“Per noi era troppo alto il rischio che avremmo dovuto affrontare dal punto di vista legale, geologico e tecnico-finanziario”. Così Roland Jurecka, rappresentante del consiglio di amministrazione della società austriaca Strabag, ha spiegato al quotidiano viennese “Wirtschaftsblatt” le ragioni che hanno spinto al ritiro uno dei tre consorzi internazionali in gara per il “general contractor” del Ponte sullo Stretto di Messina.
Roland Jurecka ha aggiunto che Strabag si sarebbe assunta rischi non prevedibili che avrebbero reso il costoso progetto non più redditizio. E non si sarebbe trattato solo di rischi naturali, bensì soprattutto di condizioni economiche non calcolabili in anticipo. “Forse gli italiani possono affrontare meglio queste condizioni, forse perché per essi valgono altre condizioni”, ha concluso Jurecka.
Restano pertanto in gara solo i due consorzi guidati dalle italiane Astaldi (più Pizzarotti, Vianini, Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna, Grandi Lavori Fincosit, Maire Engineering, Ghella Costruzioni, Ferrovial Agroman, Necso Entrecanales Cubiertas e Nippon Steal Corporation) e Impregilo (con Vinci Construction Grands Projets, Società Italiana Per Condotte D’Acqua S.p.A., Cooperativa Muratori & Cementisti-C.M.C. di Ravenna, Sacyr Vallehermoso S.A.U., Ishikawajima-Harima Heavy Industries CO Ltd., Consorzio Stabile “A.C.I. S.c.a.r.l.” e Parson). Gettano invece la spugna, insieme alla Strabag, la società di costruzioni francese Bouygues con “Travaux Publics”, la spagnola Dragados, le italiane Tognozzi Costruzioni Generali e Risalto (Rizzani de Eccher, Salini e Todini).
Sono intanto slittati di un mese – dal 20 aprile al 25 maggio – i termini per la presentazione delle offerte per il contratto per il general contractor, valore 4,4 miliardi di euro, 6 considerando gli oneri finanziari.
Lo slittamento è stato deliberato dalla società concessionaria del Ponte, la Stretto di Messina S.p.A. “in ragione del prevalente interesse pubblico a che la gara in corso registri la massima possibile partecipazione di offerenti pre-qualificati”, secondo quanto spiegato l’amministratore delegato Pietro Ciucci. “Una breve proroga – ha aggiunto Ciucci – che non influirà sulla tempistica del progetto mentre consentirà ai concorrenti di valutare approfonditamente anche alcune modifiche recentemente introdotte”. La Stretto di Messina ha fatto poi sapere di avere accettato le richieste di modifica contrattuale fatte dalle imprese concorrenti. Tra esse la cosiddetta “sterilizzazione dei rincari dell`acciaio superiori al 10%”; i rincari, cioè, non peseranno sul vincitore, ma sul costo dell`opera. “La sterilizzazione dei rincari dell`acciaio – ha commentato Pietro Ciucci – è tanto più modifica favorevole al futuro vincitore, in quanto abbiamo adottato come prezzo base non quello dell`offerta, ma quello del progetto preliminare”.
La notizia del rinvio della scelta del general contractor è stata valutata assai negativamente da Verdi e associazioni ambientaliste. “Il rinvio dei termini nasconde le difficoltà ciclopiche in cui versa il progetto”, ha affermato la senatrice Anna Donati, capogruppo dei Verdi-Unione in commissione Lavori Pubblici e Trasporti. “Il rinvio – prosegue Anna Donati – giunge infatti dopo diverse battute d`arresto subite dal progetto: la grande fuga degli offerenti, fra cui una cordata e diverse imprese straniere; le inchieste della magistratura per infiltrazioni mafiose; la forte incognita sui costi effettivi dell`opera e, ancora, l`acceso dibattito tecnico scientifico o scientifico sulla fattibilità dell`infrastruttura; il concreto rischio sismico ed il pesante impatto ambientale ancora da risolvere; infine, la massiccia contrarietà al Ponte, più volte ribadita dai cittadini dell`area dello Stretto”. “Arrivati a quest`ennesimo scoglio per il Ponte – conclude la senatrice – chiediamo che si sospenda la gara in corso e si ripensi seriamente al progetto. Si chiuda l`era delle lavagnette televisive e si cominci a discutere seriamente di utilità, fattibilità e costi/benefici di un`opera infrastrutturale pesante e costosissima, come l`attraversamento stabile dello Stretto”.
In un comunicato congiunto, Italia Nostra, Wwf e Legambiente individuano ”sei handicap” nella gara: costi di realizzazione non prevedibili; sottovalutazione della componente ambientale; rischio sismico; scenari di traffico sovrastimati; rapporto costi benefici non sostenibile; scenari di adeguamento tecnologico non credibili. Sugli scenari di traffico, in particolare, le organizzazioni ambientaliste affermano che “in 10 anni, dal 1991 al 2001, gli advisor hanno documentato un calo del traffico degli autotreni del 6% e delle autovetture dell` 8%, mentre la Stretto di Messina S.p.A. accredita al 2012, per giustificare il ponte, incrementi dei transiti che vanno dal 20 a oltre il 52%. Sempre gli advisor hanno stimato con orizzonte al 2032 un traffico di attraversamento di appena 18.500 autoveicoli al giorno per un`infrastruttura progettata per farne transitare 100mila”.
Redazione Terrelibere.org