“Se non sappiamo proteggere i nostri dati non li meritiamo”. È la risposta di Marc Zuckerberg alla vicenda “Cambridge Analytica”, ovvero l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati che gli utenti avevano affidato a Facebook.
Cambridge Analytica è un’azienda di consulenza che lavora per politici come Donald Trump. È accusata di aver sottratto milioni di profili, per analizzarli e fornire ai politici suoi clienti strumenti di propaganda elettorale estremamente efficaci. Questa vicenda è ancora letta in termini “tradizionali”: furto, uso illecito, scandalo. Ma ormai abbiamo di fronte altro.
Il core business delle piattaforme è proprio l’estrazione e la rivendita dei nostri dati
Zuckerberg tace infatti un particolare fondamentale. Il core business delle piattaforme è proprio l’estrazione e la rivendita dei nostri dati. “È il nuovo petrolio”, secondo Nick Srnicek, docente di Digital Economy al King’s College di Londra. Anche Ben Tarnoff – esperto di tecnologia del Guardian – sostiene che i dati andrebbero nazionalizzati. Esattamente come il petrolio.
I governi concedono la possibilità di estrarre il petrolio, ma la proprietà rimane pubblica
“Nell’industria petrolifera, spesso il governo offre in appalto a un’azienda la possibilità di trovare, estrarre e produrre il petrolio, ma mantiene la proprietà sul petrolio stesso. La società si assume i rischi e i costi dell’impresa e in cambio riceve una parte dei guadagni; il resto va al governo”.
Cosa significa in concreto “nazionalizzare i dati“? Aziende come Facebook e Google sfruttano i dati estratti. Ma dovrebbero riconoscere che appartengono alla nazione e alle persone che ci vivono. Dovrebbero pagare un dividendo al governo, come adesso avviene con le accise. Un governo potrebbe poi distribuire i proventi ai cittadini.
Con i proventi del petrolio, l’Alaska ha creato un modello di Basic Income (il vero reddito di cittadinanza) per tutti i suoi cittadini. Lo stesso Zuckerberg si è detto interessato all’esempio dell’Alaska.
Cosa | Petrolio | Dati |
---|---|---|
estrazione | a carico delle aziende | lavoro gratuito |
proprietà | pubblica e concessione | privata |
tassazione | accise | evasione fiscale |
mercato | oligopoli | oligopoli |
pubblico – privato | mix | solo privato |
Lavorare gratis
Come è possibile fatturare 18 miliardi l’anno con 25mila dipendenti? La risposta è semplice. Col lavoro gratuito di due miliardi di utenti inconsapevoli. Ecco il vero segreto della ricchezza di Facebook.
Quando pensiamo al lavoro digitale sfruttato, ci vengono in mente fattorini disconnessi dalle app o lavoratori asiatici in freddi magazzini. Ma dobbiamo pensare anche alle nostre abitudini. Like sui post, caricamenti di foto, commenti. Una mole enorme di dati che diventano metriche e vengono rivenduti alle aziende.
Per capire cosa significa estrazione di valore, possiamo analizzare i grafici che seguono. In dieci anni Facebook e Google hanno aumentati i profitti con un crescendo mai visto.
Questa tabella evidenzia invece come i tech giants tendano a ottimizzare il rapporto tra guadagni e lavoratori assunti. In altre parole, non creano lavoro. O ne creano una quantità ridicola in rapporto al fatturato:
Rapporto tra impiegati assunti e guadagni
Ed ecco la prova definitiva. Una realtà chiusa nei confini di un stato come Poste Italiane, con attività tutto sommato poco tecnologiche, dà lavoro 5,5 volte di più rispetto a una realtà globale come Facebook.
Azienda | Impiegati |
---|---|
25.000 | |
66.000 | |
Poste Italiane | 141.000 |
Le conseguenze del captcha
Quando Gabriela Rojas-Lozano, una signora del Massachusetts, si presentò in tribunale sostenendo che Google la faceva lavorare gratis, qualcuno pensò che fosse pazza. Invece la signora aveva perfettamente ragione. Oggi non solo Google ci fa lavorare gratis, ma anche per un lavoro schifoso come addestrare i droni che il Pentagono manda per uccidere in mezzo mondo.
