Da Varsavia a Cracovia, guidati dai fantasmi della Storia

  Un percorso in Polonia sulle tracce della storia che ha segnato la nostra epoca
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1. Cracovia / La farmacia del ghetto

Un giro nel ghetto di Cracovia è un percorso nella storia e nella memoria

 

La storica farmacia delle Aquile del Ghetto di Cracovia

CRACOVIA – Il ragazzo all’improvviso si riscalda. Alza il tono della voce e urla: “Se incontro qualcuno che nega quello che è accaduto, gli tiro un pugno in faccia”.

Siamo nella piazza di fronte alla Farmacia delle Aquile. Qui furono concentrati gli ebrei del ghetto destinati alla deportazione. Al di là della strada c’è la fabbrica di Schindler. Dall’altro lato, il muro delle fucilazioni. Il cielo grigio oscura la primavera e suggerisce immagini in bianco e nero.

La guida con l’ombrello giallo ha trasformato un giro della città per turisti anglofoni in una lezione di storia. Suo nonno era uno di quegli uomini radunati in piazza. Destinati allo sterminio.

L’olocausto, prima di quel giorno, per noi era una pagina del libro di storia. La retorica del “mai più” pronunciata anche dai politici che favoriscono la strage odierna, quello dei naufragi mediterranei. I film di Hollywood e di Benigni. Una specie di topos del buonismo contraddetto da mille comportamenti in senso opposto. Secondo alcuni, quello che è accaduto non è del tutto spiegabile. È una sorta di abisso dell’animo umano. In quella piazza di Cracovia abbiamo cambiato idea. L’operazione dei nazisti è diventata una politica concreta.

Per prima cosa, è stato un problema soprattutto della Polonia. Una terra senza difese naturali storicamente contesa da Germania e mondo russo. “Un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro”. Con la conquista tedesca si pone il problema dell’omogeneità. Ci sono i polacchi di lingua tedesca. Polacchi di lingua polacca. Gli slavi. Poi ebrei e rom. Facile cominciare da questi ultimi. La prima idea è creare i ghetti. Recintarli. La seconda lo sterminio. Realizzare una Polonia davvero annessa al Reich perché abitata grossomodo da tedeschi.

Questa prospettiva è ancora più spaventosa perché è stata riproposta ancora nel ‘900. Nella ex Jugoslavia, in Ruanda. Con dimensioni diverse, ma con uno spirito analogo.

Entriamo nella farmacia. Spielberg ha dedicato un film a Schindler perché non era un vero e proprio eroe. Era un imprenditore che usava gli ebrei come manodopera a basso costo. Che li proteggeva dai nazisti corrompendo gli ufficiali. Che lentamente si trasforma. Un bildungsroman perfetto per una sceneggiatura.

Tadeusz Pankiewicz, invece, era un eroe lineare. Quando Kazimierz è trasformato da quartiere di periferia in ghetto ebraico, si ritrova al centro di un dilemma storico. Senza essere ebreo, è rinchiuso in una gabbia. Assiste ai trasferimenti e al lento sterminio. Diventa un testimone silenzioso e un soccorritore nascosto. Raccoglie le memorie in quello che diventerà “Il farmacista del ghetto di Cracovia”, forse la testimonianza più dettagliata di quanto accaduto nel ghetto.

 

2. Kazimierz

Hipster, musica klezmer e cucina mediorientale. Una combinazione unica

Un angolo del quartiere di Kazimierz

Make hummus, not war”. Sul muro del quartiere Kasimierz una grande scritta introduce al paradiso della cucina mediorientale. Prima di partire, la cucina polacca è un buco nero. Ci nutriremo soltanto di verza bollita e ravioloni gommosi? Qui invece è un trionfo di felafel, hummus, baba ganoush, salse speziate di ogni tipo, frittelle e caffè alla turca.

Prima di Schindler’s List, Kasimierz era una periferia abbandonata, il regime pensò bene di farci un’acciaieria, dopo si scatena il più classico dei processi di gentrificazione. Locali trendy e calcinacci. Ma con un’atmosfera yiddish unica.

