Conflitti dimenticati

Firmati accordi per processo di pace in Costa d`Avorio

  Un’intesa per porre fine al conflitto interno in Costa d’Avorio è stata raggiunta oggi da tutti i protagonisti ivoriani riuniti a Pretoria sotto la mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki.
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“Le parti ivoriane che sottoscrivono gli accordi di Pretoria dichiarano solennemente l’immediata e definitiva cessazione di tutte le ostilità a la fine della guerra sul territorio nazionale” si legge in un comunicato congiunto.

Nell’accordo sottoscritto oggi a Pretoria al termine di quattro giorni di colloqui, tutte le parti in causa del conflitto ivoriano – governo, opposizione ed ex-ribelli delle ‘Forze Nuove’ – hanno chiesto al presidente sudafricano Thabo Mbeki, in qualità di mediatore, di “inviare una richiesta” all’Onu perché partecipi ai lavori di preparazione delle elezioni presidenziali previste a ottobre di quest’anno.

A settembre del 2002 tre formazioni armate del centro-nord del Paese si sollevarono in armi contro il presidente ivoriano Laurent Gbagbo; dopo un periodo di scontri – con un numero imprecisato ma elevato di vittime – la situazione si paralizzò, tagliando di fatto il territorio in due parti, con il sud sotto controllo governativo e il resto nelle mani delle ‘Forze Nuove’, coalizione che ha raccolto i principali gruppi armati. Malgrado gli accordi di ‘Linas-Marcoussis’, patrocinati nel gennaio 2003 dalla Francia nel tentativo di non perdere le proprie prerogative di influsso politico su Abidjan e soprattutto per difendere gli imponenti interessi economici di Parigi, lo stallo è proseguito.

Nemmeno la partecipazione degli ex-ribelli al governo di unità nazionale aveva portato una svolta della crisi, che ha avuto anche gravissime ripercussioni economiche sulla produzione del cacao, di cui la Costa d’Avorio è uno dei primi esportatori al mondo. Un primo cessate-il-fuoco era stato più volte violato.

A questi colloqui di Pretoria hanno partecipato il presidente Gbagbo, il capo delle Forze Nuove Guillaume Soro e i due leader dei partiti di opposizione Alassan Ouattara (accusato da alcuni di essere il ‘regista occulto’ della ribellione) e l’ex-presidente Henry Konan Bedie: tutti “hanno ribadito la loro determinazione sulla necessità di organizzare elezioni presidenziali nell’ottobre 2005 ed elezioni legislative che seguiranno subito dopo”, si legge ancora nel comunicato congiunto.

Non è stato precisato se alla consultazione potrà partecipare anche Ouattara, escluso nella corsa presidenziale del 2000 – vinta poi da Gbagbo – per mancanza dei requisiti di “ivorianità” che sono in via di cancellazione dalla Costituzione con una serie di riforme in discussione al Parlamento. Secondo alcuni, era stata proprio l’esclusione di Ouattara a provocare la rivolta armata.

I ribelli hanno detto oggi che non deporranno le armi fino a quando tali modiche non saranno approvate, aggiungendo però che sono disponibili a riprendere la partecipazione al governo di unità nazionale, sospesa da molti mesi. Il prossimo 14 aprile dovrebbe svolgersi un incontro tra i comandanti delle Forze Nuove e i vertici dell’esercito governativo per definire i dettagli del disarmo e la formazione di un esercito nazionale riunificato.

A Pretoria è stato anche deciso che 600 ex-ribelli verranno integrati nelle forze di polizia per operare in aree dove sono presenti i caschi blu della missione di pace dell’Onu in Costa d’Avorio (in totale 6.500, cui si aggiungono 4.000 soldati francesi).

[EB] – COTE D`IVOIRE 6/4/2005

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