ROMA – Dove sono i 100mila migranti sbarcati sulle nostre coste che mancano all’appello? Molti, probabilmente, nelle nostre campagne, lavorando in condizioni di grave sfruttamento. Un fenomeno, quello del lavoro agricolo sfruttato, che non riguarda solo i migranti senza permesso di soggiorno, ma coinvolge in misura crescente i richiedenti asilo, i lavoratori dell’Unione Europea, e gli stessi cittadini italiani.
Di tutto questo si è parlato oggi a Roma nel corso dell’incontro “Grave sfruttamento lavorativo degli immigrati: quali politiche in Italia e in UE” organizzato dall’Associazione Parsec e da Open Society Foundations, a cui hanno partecipato 50 rappresentanti di oltre 30 organizzazioni della società civile, sindacati ed enti di ricerca.
L’agricoltura oggi non è più il primo gradino per l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro italiano, come è stato in passato, ma sempre più un settore in cui si entra per la necessità di sopravvivere, per la perdita di altri lavori e per la necessità di rinnovare il permesso di soggiorno. Mentre mancano strumenti efficaci di tutela delle vittime di sfruttamento.
“Una delle priorità è il recepimento più ampio delle direttive europee, in particolare la direttiva sanzioni e quella sulla tratta, che sono state trasferite in modo frammentario nel nostro ordinamento”, ha detto Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.
Contraddizioni del quadro normativo, problemi di applicazione delle leggi, mancanze degli strumenti di integrazione sociale dei richiedenti asilo e delle vittime di tratta, storture del mercato del lavoro: i molti temi emersi richiamano non solo la necessità di interventi multi-agenzia (con gli enti locali, gli enti ispettivi, i sindacati), ma anche un’azione condivisa di sensibilizzazione rivolta alle imprese della filiera alimentare, e ai consumatori.
“Dobbiamo ricostruire insieme una mappa della filiera della produzione agricola, a cui ciascuno possa contribuire fornendo informazioni sui propri territori”, ha proposto Antonello Mangano di Terre Libere.
L’impegno delle organizzazioni partecipanti all’incontro sarà quello di formare una rete più ampia possibile di soggetti che lavorano in questo campo perché nell’anno dell’Expo, quando si parla di eccellenza della produzione italiana, si tengano al centro i diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle campagne.
“Questo incontro è il primo passo per riaprire un dialogo fattivo con le istituzioni su un tema tanto negletto quanto grave, urgente, e che continua a peggiorare”, ha concluso Federica Dolente dell’Associazione Parsec.