Rosarno, 17 dicembre 2015 – Nonostante l’impegno più volte proclamato dal Governo di sconfiggere il caporalato e rilanciare il settore agricolo, la totale assenza di misure concrete implementate nella Piana di Gioia Tauro sta determinando anche quest’anno disastrose condizioni di vita e di lavoro per i braccianti stranieri impiegati in agricoltura.
Dei 109 pazienti visitati (126 visite tra primi e secondi accessi), l’89% ha meno di 35 anni. Si tratta, quindi, di una popolazione giovane i cui principali paesi di provenienza sono:
- Mali (41%),
- Senegal (17%),
- Burkina Faso (10%),
- Costa d’Avorio (10%)
- Gambia (9%)
La maggior parte dei lavoratori visitati da Medu ha il permesso di soggiorno per varie forme di protezione umanitaria, ma pochissimi hanno un contratto di lavoro regolare. Come se solo i migranti fossero tenuti al rispetto delle regole.
Per quanto concerne l’integrazione sanitaria, il 43% dei pazienti regolarmente soggiornanti non ha la tessera sanitaria. Le patologie più frequentemente riscontrate sono direttamente collegate alle critiche condizioni di vita e di lavoro: sindromi delle vie respiratorie (28%), disturbi gastro-intestinali (22%), patologie muscolo-scheletriche (13%), traumatismi (9%), patologie della cute (9%).
Per quanto concerne le condizioni di vita, si riscontrano anche quest’anno situazioni di estremo degrado. Il 45% dei braccianti incontrati da Medu dorme su un materasso a terra, il 18% direttamente sul pavimento in strutture prive di acqua, luce e servizi igienici. Sono già più di 300 i migranti che trovano rifugio nella fabbrica sita nella zona industriale di San Ferdinando, oggi sovraffollata e in condizioni igienico-sanitarie allarmanti. Stessa sorte per le centinaia di lavoratori che vivono nei casolari abbandonati nelle campagne dei Comuni di Rizziconi, Taurianova e Rosarno, edifici fatiscenti, privi di elettricità (nei casi più fortunati alcuni migranti dispongono di generatori a benzina), di servizi igienici e acqua.
Per quanto concerne le strutture di accoglienza istituzionali, sono già più di mille i migranti che trovano alloggio nella tendopoli di San Ferdinando, a fronte dei 450 posti disponibili. In assenza di un piano di accoglienza chiaro e strutturato sono sorte in questi mesi, accanto alle tende blu approntate dal Ministero dell’Interno, decine di baracche di plastica e cartone. Nel campo continua ad essere parziale l’erogazione di energia elettrica, nonostante la recente manutenzione dell’impianto d’illuminazione. Stessa sorte per i servizi igienici, sistemati quest’anno attraverso lo stanziamento di fondi regionali per 15mila euro, ma di numero insufficiente rispetto alle reali esigenze del campo ove continua peraltro a mancare l’acqua calda, a cui si provvede attraverso dei bidoni scaldati sul fuoco.
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