Battaglia vinta. Leroy Merlin fa un passo indietro sul primo campo Rom privato

Associazione 21 luglio
  La multinazionale disposta a rivedere il progetto del nuovo campo per soli Rom. L'ipotesi esclusa anche dal sindaco Marino. Per l'Associazione 21 luglio «in un periodo di forti tensioni sociali si deve promuovere l'inclusione sociale e non la ghettizazione»
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ROMA – L’Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la disponibilità di Leroy Merlin a valutare eventuali modifiche – disposte dal Comune di Roma – al progetto che prevede la costruzione di un nuovo campo per soli rom in sostituzione di quello esistente in località “La Barbuta”. La decisione della multinazionale giunge a pochi giorni dall’annuncio del sindaco Ignazio Marino che nel programma tv Anno Uno aveva escluso l’ipotesi del nuovo campo.

In riferimento al progetto, la multinazionale del bricolage ha confermato «la propria disponibilità a realizzare opere di pubblica utilità, nell’ambito di tale progetto, finalizzate, tra l’altro, a cercare soluzioni costruttive ed alternative alla situazione attuale in cui versano i beneficiari finali di tali opere, nel rispetto di tutte le norme di Legge e degli standard internazionali sui Diritti Umani».

La decisione di Leroy Merlin è stata presa in seguito a un dialogo sereno e costruttivo intercorso nelle scorse settimane tra l’Associazione e i dirigenti della multinazionale del bricolage.

L’Associazione 21 luglio considera pertanto chiusa la Campagna “Leroy Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!” lanciata lo scorso 4 novembre per chiedere alla multinazionale di non sporcarsi la faccia e di non farsi coinvolgere dal Comune di Roma nella costruzione dell’ennesimo ghetto per soli rom nella Capitale.

«Non abbiamo mai avuto dubbi circa la buona fede e i valori incentrati sulla persona che caratterizzano l’azienda Leroy Merlin. Ma avevamo bisogno di mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresa una campagna di pressione pubblica, per convincere la multinazionale ad ascoltare la nostra voce e quella delle centinaia di persone che hanno aderito all’azione», afferma l’Associazione 21 luglio.

Con la Campagna, l’Associazione 21 luglio ha voluto mettere al corrente la pubblica opinione circa le violazioni dei diritti umani, soprattutto dei bambini, che la costruzione di un nuovo campo rom a Roma avrebbe comportato. I campi rom – denuncia da tempo l’Associazione 21 luglio – sono un’anomalia tutta italiana, sono luoghi di segregazione su base etnica, che rendono impossibile l’inclusione sociale, e vanno superati, non costruiti ex novo, come del resto scritto nero su bianco nella Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, approvata in sede europea dal Governo italiano nel febbraio 2012.

In seguito alla decisione di Leroy Merlin che «si augura una pronta risoluzione e comunicazione circa la destinazione di tali opere , ovvero la modificazione dell’intervento, che spetta all’autonoma determinazione del Comune stesso» -, la palla, ora, passa al Comune di Roma.

«Chiediamo al Comune – spiega l’Associazione 21 luglio – di accogliere senza alcuna esitazione la disponibilità di Leroy Merlin di valutare possibili modifiche del progetto e di dare seguito alle parole del sindaco Marino che il 20 novembre, in prima serata su La7, ad Anno Uno, aveva categoricamente escluso l’ipotesi di un nuovo campo rom a La Barbuta affermando l’intenzione dell’amministrazione di mettere in pratica un piano per il superamento dei campi».

«Sarebbe davvero grave se il Comune di Roma continuasse a perseguire la politica dei campi nella Capitale – conclude l’Associazione – specialmente in un periodo di forti tensioni sociali alle quali è opportuno rispondere promuovendo interventi di inclusione e mettendo una volta per tutte la parola fine alla segregazione e alla ghettizzazione che finora hanno caratterizzato le politiche nei confronti dei rom».

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