“Il fenomeno non esiste perché non ci sono denunce”. Ogni volta che si parla di sfruttamento sessuale nel Sud della Sicilia, ai danni delle braccianti rumene, la risposta è sempre uguale. Senza denunce, non solo non c’è possibilità di intervento, ma addirittura non esiste il problema. Lo hanno detto i governi di Italia e Romania, le istituzioni locali del ragusano, qualche imprenditore. In Spagna è uguale. Al coro si sono uniti persino alcune associazioni. Un sindacato ha minacciato di denunciare le giornaliste che avevano evidenziato il fenomeno con una inchiesta pubblicata in più paesi.
Ma cosa accade quando le denunce ci sono? Che tutto finisce con l’assoluzione. A Huelva, in particolare, il tribunale ha assolto un imprenditore delle fragole accusato di molestie sessuali da quattro braccianti marocchine, una delle quali incinta. L’uomo ha risposto alle accuse dicendo che si tratta di una “manovra delle donne” per evitare il rimpatrio – come previsto dai loro contratti – al termine della stagione di raccolta. “La giustizia in Spagna è ancora sessista”, ha dichiarato il sindacato SAT dopo la sentenza.
Nel libro “Oro rosso” di Stefania Prandi si racconta di un caso analogo. “Non è facile provare lo stupro perché non ci sono tracce organiche. Kerima non avrebbe dovuto lavarsi. Come può dimostrare che è stato proprio lui?”. È la parola della vittima contro quella del supervisore.
La colpa, in altre parole, è sempre delle vittime. Se tacciono, sono consenzienti. Se si ribellano, non hanno prove.
A differenza che in Italia, dove la questione suscita emozioni temporanee e nessuna analisi politica, c’è stata una mobilitazione a favore delle donne in tutta la Spagna.
Le quattro donne marocchine, a cui i giudici non hanno creduto, verosimilmente non troveranno più lavoro in tutta l’area. Lasciarle sole significa darla vinta a un sistema di sfruttamento allo stesso brutale e centrale nell’economia globale che consegna prodotti a basso costo tutto l’anno. In tutti i supermercati europei.
La lotta è anche simbolica. Cedere significa accettare come naturale il doppio sfruttamento. Non è invece normale che le fragole o i pomodori siano prodotti in questo modo.