell’alunno e immediata convocazione dal preside. Il preside è stato colto da crisi di risata isterica non appena la docente è uscita dal suo ufficio
La classe 3^B spara bussolotti dalla finestra colpendo una volante della Polizia. Gli alunni F. e P. sono stati portati in commissariato per accertamenti
Gli alunni B*** e B*** durante l’ora di italiano compiono irrispettosi esperimenti di balistica usando proiettili di carta e saliva (stoppini) contro il ritratto dell’Onorevole Presidente della Repubblica Ciampi. Si giustificano dicendo di necessitare un bersaglio
Non so come dire…
L’alunno C. emette suoni non riconducibili al genere umano
La studentessa M., ripetutamente stuzzicata da S. e T., risponde con un linguaggio degno delle più fumose taverne del porto di Genova
- emana esalazioni fetide e pestilenziali compromettendo il normale svolgimento della lezione
G*** si comporta da bifolco
M*** tenta di ciclopizzare l’occhio docenziale
L’alunno M. apostrofa la bidella come distributrice di favori sessuali
- gode della malasorte altrui
C*** digerisce in classe ad alta voce come un uomo delle caverne
L’alunno G***** emette un’aria indiscreta in direzione della cattedra
M.F. non rispetta le basilari norme igieniche
- in classe dimostra la povertà del proprio linguaggio verbale
Gli alunni F******* e R******** si sfidano a singolar tenzone in classe e si battono tra di loro
Gli alunni T****** e R******* si scambiando gravi accuse riguardo le loro madri
L’alunno F.S. seduto alla sedia 5a da sinistra dell’ultima fila, interrompe la lezione producendo suoni irritanti provenienti dal suo intestino
L’alunno M.S. manifesta evidenti segni di repressione sessuale disegnando vignette che hanno come protagonisti degli organi genitali
Egregia sig.ra Xxxxxx, mi duole informarla che suo figlio A. è eccessivamente pittoresco
L’alunno A.J. inveisce contro dio durante il compito in classe
Desidero comunicare che durante l’ora del compito in classe vostro figlio è rimasto coi glutei fuori dai pantaloni
L’alunno F.M. mangia in classe emettendo suoni di approvazione per il cibo ingerito.
La classe nonostante i continui richiami del professore continua imperterrita durante le ore di c.t.a. a emanare flatulenze senza che i colpevoli si dichiarino e l’aria ormai è resa irrespirabile da tali esalazioni. Si prega di fare nota ai genitori di tale maleducazione
Futuri geni del cabaret
Rientrato in classe con 15 min di ritardo dopo la ricreazione, alla domanda dell’insegnante: M. dove sei stato? risponde: “cos’è un sondaggio prof?”
Alla domanda: come mai non ha il materiale didattico e libri di testo per lo svolgimento della lezione, lo studente Tourabi risponde: lo chieda alla mia segretaria
Sua figlia, al mio interessamento riguardo alla scarsa cura che ha della propria femminilità, risponde: si interessi della sua simpatia
Gli alunni M.L. e G.C. dopo l’ordine del sottoscritto: prendete la porta e andatevene dal preside, scardinano la porta e la trasportano fino in presidenza dicendo al preside che li avevo intimati io a farlo
L’alunno T. S. fabbricatosi una corona di carta si fa chiamare Sire e si rifiuta di venire interrogato poiché un sovrano non si commistia con dei semplici professori
L’alunno Z******** si alza dal proprio posto gridando “alabarda spaziale!”
L’alunno V. D.I. si rivolge alla mia persona (prof di calcolo e statistica) chiedendomi se porto parrucchino e/o dentiera
L’insegnante di latino: L’alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con un calcio; ha fatto una capriola e ha puntato un’immaginaria pistola verso l’insegnate dicendo “ti dichiaro in arresto nonnina!”
P*** non svolge i compiti e alla domanda “Per quale motivo?” risponde “Io c’ho una vita da vivere”
L’alunno Ma*** ha fatto l’ennesima scena muta dicendo che risponderà solo in presenza del suo avvocato
Mille voci
La classe non segue il mio invito a urlare perlomeno più piano
Non sento il silenzio di quelli che stanno zitti
La classe bercia rumorosamente
La classe muggisce
La classe miagola insistentemente
L’alunno Luca B. allieta la classe con una sua rivisitazione della nona sinfonia di Bach suonata a rutti
La classe si esibisce in una gara canora, nonostante l’intervento del bidello Gino
Il bipede Riccardo G. ruttando dichiara di essere presente durante l’appello
Oltre ogni limite
La classe non mostra rispetto per l’illustre filosofo Pomponazzi e ne altera il nome in modo osceno
L’alunna B.R. fa sfoggio della sua biancheria intima lanciandola sul registro del professore
Nota del prof di fisica: L’alunna G. si esibisce in atti provocatori accavallando le gambe, col chiaro intento di mettere in imbarazzo il sottoscritto
Si ritrova un sacchetto dei cracker con dentro del catarro vicino al banco di Salmoiraghi
Non c’è più (ora di) religione
Ora di religione: Si segnala mancanza del Crocifisso, occultato dalla classe, al suo posto cartello recante le parole – torno subito –
Il crocefisso dell’aula è stato rovinato. Il Cristo ora ha disegnata la maglia della nazionale
L’alunno G.M. viene sospeso per una settimana dalle lezioni per aver sostituito la videocassetta contenente un documentario riguardante la Canonizzazione di San Esculapio, con un videocassetta contenente filmati pornografici. Il fatto ha causato per alcuni frangenti la visione di filmati osceni durante l’ora di Religione, fra gli ululati degli altri compagni. Inoltre ha cercato di impedirmi fisicamente di bloccare la riproduzione della videocassetta, frapponendosi fra me e il videoregistratore
L’alunno M. disegna con un gessetto Dio alla lavagna, gli si prostra ai piedi ed inizia a recitare il padre nostro
Ora di religione: «V. trasforma la classe in una trattoria con panini, pizze e focacce»