Lo sciopero Italpizza. Donne arabe in prima fila per i diritti di tutti

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“Ormai i lacrimogeni sono come Chanel”. “Sì, siamo abituate”. “Profumo di lotta”. I manifestanti stemperano la tensione del blocco stradale scambiandosi battute. Eppure la situazione non è allegra. Siamo in prima fila del blocco davanti a Italpizza, una ditta di Modena che produce prodotti congelati per le catene della grande distribuzione.

L’azienda assume direttamente poche decine di persone tra amministrativi e dirigenti. Tutto il resto, tutto il ciclo produttivo, è completamente appaltato a cooperative che occupano circa 600 lavoratori.

Nel blocco, in prima fila ci sono le operaie, in particolare arabe col velo. A pochi passi la polizia in assetto antisommossa. Dietro i camion che aspettano di passare, fermati dal blocco. La tensione è evidente. Si sente l’odore acre dei lacrimogeni. Non toccate le donne, avverte qualcuno. C’è anche una donna incinta. “Siamo donne senza paura!”, scandiscono le lavoratrici. Si sentono accenti di ogni angolo del mondo.

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“Stanchi del lavoro a chiamata, i lavoratori hanno dato vita a sei durissime giornate di sciopero. Centinaia di operai e solidali si sono ritrovati davanti ai cancelli del colosso della pizza surgelata, resistendo a cariche e lacrimogeni”, racconta il comunicato del Si Cobas.

Alla fine è stato siglato un primo accordo su tre punti. Lotta al lavoro a chiamata basato sulle cooperative. Turni di lavoro che rispettino festività e riposi. Ritiro dei licenziamenti punitivi.

Proprio questo punto è interessante. Le coop in subappalto permettono di licenziare, sospende, non rinnovare l’assunzione o semplicemente non chiamare i sindacalizzati. Ecco perché allo sciopero si preferisce il blocco stradale. Più immediato, più efficace. È illegale, dice il prefetto. Certo. Specie dopo che il decreto Salvini lo ha trasformato, non a caso, in un reato penale. Ma il sistema delle cooperative è legale? Viola ogni legge sui diritti del lavoro. Garantisce evasione fiscale e contributiva. Favorisce il riciclaggio di denaro da parte della criminalità.

La vicenda Italpizza ha provocato anche un inedito cortocircuito Cgil – Coop.

“Italpizza produce per i supermercati pizze congelate a marchio per varie catene distributive. Tra queste c’è Coop, che garantisce la certificazione etica SA8000”, denuncia la Cgil. Eppure in quel sistema c’è poco di etico. I lavoratori di Italpizza sono stati interessati a “continui cambi di appalto e sottoposti alle più svariate e fantasiose applicazioni contrattuali”. Un metodo pensato per cancellare i loro diritti. 

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