Dopo questo procedimento, Mountain View ha cambiato le sue politiche sul captcha. Ma non abbastanza. Compilando un form, continuiamo a riconoscere automobili, negozi o elicotteri. La stampa internazionale ha parlato del coinvolgimento di Google nel “Progetto Maven”, cioè l’uso dell’intelligenza artificiale per addestrare i droni.
Davvero il nostro lavoro gratuito (quando usiamo il recaptcha) serve ad addestrare strumenti militari? “Solo per usi non offensivi”, ha risposto il gigante californiano. I dipendenti di Google hanno avviato una raccolta firme per avere chiarezza. Il Dipartimento della Difesa Usa ritiene “l’automazione un’arma strategica al pari di quelle nucleari negli anni ’40”.
Ma quali sono questi dati?
Dalle mappe, Google può sapere dove vai. Dalle ricerche, cosa ti serve. Dalla posta, quasi tutto il resto. Poi sviluppa altri servizi chiamati “l’Internet delle cose”. Frigoriferi che sapranno cosa mangi, auto a guida automatica che conosceranno ogni spostamento.
Facebook ti pone continuamente domande (“A cosa stai pensando?” è solo la più nota) perché vuole conoscere tutto di te.
Un profilo completo permette di fare previsioni. Permette di convincerti. Se sei un’azienda, a comprare un paio di pantaloni. Se sei un partito, a votare un tipo coi capelli gialli che odia i messicani.
- Google, cosa sai di me?
- Dove vado
- Cosa cerco
- Le app che uso con il login Google
- Le pubblicità che mi piacciono
- Cosa vedo
- E tutto il resto: documenti su Drive, chiamate con Hangout, foto caricate, segnalibri, contatti e appuntamenti sul calendario, libri letti (Google Books), canzoni ascoltate (Google Music)
Tutto quello che sa Facebook, possiamo scaricarlo da qui.
Elezioni psicometriche
Fino a oggi le indagini si facevano sulla base dei dati demografici: età, genere, residenza, istruzione o reddito. Dati abbastanza facili da ottenere ma che partono da un presupposto: due donne casalinghe cinquantenni di Agrigento pensano, votano e acquistano allo stesso modo.
La psicometria sostiene un’altra cosa. Che ogni personalità si definisce per cinque elementi caratteriali.
- Big five, i cinque parametri per calcolare la personalità
- 1) apertura mentale (openness, quanto siamo aperti alle esperienze nuove)
- 2) coscienziosità (conscientiousness, quanto siamo perfezionisti)
- 3) estroversione (extraversion, quanto siamo socievoli)
- 4) amicalità (agreeableness, quanto siamo collaborativi e rispettosi degli altri)
- 5) stabilità emotiva (neuroticism, quanto siamo facilmente turbati).
Combinando questi elementi si possono creare profili dettagliati e arrivare a previsioni estremamente accurate.
La psicometria è rimasta relegata in un ambito quasi esoterico, ma i suoi sostenitori dicevano: il nostro problema è che non abbiamo dati sufficienti.
Con i social network e con gli smartphone il problema è risolto. Le persone sono felicissime di compilare questionari ad ogni ora del giorno e della notte e protestano rumorosamente se non possono farlo, ad esempio se Facebook sospende il loro profilo.
Ovviamente non si rendono conto di compilare questionari psicometrici e di lavorare gratis per aziende che si arricchiscono sulle loro spalle.
A questo punto la piattaforma può mostrare post o pubblicità personalizzati. Da quelli più semplici (ti piacciono gli animali e vedi pubblicità di croccantini) a quelli più sofisticati (sei un tipo ansioso, ti mostro video su antifurti).
In campo politico, si aprono prospettive nuove: se ti identifico come liberal, posso mostrarti fake news sui candidati democratici. Se sei un tipo conservatore-ansioso-ripetitivo allora promuovo i post che mostrano i crimini degli immigrati.
I nostri smartphone sono grandi questionari psicologici che compiliamo di continuo, spesso senza nemmeno rendercene conto
Queste tecniche possono decidere l’elezione di un presidente o l’esito di un referendum? Non lo sappiamo ancora. Ma è già un terreno decisivo di lotta politica.
Nel marketing è già l’unico terreno. La pubblicità si fa solo così. Ecco perché il mercato editoriale è letteralmente crollato. La fonte di guadagno dei giornali si è prosciugata. Facebook Ads e Google Adwords restituiscono briciole agli editori, anche se usano i loro contenuti.
