I ruderi della fabbrica che lavorava per la Fanta? Un centro polivalente con campi da tennis. Il cementificio confiscato ai mafiosi? Una foresteria per i migranti. Da dicembre 2008 a gennaio 2010 le rivolte degli africani sconvolgono un territorio dominato dai clan dei Bellocco e dei Pesce. La ‘ndrangheta arretra, inizia l’era degli arresti e dei sequestri di beni, il comune è sciolto per mafia e arriverà una sindaca non compromessa con la criminalità.
Parallelamente, si avvia un “progettificio” in nome dei migranti. Niente di male, in teoria. I soldi europei dovrebbero creare strutture a favore dei braccianti impegnati nella raccolta delle arance. Corsi di formazione, laboratori e centro di accoglienza con una sessantina di posti letto.
A distanza di anni, si vede poco. E quel poco basta ad accendere la contrapposizione tra residenti e africani.

Il luogo prescelto è altamente simbolico: la Beton Medma, un cementificio confiscato ai Bellocco. Il progetto vale circa due milioni di euro del PON Sicurezza, ma dopo sette anni non è ancora concluso. L’ultimo ostacolo in ordine di tempo, l’assenza di un nulla osta antimafia per la ditta che eseguiva i lavori. Nell’ottobre 2016 un gruppo di residenti disagiati occupa la struttura al grido di “prima gli italiani”. Il 7 novembre, il Comune di Rosarno (a guida centrista) emette un’ordinanza di sgombero del “Villaggio Italia”, cioè l’occupazione abusiva.
Una interrogazione presentata dalla Lega chiede perché si è deciso il definanziamento dopo aver speso 1 milione e 300mila euro. E conclude invitando a spendere i soldi “per gli italiani e non per i migranti”. Il rappresentante calabrese del movimento “Noi con Salvini” dichiara che dopo “la Brexit e l’elezione di Trump si può vincere sui poteri forti”.
Sembra la solita storia della “guerra tra poveri”, si tratta invece di un gioco “a somma zero” dove perdono tutti. I migranti si sono limitati a fare da spettatori. Lo scontro è tra italiani, per la destinazione del denaro pubblico.