La notizia è stata appresa dall`agenzia MISNA da fonti della Caritas del Benin e dell’alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), impegnati nell’assistenza ai togolesi che hanno abbandonato il loro Paese per le violenze esplose dopo l’annuncio della vittoria del partito al potere nelle elezioni di domenica scorsa.
“Nella sola parrocchia di Hillacondji, principale punto di frontiera col Benin, ci sono 5.315 rifugiati, di cui circa 3.300 donne e un migliaio di bambini” dice alla MISNA Jean-Marie Djivoh, responsabile della comunicazione della Caritas Benin.
“Le frontiere sono chiuse e la gente cerca di sfuggire ai controlli attraversando la laguna a bordo di piroghe” aggiunge, spiegando che per ora è la rete parrocchiale della Caritas a fornire assistenza, in collaborazione con agenzie umanitarie dell’Onu. “Stiamo cercando di garantire un’accoglienza e un riparo caldo soprattutto a donne, minori e anziani, ma non mancano i problemi perché il flusso di persone in arrivo sta aumentando” spiega ancora il responsabile. “Noi ovviamente non siamo autorizzati a recarci sul fronte togolese e stiamo organizzando gli aiuti dal nostro lato della frontiera” dice alla MISNA.
Anche l’Acnur si sta attivando per fronteggiare un’emergenza dalle dimensioni non ancora chiare. A mezzogiorno di oggi, l’agenzia dell’Onu aveva censito 3.623 rifugiati in Benin e circa 450 in Ghana, ai quali si starebbero comunque aggiungendo nuovi arrivi. Per ora sembrerebbe che la frontiera con il Ghana desti minori preoccupazioni: Thomas Albrecht, responsabile dell’Acnur in quel Paese, dice che si tratta di piccoli gruppi di persone che sperano di poter rientrare rapidamente nelle proprie abitazioni in Togo.
Più complesso, invece, lo scenario sul fronte del Benin, dove presso Aneho – non lontano dalla frontiera – si sono registrati scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori dell’opposizione.
[EB] – TOGO 28/4/2005