Molti ebrei sopravvissuti alla shoah erano andati in Israele, falsa terra promessa che si rivela un crocevia di tensioni. Quindi il ritorno in Polonia. Oggi è il quartiere trendy, dove convivono musica klezmer, locali di ogni tipo e bistrot di esotica cucina kosher.

3. Le miniere di sale

Cracovia è nata grazie al commercio del sale. E al sale ha dedicato il più incredibile dei monumenti

La chiesa scavata dai minatori delle miniere di sale a Wieliczka

Cracovia è una città nata grazie al commercio del sale. Le vie di questa preziosa sostanza sono raccontate nelle avveniristiche stanze sotterranee del museo, sotto la piazza più grande d’Europa.

Ma il lavoro di estrazione è ben visibile direttamente nei tre chilometri di corridoi scavati dai minatori a Wieliczka, patrimonio Unesco e monumento alla fatica dell’uomo.

Camere e statue scolpite, persino una cappella dove si celebrano matrimoni. Tutto è fatto col sale.

4. Varsavia / Museo di Chopin

Chopin è seppellito a Parigi, ma volle che il suo cuore fosse conservato nel suo paese natale

Dietro il museo Chopin

VARSAVIA – Questa terra di conquista è orgogliosa della sua storia. Basta visitare il museo di Chopin, meraviglia multimediale dove si ricorda che il cuore del compositore morto a Parigi è stato conservato – per sua volontà sul letto di morte – nella chiesa barocca di Santa Croce a Varsavia.

La Polonia è il paese da cui sono emigrate più persone dopo la seconda guerra mondiale. Da questo capitolo della storia d’Europa è scaturita la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato.

È il paese dell’Est Europa in cui è più evidente la frattura tra comunismo e capitalismo, ma si sta rinnovando, ha usato bene i fondi dell’Unione Europea e il turismo è cresciuto molto negli ultimi anni.

A novembre 2017, però, 60mila persone celebravano l’anniversario dell’indipendenza polacca con una orrenda manifestazione neonazista.

5. I bar latteria

Nessun cameriere, pochi fronzoli, piatti base e pochi centesimi

I tipici ravioli dei bar – latteria di Varsavia

Oggi Varsavia ha un’identità complessa. Le ferite sono aperte e pure le tensioni con gli scomodi vicini, tedeschi e russi.

La città esibisce una skyline da città nordamericana che circonda il Palazzo della Cultura, grattacielo degli anni ’50 alto 240 metri, dono di Stalin e costruito da operai sovietici. Per molti è un simbolo dell’ingerenza russa: fino a pochi anni fa si è discusso della sua demolizione.

Prima ancora che comunisti, quelli erano invasori russi. In Polonia hanno avuto vita molto più dura che negli altri paesi dell’Est. Per avere un’idea dell’atmosfera grigia di quei tempi è possibile entrare in un bar-latteria.

Per quanto riadattati alle esigenze turistiche, rimangono stanze spoglie con pochi tavoli e pareti di legno con due fessure. Una per la cassa, dove decine di piatti della cucina tradizionale costano pochi centesimi di euro; una per la cucina, dove si prendono posate e il piatto (spesso zuppe o ravioli) e si portano al tavolo. Niente camerieri, niente fronzoli, nessuna ricercatezza gastronomica.

 

6. Palazzo della cultura e skyline

L’architettura della città racconta una storia travagliata

Il palazzo della cultura nel centro di Varsavia

Il Legia Varsavia sta per scendere in campo contro l’Astana nel terzo turno preliminare di Champions League. Dagli spalti dello stadio costruito per gli europei del 2012, scende un enorme striscione.

Un soldato delle SS punta una pistola alla tempia di un bambino. In basso la scritta: “Durante la Rivolta di Varsavia i tedeschi uccisero 160mila persone. Migliaia erano bambini”.

Il primo agosto del 1944 il ghetto di Varsavia si ribellava all’occupazione nazista. Contraddicendo il luogo comune secondo cui gli ebrei si consegnarono all’Olocausto come agnelli sacrificali.

Del ghetto non rimane pietra, anche se è del tutto in piedi. Infatti è stato completamente bombardato e poi ricostruito con precisione filologica. Crea un effetto strano. Bello e finto. Disneyland turistico e ricordo di tragedie enormi.

Fotogalleria

 

* Fotografie di Federica Lillocci

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