Dopo gli scontri di ieri, la situazione di pericolo è cresciuta da questa mattina, allorché migliaia di persone provenienti dal sud del Paese e simpatizzanti del partito ‘Sociedad Patriotica’, sono entrati guidati dal cugino del capo dello Stato a Quito evitando, grazie all’esercito, i posti di blocco organizzati dagli oppositori del presidente e si sono scontrati con i gruppi indigeni e contadini che da giorni protestano nella capitale e che da ieri hanno circondato il palazzo presidenziale.
La situazione della sicurezza è completamente a rischio e si fa sempre più probabile uno scontro tra forze di sicurezza e oppositori, con la presenza di migliaia di scatenati sostenitori di Gutiérrez che complica ulteriormente le cose e rende più rovente il clima. È di poco fa la notizia delle dimissioni del capo della polizia nazionale, Jorge Poveda, che lascia scrivendo in una lettera inviata al capo dello Stato di non poter “essere testimone dello scontro con il popolo”.
Anche sul fronte politico le cose si complicano, visto che i parlamentari dell’opposizione, vista l’impossibilità di trovare un accordo con la maggioranza su una nuova legge che regoli l’elezione e l’attività dei membri della Corte suprema, goccia che ha fatto traboccare il vaso del malcontento in Ecuador, hanno deciso di lasciare il Congresso misconoscendo il ruolo e l’autorità del presidente del potere Legislativo, Omar Quintana, membro di quel Partito roldosista ecuadoriano (Pre) fondato dall`ex presidente Abdalá Bucaram, la cui amnistia, decisa insidacabilmente dal presidente della Corte suprema scelto da Gutiérrez, ha definitivamente contribuito a riscaldare gli animi della piazza e soprattutto dell’opposizione, riunita nel partito Pachakutik, che raggruppa la forte componente indigena nazionale, e in quelli socialcristiano e della sinistra democratica oltre.
Difficile prevedere che cosa possa accadere da qui alla notte. Gutiérrez ancora ieri ha smentito la possibilità di dimissioni, potendo contare sull’appoggio di una maggioranza parlamentare e dell’esercito. C’è forte il timore che nuovi scontri possano esplodere nella capitale e che l’esercito possa diventare una componente decisiva, fino al golpe militare, in questa situazione esplosiva. Il Paese, in ogni caso, è sempre più sull’orlo del baratro.
[LL] – ECUADOR 20/4/2005