Hanno suscitato speranza e ammirazione. Poi il silenzio.
Dopo cinque anni, cosa sta succedendo nei paesi delle “primavere arabe”? Il giudizio di Amnesty International.
Egitto
La repressione è estremamente dura e quotidiana. Sono in carcere numerosi attivisti pacifici, voci critiche, sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi e della Fratellanza musulmana. Sono state emesse centinaia di condanne a morte.Bahrein
Le autorità continuano a stroncare il dissenso attraverso l’uso eccessivo della forza, gli arresti e le condanne di manifestanti e la tortura e i maltrattamenti contro i detenuti.Libia
Il paese è profondamente diviso. Tutte le fazioni coinvolte nei vari conflitti armati in corso hanno commesso crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani nella completa impunità.Siria
Nel più sanguinoso dei conflitti armati della regione, scoppiato a seguito della repressione brutale delle proteste di massa da parte del governo di Bashar al-Assad, vengono commesse atrocità di massa. Metà della popolazione è ormai sfollata, all’interno e all’esterno del paese.Yemen
Gli attacchi aerei da parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita e i bombardamenti da parte delle forze houti contro le zone civili, hanno causato centinaia di morti tra la popolazione. In alcuni casi si è trattato di crimini di guerra.Tunisia
È l’unica, parziale “storia di successo” della “primavera araba”. Sono stati fatti importanti passi avanti verso la tutela dei diritti umani e il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino ha ricevuto il premio Nobel per la pace 2015 per il suo “decisivo contributo alla costruzione di una democrazia pluralista”.Tuttavia, in pochi sono stati chiamati a rispondere delle violazioni del passato e del presente, compresi recenti attacchi contro manifestanti e giornalisti.