Il terrorismo creato dalla storia. La nostra

  L'opinione pubblica è spaventata dal terrorismo. L'Unione Europea respinge i profughi che scappano dai terroristi. Le nostre paure nascono dalla mancanza di memoria e dai luoghi comuni, a partire dallo scontro di civiltà. I fatti dimostrano che siamo in un mondo multipolare caratterizzato dal doppio gioco. Per esempio quello di tre nostri alleati
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Syrian refugees
Syrian refugees @ Michael Davis-Burchat © Creative Commons

L’accordo Ue -Turchia ricorda, nello spirito, quello tra l’Italia di Berlusconi e Gheddafi. Per accontentare un’opinione pubblica spaventata e xenofoba, l’Europa affida a uno stato “sicuro” il lavoro sporco di respingere i profughi. Paradossalmente, per assecondare la paura dell’Isis si rimandano indietro quelli che scappano dall’Isis.

La nostra conoscenza di quello che sta accadendo è limitata e provinciale. In particolare, non usciamo dalla dicotomia tra “alieni” pericolosi o “bambini” da assistere. Immaginiamo masse enormi che arrivano da un generico “terzo mondo” a causa di fame o guerre. In questa indistinta parte di pianeta, “si scannano tra loro”. Immaginiamo uno “scontro di civiltà” in cui siamo sostanzialmente aggrediti.

Si tratta di luoghi comuni e falsità. Occorre inquadrare cause ed effetti tra arrivi di profughi e situazioni di emergenza umanitaria e guerre. Oggi più che mai è tutto correlato/mischiato tra Oriente e Occidente.

La memoria

La memoria è fondamentale. “History is shaping us”, la storia ci determina le nostre forme. Sono almeno tre i processi che hanno deciso il mondo attuale.

  • Colonialismo
    • In Italia, l’esperienza coloniale non è mai stata superata. Anzi, neppure affrontata.
    • Le conseguenze sono l’ignoranza delle altre culture, un generico senso di superiorità
    • L’unico modo che abbiamo di rapportarci all’altro è un solidarismo paternalista di tipo cattolico che coinvolge anche i laici.
  • Guerra fredda
    • Il mondo attuale, specie in Medio Oriente, è profondamente segnato dall’eredità della guerra fredda. Immaginiamo un mondo diviso in amici e nemici ma abbiamo di fronte uno scenario multipolare dominato dal doppio gioco (v. più avanti “I tre amici”).
    • Le autostrade delle armi seguono i percorsi della guerra fredda.
    • I piccoli imperi regionali (Arabia Saudita, Iran, Turchia) si espandono condando sui vecchi alleati
    • I veti incrociati (Bosnia, Siria) bloccano i processi delle Nazioni Unite
    • I talebani e i fondamentalisti nascono dall’invasione sovietica dell’Afghanistan. Ancora oggi la Siria è legata alla Russia, come la Serbia del conflitto bosniaco
  • La lunga guerra del Golfo
    • Il conto dei morti è impressionante (almeno 156mila: a partire dal 1990, quando Bush padre invase l’Iraq)
    • L’Iraq, devastato dalla guerra occidentale, è diventato l’incubatore del terrore
    • Il terrore è diventato la normalità per troppi paesi, una minima parte è avvenuta in Europa: qui trovate un elenco e qui una mappa.
Paesi con più attentati nel 2014
Iraq 3925 13076
Pakistan 2146 2409
Afghanistan 1820 5411
Ukraine 889 1396
Somalia 862 1582

Il risultato più grave di questa situazione non è la paura diffusa degli attentati. Il problema vero è la scelta misera tra dittatori e terroristi. Il caso Regeni/Egitto è esemplare. Eppure con questo paese abbiamo un accordo per il respingimento. Anche mentre era sotto Mubarak, lo abbiamo considerato un paese sicuro.

Chi sono i terroristi europei?

Dabiq è il magazine dell’Isis. La tecnologia più avanzata è usata per imporre valori arcaici (peraltro gli stessi dell’Antico testamento dei cristiani). La grande espansione di Isis deriva anche dagli strumenti usati e dalla forza del messaggio.

“I terroristi arrivano con i barconi in Europa”? No, è falso. Sono spesso giovani marginali di seconda o terza generazione. Questa risposta è comunque inquietante.

Per assecondare la paura dell’Isis si rimandano indietro quelli che scappano dall’Isis.

Qual è il fascino di Isis? Il millenarismo. La proclamazione del regno di Dio. Dopo giapponesi nella seconda guerra mondiale, è la prima volta che assistiamo all’uso di kamikaze su scala così larga. La scelta di uccidersi presuppone una motivazione forte. Qualcuno ha paragonato il reclutamento della camorra nelle periferie a quello dell’Isis.

C’è una differenza: “Non vi promettiamo soldi ma il paradiso”. Al momento il massimo di epica europea è la Champions League. Per dirla meglio, è una società dei consumi che allo stesso tempo esclude e marginalizza. Un terreno fertile per sistemi di welfare diffuso e predicazioni millenariste. E non è da trascurare l’odio anti-islamico delle società europee, ideali per spingere i giovani musulmani nelle braccia degli estremisti.

Dunque, dateci un’epica europea. O almeno un welfare.

I tre amici

Sono in prima fila Arabia Saudita, Qatar e Turchia. In seconda gli altri emirati. Le accuse arrivano da ogni parte:

Se fosse tutto vero, il quadro è spaventoso. Una schizofrenia senza uguali nella storia: chi finanzia gli assassini è il nostro migliore amico.

 

Credere alla democrazia

Lo scontro tra sunniti e sciiti è una chiave fondamentale.

La politica occidentale della guerra, dalle invasioni di terra ai continui bombardamenti con i droni è stata fallimentare. Occorre ritornare alla diplomazia, a una politica economica sensata. Avendo però uno straccio di idea sul futuro di un paese (vedi per esempio la Libia). Al momento l’idea è semplice: trovare un dittatore, riempirlo di soldi, aspettare che firmi un accordo di concessione delle risorse naturali e si impegni a bloccare i migranti. I diritti umani o la convenzione di Ginevra sono sacrificati senza troppi pensieri.

Un’alternativa è necessaria. La prima domanda è: crediamo o no alla democrazia? Allora perché nulla è stato fatto per rafforzare l’esperienza della Tunisia?

La sicurezza paranoica non è un’alternativa e non porta a niente, come dimostra il caso di Israele.

Cedere i nostri diritti, accettare la sorveglianza di massa, costringere legislazioni liberali a diventare barbariche e paranoiche è una sconfitta.

Sui migranti, però, dobbiamo essere consapevoli che tutto è cambiato. Abbandonare gli atteggiamenti precostituiti. La realtà sta dando ragione ai razzisti. Ma solo in apparenza.

Infine, la vera lotta è contro la paura. Non cedere ai razzisti, né abbassare la voce o nascondere la polvere sotto il tappeto. C’è bisogno di  frasi nette, di affermare valori condivisi. Non è un mondo peggiore dei precedenti, è solo liquido e globalizzato

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