Che tra lavoratori dell’indotto e del diretto all’interno della Raffineria di Gela non corresse buon sangue è cosa risaputa. Da una parte gli operai dell’indotto: poche garanzie, sempre in affanno per difendere il proprio posto di lavoro, scarsa considerazione da parte di mamma Eni. Dall’altra i “privilegiati” Agip: contratti collettivi nazionali, stipendi più alti, ruoli più tecnici.
Perciò al secondo giorno di presidio da parte degli operai Smim e Tucam era facile prevedere tensioni. Così è stato. Intorno alle 8 e 30 del mattino un pullman con all’interno quadri e dirigenti del gruppo Agip ha provato a forzare i blocchi. Per tutta risposta alcune decine di operai, che avevano presidiato anche durante la notte, si sono seduti sull’asfalto occupando l’intera carreggiata. “Ieri sera abbiamo permesso il passaggio dei mezzi di sicurezza e dei turnisti – hanno urlato all’unisono i lavoratori. I dipendenti Agip non entrano, il blocco continua fino a quando non avremo risposte sul nostro futuro”.
Sul bus era presente anche il presidente della Raffineria di Gela Claudio Zacchigna. Apparso piuttosto seccato dello stop. “Ci auguriamo che la loro vicenda si risolva – ha dichiarato alla tv locale rete chiara – in questo momento però dobbiamo pensare all’azienda che sì è in sicurezza ma si corrono dei rischi se non si riesce a far entrare un minimo del personale che possa garantirla”.
Dopo due ore di serrate trattative e nervosismi in crescendo la polizia ha identificato i presenti. “E’ stata una ritorsione dei dirigenti Eni, l’hanno chiesta loro – è la tesi di molti – e molto probabilmente scatteranno pure le denunce”.
Di fronte alla protesta degli operai, che si mantiene pacifica ma si alza nei toni, il sindaco di Gela Angelo Fasulo si è detto allarmato. Ed ha convocato una delegazione per invocare che i blocchi cessino immediatamente. Ma gli operai rimangono, nonostante le pressioni delle forze politiche e sindacali e delle forze dell’ordine. Almeno fino all’incontro tra prefetto e parti sociali, ancora in corso nel momento in cui scriviamo.