gioco d'azzardo

Fate il loro gioco

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Libro scritto da:   Andrea Turco
Il gioco d'azzardo ha fatturato in Sicilia quasi 4 miliardi di euro. E che ha conseguenze per centinaia di migliaia di persone. Nessuno può dirsi immune. Nell'isola della mafia e della disoccupazione, si è deciso di puntare tutto sul gioco. Il nuovo libro di Andrea Turco

Nella regione col più alto tasso di disoccupazione, dove la mafia impera da anni e dove le risorse naturali sono costantemente sotto minaccia, lo Stato ha deciso che la priorità è il gioco. Ovvero il gioco d’azzardo. un microcosmo sottovalutato, che solo nel 2013 ha fatturato in Sicilia quasi 4 miliardi di euro. E che ha conseguenze per centinaia di migliaia di persone. Nessuno può dirsi immune

Andrea Turco, Fate il loro gioco, La Sicilia dell’azzardo, Sicilia Punto L, Ragusa 2014

 

Prefazione di Antonello Mangano

Le sale Bingo popolate di pensionati. Lo stanzone del quartiere di Palermo dove i cinquanta Pc sono collegati ai siti esteri proibiti. Le stalle clandestine dove si allevano i cavalli per le corse. I giovani borghesi attratti dal lusso di consumi inaccessibili. Il malato di poker che sogna il più bello dei premi, una partita online col suo idolo Buffon.

E – andando indietro nel tempo – la storia infinita del casinò di Taormina mai autorizzato dallo Stato, tanto che persino Cary Grant pensava di giocare a carte con degli aristocratici e invece finì in una bisca clandestina.

Sono le mille facce del gioco d’azzardo in Sicilia. Benedetto dallo Stato o gestito da Cosa Nostra. Sporco di fame sottoproletaria o luccicante del lusso decadente dell’alta borghesia. Il gioco è, sempre e comunque, un demone. Una febbre che negli anni si è diffusa come una malattia, per la crisi e per uno Stato che ha esteso la sua fiscalità occulta e mostrato una spaventosa schizofrenia.

Da un lato pusher monopolista. Dall’altro medico che vuole salvare chi contrae «il morbo dell’azzardo». Biscazziere da un lato, censore severo con una normativa dura e disattesa. «Un Robin Hood al contrario: ruba ai poveri fornendogli sempre più giochi, ormai l’unico strumento di ascesa e di stabilità sociale, in favore di società con bilanci sempre più opulenti; e allo stesso tempo non vigila in maniera attenta sull’economia sommersa che dai giochi si dirama e danneggia il tessuto sociale».

Così si arriva alla cifra, calcolata per difetto, di mille euro a persona l’anno bruciata nell’azzardo. Solo in Sicilia e nei luoghi fisici del gioco legale. Poi c’è il mondo online e tutto il sommerso.

Le leggi sono severissime. Intorno alle scuole il gioco deve essere limitato. Ma a Palermo, in via Duca della Verdura, poco distante dalla sede dei Monopoli siciliani, gli studenti dell’Istituto industriale lamentano che, nel raggio di 200 metri, si ritrovano: agenzia scommesse Eurobet, tabacchi, punto Snai, bar ricevitoria, Goldbet. Quest’ultima è una società estera di dubbia conformità alle leggi, specie quelle fiscali.

Le facce del gioco sono mille. A Brancaccio – il quartiere di Palermo dove fu ucciso don Puglisi – hanno ritrovato più di 50 computer in un piccolo appartamento con 10 persone a giocare contemporaneamente ognuno su 5 portali differenti. Il gioco si sposta su Internet. Nei tornei online di poker, dove al primo livello vinci la possibilità di giocare le partite con i soldi veri. Ma non è solo questo il premio ambito. Per qualcuno vincere vuol dire interagire in chat con i vip. A un torneo c’era persino Buffon, il portiere della Nazionale, racconta un appassionato.

I casinò di Malta sono facili da raggiungere, appena un’ora e mezza da Pozzallo. La scuola per croupier di Palermo costa 2000 euro più Iva. I prerequisiti sono due: inglese impeccabile e fedina penale immacolata. In Sicilia non si può lavorare e così le alternative sono la Gran Bretagna o l’isola-stato vicino Lampedusa.

Poi ci sono le scommesse dei lumpen. Alle prime luci dell’alba, un lungo corteo di scooter che fanno da corona a due calessi. I cavalli corrono all’impazzata sul vialone. Sono stati allevati nelle stalle del centro, a Catania come a Palermo. A Siracusa come a Messina. In garage in disuso, dove vengono dopati. Una volta fuori uso alimentano le macellerie clandestine. Intorno a loro un giro di scommesse e la “passione” di migliaia di persone. Così esibizioniste da mettere su YouTube decine di video che celebrano le vittorie dei loro campioni con le ossa sporgenti.

C’è la mafia ma può anche non esserci. È presente di sicuro dove girano i soldi, riciclando vorticosamente dall’illegale al legale. Oppure imponendo il pizzo in una forma innovativa e non denunciabile. Per esempio con le slot machine della ditta giusta. Sono pochi i bar nell’isola che possono permettersi di dire no alle macchine mangiasoldi.

***

Come chiamiamo la giocata del giorno? «La bolletta», rispondono i palermitani. Una tassa dove è la tua mente a imporre l’esazione. «Il mentale è sempre sociale», scrisse Freud. E nel gioco è assolutamente così. I meccanismi del cervello diventano piaga sociale. Con le nuove tecnologie, ma anche con la capillare diffusione dei “gratta e vinci”, si perde il desiderio. È il gioco che viene a cercare te.

 



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