Non abbiamo di fronte solo l’analisi dei big data e sollecitazioni basate sull’emotività; rischiamo il mutamento antropologico dei partiti che potrebbero trasformarsi in puri strumenti di marketing.
Il ciclo delle fake news, un esempio:
- Un post razzista appare sull’agenzia russa Sputnik
- La galassia di siti collegati al Movimento 5 stelle lo rilancia
- L’algoritmo di Facebook rende più visibile un contenuto molto condiviso
- La moltiplicazione virale permette al post di raggiungere milioni di persone
La psicometria usa valutazioni di tipo quantitativo in psicologia. Ecco un esempio di ciclo completo dalla raccolta del dato alla modifica del comportamento:
- Step 1: raccolta e analisi dei dati
- Step 2: segmentazione e profilazione avanzata
- Step 3: previsioni
- Step 4: stimoli
- Step 5: modifica del comportamento
E neanche pagano le tasse
Nel Regno Unito, Amazon paga in proporzione meno tasse di una libreria. In media, i digital giants pagano il 10.1% di tasse, mentre le imprese tradizionali il 23.2%.
Come è possibile? Perché tutte hanno la sede europea in due paradisi fiscali: Lussemburgo e Irlanda. Quest’ultimo ha scelto di attirare le multinazionali con una politica fiscale molto lassista, creando però spaventosi effetti a catena.
La mappa dell’evasione fiscale
Dunque i giganti digitali fanno a pezzi mercati tradizionali (commercio al dettaglio, editoria, librerie, trasporto locale, alberghi), non creano posti di lavoro e neppure pagano tasse.
Amazon paga meno tasse di una piccola libreria. Lo rivela uno studio in Gran Bretagna
Disrupting è il termine che amano. Innovazione ad alta velocità (accelerazionismo), nessuna considerazione per quello che c’era prima, idolatria della tecnocrazia e una sempre maggiore tendenza verso il totalitarismo: le piattaforme diventano ecosistemi voraci di dati, creano coordinate spazio-temporali globali, vogliono comprendere ogni aspetto della vita delle persone e conservare i dati per sempre.
Ecco perché è nato il diritto all’oblio. È sempre più complicato cancellare i nostri account e secondo alcuni – da qualche parte nel cloud – i nostri dati vengono comunque conservati.
Un sistema basato sulle bugie
C’è poi un problema politico. I digital giants californiani amano presentarsi in jeans e maglietta, sono gay frendly, e rispettosi delle abitudini alimentari più stravaganti e di qualunque minoranza. Sono cool e liberal. E per qualche tempo ci hanno fregati così, col loro aspetto amichevole e i gadget gratuiti.
Invece sono come i conquistadores che sbarcavano in America: offrivano perline colorate agli indigeni ma pensavano a rubare le loro terre.
E poi cosa succede quando operano nei paesi non democratici? Consegneranno – per esempio – i dati sulla posizione e gli spostamenti di un dissidente?
E se anche i paesi democratici – magari dopo un attacco terroristico – inizieranno una caccia alle streghe, i dati del cloud saranno al sicuro da poliziotti invasati e servizi segreti?
Per anni la privacy è sembrata un noioso tecnicismo per appassionati. Oggi diventa un terreno politico fondamentale.
L’acquario
Mae pensa: questo è il paradiso. Per una ragazza di provincia, essere assunta al campus del “Cerchio” a San Francisco è un vero sogno. Non è solo il lavoro nell’azienda più importante del mondo, ma uno spazio dove vivere 24 ore.
Ed è proprio quello che chiede l’azienda, perché non è uno di quei posti “dove si timbra il cartellino”. Si lavora, si gioca, si dorme e si va alle feste. Ed è praticamente obbligatorio partecipare ai social, così come farsi riprendere dalle telecamere. È praticamente vietato fare qualcosa (una gita in barca, una cena con i vecchi genitori, un appuntamento con qualcuno) senza documentare e tracciare. Senza caricare foto o video nel cloud.
Il cerchio vive di due dogmi: la trasparenza assoluta (il segreto è il male, del resto cosa hai da nascondere?); il mantenimento dei dati (non si deve cancellare nulla).
Il cerchio è un romanzo distopico del 2013 scritto da Dave Eggers. Immagina una sorta di Google-Facebook che prende il controllo sul mondo. E avverte: dove finisce la privacy dell’individuo può iniziare il totalitarismo.