Ad affermarlo un nuovo rapporto presentato il 31 marzo, a Ginevra, pubblicato all`Unicef, dall`Ufficio dell`Alto commissariato per i diritti umani (OHCR) e dall`Ufficio dell`Osce per le Istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr). Nel rapporto “Traffico di esseri umani in Europa centrale e meridionale nel 2004”, viene esaminata la situazione in Albania, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, nell`ex repubblica jugoslava di Macedonia, in Moldavia, Romania e Serbia-Montenegro (inclusa la provincia del Kossovo ad amministrazione ONU).
In particolare, il rapporto esamina gli sforzi di governi, Ong internazionali e locali per prevenire il fenomeno del traffico, accrescerne la consapevolezza e assisterne le vittime, rivelando come le misure contro il traffico di esseri umani sono ancora dominate da strumenti a carattere repressivo, diretti a prevenire migrazioni, prostituzione e il crimine organizzato.
“Le strategie di prevenzione nella lotta al traffico di esseri umani sono poche e scollegate”, ha dichiarato Helga Konrad, Rappresentante Speciale dell`OSCE per la lotta al traffico di esseri umani. “Il rapporto – ha continuato – dimostra che non vi è una strategia esaustiva di prevenzione di lungo periodo. Eppure la prevenzione è la chiave di successo per frenare questo fenomeno criminale”.
Il rapporto evidenzia la natura mutevole del fenomeno, con donne e bambine che sono, in misura crescente, oggetto di traffico all`interno dei confini nazionali, mentre la tratta degli uomini avviene sempre di più per sfruttarne la forza lavoro. Un numero crescente di vittime rimpatriate in Europa centrale e meridionale provengono dai paesi dell`Unione Europea, piuttosto che da altre parti dell`Europa centro-meridionale. Ma ancor più rilevante è che coloro che vengono riconosciuti come vittime del traffico spesso rifiutano l`assistenza loro offerta, dal momento che non vogliono far ritorno ai rispettivi paesi d`origine.
Il rapporto analizza due scenari apparentemente contraddittori. Secondo il primo, il traffico d`esseri umani nella regione è in diminuzione, dal momento che vi è stata una riduzione significativa del numero di vittime assistite. Nel secondo scenario, il fenomeno non diminuisce affatto, ma è semplicemente diventato meno visibile, con le vittime meno disponibili a ricercare assistenza per timore di essere rimpatriate, deportate e divenire oggetto di riprovazione sociale.
“È il momento di indicare in modo chiaro dove sono stati raggiunti dei progressi”, ha ribadito la Konrad. “Un approccio coordinato al problema è fondamentale per conseguire soluzioni efficaci e sostenibili”.
Sulla base di ricerche effettuate nel 2004 in tutti gli otto paesi citati, il rapporto rivela che le iniziative volte ad accrescere la conoscenza del fenomeno sono limitate a specifiche campagne di informazione condotte da molte differenti organizzazioni. Se le campagne risultano di valore, poche sono sviluppate e realizzate nel modo più efficace possibile. Solo una parte di esse è stata oggetto di valutazione e le esperienze acquisite non sono state condivise.
I programmi di reinserimento sociale sono rari. Nonostante l`aiuto delle organizzazioni internazionali e locali, la maggior parte delle vittime del traffico d`esseri umani tornano a casa per ritrovare gli stessi problemi che già la prima volta li avevano portati a rimanere coinvolti nella tratta: povertà, discriminazione sociale, mancanza d`istruzione, scarse prospettive lavorative, e, in alcuni casi, conflitti politici e rivolgimenti sociali.
In base alle considerazione emerse dal rapporto, la prima conclusione è che serve un più deciso impegno per offrire maggiori opportunità a coloro che sono stati vittime del traffico e a chi ne è a rischio, affrontando le cause all`origine del fenomeno nei paesi di provenienza e di destinazione. Ciò necessita misure dirette ad affrontare la discriminazione e a rivedere le politiche sociali e quelle migratorie.
C’è bisogno di programmi flessibili di contrasto al traffico di esseri umani, in grado di adattarsi alla natura mutevole del fenomeno e di una maggiore comprensione del fenomeno del traffico d`esseri umani, inquadrato nel più generale contesto dello sviluppo, dell`uguaglianza di genere e della riduzione della povertà, strutturando di conseguenza le necessarie risposte.
Sempre dall’Unicef arriva l’invito ai governi a commissionare indagini più approfondite sull`impatto delle riforme economiche e dei programmi di sviluppo sul traffico di esseri umani nella regione e un`accresciuta cooperazione tra le istituzioni e le agenzie per lo sviluppo impegnate a contrastare il fenomeno. Serve, dunque, un più grande coinvolgimento della società civile nelle iniziative dirette a contrastare la tratta, incluse le misure per sviluppare una maggiore capacità dei singoli di lavorare in questo settore e una prevenzione costante nel tempo per assicurare soluzioni di lungo periodo.
Aise, 31.03.2005