“La Raffineria di Gela è un cadavere di cui ci mostrano poco a poco la carcassa – commenta sconsolato Stefano, operaio che “per fortuna” lavora per un’altra impresa. Quando arriveremo alla fine saremo morti anche noi”. Parole dure che non sorprendono. Mentre sulle strade gli operai dell’indotto bloccavano l’accesso alla Raffineria (http://www.terrelibere.org/gela-dirigenti-eni-bloccati-allingresso-della-raffineria/) nella piazza della città i No Muos, dalla parte degli operai (http://www.visionedioggi.it/content/i-no-muos-pro-lavoratori-dellindotto), si arrabattavano per portare sostegno concreto ai lavoratori in lotta. Venendo però subissati di commenti malevoli e cinici.
Succede anche questo in una città incattivita e imbastardita dall’assenza di lavoro e di prospettive. Intanto a quasi 48 ore dall’inizio dei presidi, gli operai Smim e Tucam hanno sciolto i blocchi stradali. Dopo l’incontro col prefetto e le parti sociali, i sindacati sono riusciti ad ottenere da Confindustria Centro Sicilia un aumento delle assunzioni da parte delle nuove ditte. Secondo gli accordi già venerdì 2 maggio la Sicilsaldo e la Ergo Meccanica dovrebbero ratificare l’assunzione di 100 unità, entro al massimo il 3 giugno, data di scadenza della cassa integrazione per i lavoratori Smim.
Se dovessero saltare i patti gli operai si sono detto pronti a tornare per le strade. “Abbiamo vinto una battaglia – dice Franco, uno degli operai più agguerriti – ma la guerra è ancora lunga”. Specie se la si combatte da soli. Mentre gli operai tenevano un’assemblea all’aperto per discutere degli accordi portati dai sindacati, la borghesia gelese officiava messa alle istituzioni e alle celebrità istituzionali. Nella cornice di un bel lido sulla spiaggia, la lady di ferro e due volte ministro Anna Maria Cancellieri teneva lezioni di diritto ad un pubblico estasiato.
Incurante della sorte dei lavoratori a 3 km di distanza. Il fascino discreto della Cancellieri, è il commento sornione dei No Muos. Loro, intanto, gli operai li abbiamo conosciuti meglio in questi due giorni di presidi. C’è Marco, il bello del gruppo, detto Brad Pitt. C’è Carlo, al quale sanguina l’occhio dopo due giorni di vento e freddo. C’è Enzo, preso in giro perché per un malore è dovuto ricorrere alle cure ospedaliere.
Ad Andrea non va giù la presenza dei sindacati. “A noi – dice – c’hanno preso sempre in giro tutti quanti, approfittandosi della nostra ignoranza”. Giuseppe recita meno il ruolo della vittima: “Pure noi abbiamo le nostre colpe, specie quando abbiamo barattato i nostri voti per un pezzo di pane”. Inevitabile viene fuori il nome di Crocetta, sindaco per due volte di questa città e da un anno contestato presidente della Regione. “Che aspettarsi da un ex quadro della Raffineria?” sorride cinico Franco. In due giorni si finisce per fraternizzare pure con carabinieri e poliziotti.
“State a presidiare noi che facciamo il presidio – è il commento di Gigi. Siamo tutti nella stessa barca”. Certo, c’è un carabiniere che racconta loro la fregnaccia che i poliziotti coinvolti negli scandali Diaz e Bolzaneto siano stati tutti puniti … ma quando faccio presente che è un falso storico, gli operai mostrano di non credere alla favola dello Stato che processa se stesso.
Nei due giorni di blocchi si avvicina solo un consigliere comunale. I lavoratori non si mostrano sorpresi. “Sanno che dentro la Raffineria la politica non esiste – dice Franco – anzi sono loro a mendicare di fronte l’Eni i nostri diritti”.