Lo riferisce l’agenzia di stampa di Khartoum ‘Suna’, citando il capo del comitato per gli abusi in Darfur, il giudice Mohammed Abdul Rahee, secondo il quale il governo perseguirà 150 persone in Nord Darfur e 14 in Sud Darfur.
“Tutte queste persone saranno processate” ha spiegato il giudice, che presiede un comitato voluto dalle autorità sudanesi dopo le accuse dell’Onu e delle comunità internazionale per incapacità di fermare le atrocità in Darfur.
La notizia giunge a poche ore dal voto previsto per domani del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che dovrà pronunciarsi sulla proposta della Francia di deferire alla Corte penale internazionale (Cpi) le persone accusate di violazioni contro la popolazione civile in Darfur. Una proposta, quest’ultima, a più riprese respinta dal governo di Khartoum.
“Non consegneremo mai un nostro connazionale, sia esso un fuorilegge, un ufficiale dell’esercito o un rappresentante del governo, per un processo al di fuori del Sudan” ha ribadito oggi il ministro degli Esteri del Sudan Mustafa Osman Ismail parlando alla televisione di Stato. Il capo della diplomazia di Khartoum ha aggiunto: “Faremo tutto il possibile per fermare la risoluzione dell’Onu”, che verrà presentata dalla Francia a Palazzo di Vetro. La proposta potrebbe essere bocciata dagli Stati Uniti – tra i primi in passato ad accusare duramente il regime sudanese – che non vogliono riconoscere la Cpi e che sostengono invece, soprattutto per propria opportunità politica, la necessità di processi interni al Sudan per gli autori di crimini di guerra e contro l’umanità.
All’inizio del 2003 in Darfur gruppi di difesa locali si sono sollevati in armi contro truppe governative e bande armate appoggiate dall’esercito; secondo stime dell’Onu, gli scontri e le violenze perpetrate soprattutto dai predoni arabi ‘Janjaweed’ hanno provocato finora oltre un milione e mezzo tra sfollati e rifugiati nel vicino Ciad e un numero elevatissimo quanto imprecisato di morti (fino a 180.000 per le Nazioni Unite, “poche” migliaia per le autorità del Sudan).
[EB] – SUDAN 29/3/2005