L`articolo ha infastidito alcuni poteri forti della Colombia. Per questo l’Osservatorio Mondiale di protezione dei difensori dei diritti umani di Ginevra ha deciso di lanciare un appello in merito alla situazione di Morsolin che cerca di far conoscere l’impegno di tanti difensori dei diritti umani troppo spesso sconosciuti e indifesi di fronte alle aggressioni e minacce di cui il governo Uribe non fa eccezione.
Intimidazione e Persecuzione
COLOMBIA
Ginevra, 25 aprile 2005
L’Osservatorio per la protezione dei Difensori dei Diritti Umani, programma congiunto della FIDH e della OMCT, richiede l’intervento URGENTE sulla seguente situazione in Colombia.
Descrizione della situazione:
L’Osservatorio ha ricevuto con grande preoccupazione informazioni a proposito di presunti atti persecutori contro l’educatore italiano Cristiano Morsolin, coordinatore dell’Osservatorio Indipendente sulla Regione Andina “SELVAS.ORG”, che si occupa di progetti sociali orientati alla difesa dei diritti umani in America Latina e, più specificatamente in Colombia, dal dicembre 2004.
Le minacce e le persecuzioni contro Cristiano Morsolin sono aumentate dopo le denuncie da lui effettaute a seguito del massacro perpetrato nella Comunidad de Paz di San José de Apartadó lo scorso 21 febbraio (si veda “Appello Urgente” dell’Osservatorio COL 002/0205/OBS 017)
In base alle informazioni, il 7 aprile 2005, Cristiano Morsolin ha ricevuto un messaggio contenente minacce in cui lo si informa che i paramilitari “stanno cercando un giornalista italiano.” In questo messaggio si fa riferimento anche al fatto che il Governo colombiano e l’Esercito non si conformano alle reazioni internazionali suscitate dalla diffusione al di fuori della Colombia degli articoli di Cristiano Morsolin sul massacro.
Inoltre, l’8 aprile verso le 8 di mattina, un uomo, apparentemente un contadino, è rimasto poco più di un’ora di fronte all’abitazione di Morsolin. Per tale ragioni Cristiano Morsolin ha dovuto cambiare casa e dopo la sua partenza, la stessa è stata messa sotto controllo permanente da persone non identificate; e durante lo stesso periodo è stata notata la presenza di uomini armati nelle vie circostanti.
Secondo le informazioni, l’11 aprile 2005, una Chevrolet bianca senza targa, con la luce accesa e una persona all’interno, è rimasta davanti agli uffici di CENSAT-Agua Viva (organizzazione ambientalista con la quale collabora Cristiano Morsolin e appartenente alla rete internazionale “Friends of the Earth International/ Amici della Terra Internazionale”) a Bogotà, dalle 14 alle 19.15, quando Morsolin è uscito. La stessa macchina è stata vista ancora nei pressi degli uffici del CENSAT il 15 e il 21 aprile, rispettivamente verso l’una e mezza e le 9 del mattino.
Sempre secondo le informazioni in possesso, Cristiano Morsolin ha iniziato a lavorare sulla situazione dei diritti umani in Colombia nel dicembre 2004 in collaborazione con la “Piattaforma colombiana per i diritti umani, la democrazia e lo sviluppo”, per realizzare un rapporto dal titolo “Rielezione: la Stegoneria Continua” riferendosi al secondo anno di governo del Presidente Uribe. Dal marzo 2005, Cristiano Morsolin vive a Bogotà, e ha documentato la mobilitazione della società civile italiana e del Parlamento Europeo, sul massacro avvenuto nella comunità di San José de Apartadó. Cristiano Morsolin è insieme alla difenditrice dei diritti umani Gloria Cuartas, ex sindaco di San José de Apartado e segretaria generale del gruppo politico: “Fronte sociale e politico”, che ha denunciato pubblicamente la
responsabilità dell’esercito colombiano nel massacro anch’essa attualmente oggetto di minacce e persecuzioni.
In base alle informazioni, per gli stessi motivi di denuncia del summenzionato massacro ha subito minacce anche Padre Javier Giraldo, membro delle Comunità di Pace di San José de Apartadó e autore della relazione “Debito con l’Umanità. Paramilitarismo di Stato: 1988-2003”. Padre Giraldo è stato anche direttore della Banca Dati sui diritti umani e la violenza poliltica in Colombia, che pubblica il rapporto “Notte e Nebbia” (pubblicazione trimestrale creata nel luglio 1996 per la diffusione delle informazioni raccolte e sistematizzate dalla Banca Dati sulla Violenza Politica, sotto la responsabilità congiunta del Centro di Ricerche ed Educazione Popolare (CINEP) e la Commissione di Giustizia e Pace).
L’Osservatorio è seriamente preoccupato per l’integrità fisica e psicologica di Cristiano Morsolin, così come per quella di Gloria Cuartas e di Padre Javier Giraldo e ricorda l’obbligo dello stato colombiano di garantire “la protezione, da parte delle autorità competenti, di chiunque, individualmente ed in associazione con altri, contro violenze, minacce, ritorsioni, discriminazione vessatorie di fatto o di diritto, pressioni o altre azioni arbitrarie conseguenti al legittimo esercizio dei diritti” menzionati nella [Dichiarazione sui difensori dei Diritti Umani]” (Art. 12.2).
Azione richiesta:
Rivolgersi alle autorità della Colombia facendo pressione affinché:
i. applichino i mezzi idonei a garantire la sicurezza e l’integrità fisica e psicologica di Cristiano Morsolin e di tutti i difensori dei diritti umani in Colombia, in particolare di
Gloria Cuartas e di Padre Javier Giraldo;
ii. assicurino una indagine immediata, esauriente e imparziale in merito alle minacce e alle persecuzioni di cui sono vittime Cristiano Morsolin, Gloria Cuartas e Padre Javier Giraldo, con il fine d’identificare i responsabili, portarli in giudizio e applicare loro le sanzioni penali e/o amministrative previste dalla legge;
iii. assicurino l’applicazione di quanto disposto dalla Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani, adottada dall’Assemblea Generale dell’ONU il 9 dicembre 1998, in special modo per quanto concerne la protezione del diritto di ogni persona ” individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale ” (Art.1) e il menzionato articolo 12.2;
iv. in linea generale, conformare le vostre azioni a quanto disposto dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, e ai Patti e Convenzioni Internazionali ratificati dalla Colombia.