In seguito a un’indagine sul campo condotta dalla Commissione è risultato che almeno 31 persone, sospettate di appartenere alla guerriglia che dal 1996 imperversa nel Paese o di essere simpatizzanti dei maoisti, sono state linciate mentre altre 15 sono state uccise per ritorsione. In alcuni casi le esecuzioni sommarie sarebbero avvenute alla presenza passiva di agenti delle forze dell’ordine, ha detto a fonti di stampa internazionale Nayan Bahadur Khatri, capo della Nhrc. “Quasi 500 case – ha aggiunto – sono state date alle fiamme e migliaia di persone sono fuggite oltre il vicino confine con l’India”.
La nascita di gruppi di vigilantes tra la popolazione dei villaggi era stata denunciata negli ultimi tempi anche da gruppi per la difesa dei diritti umani.
“La gente dei villaggi si sente vessata dai ribelli maoisti, che razziano i magazzini e spesso uccidono chi credono sia un informatore, ma non per questo il governo può lasciare che la gente si faccia giustizia da sé” dice all`agenzia MISNA Purushottam Dahal, presidente dell’associazione ‘Human rights and peace society’ (Hurpes) raggiunto telefonicamente a Kathmandu.
“Non possiamo dire con certezza che dietro questi ‘gruppi di autodifesa’ ci siano manovre del governo o delle forze di sicurezza, ma l’impressione è che con il nuovo esecutivo nominato e guidato direttamente dal re questi gruppi si sentano forse appoggiati, viste le linea dura sempre condotta dal sovrano contro i maoisti” aggiunge Dahal che ha recentemente preso il posto alla presidenza della Hurpes, del fondatore dell’organizzazione Krishna Pahadi.
Quest’ultimo è stato incarcerato senza processo due mesi fa, in seguito alla ‘svolta autoritaria’ con cui il sovrano ha preso il controllo del governo e ha dichiarato lo stato di emergenza. Pahadi, riferisce Dahal, ha potuto incontrare solo due familiari e non ha ancora visto il suo avvocato.
[BF] – NEPAL 7/4/2005