lo ha annunciato il segretario alla Difesa statunitense Donald Rumsfeld, in visita ufficiale a Città del Guatemala, elogiando il capo dello Stato per gli sforzi profusi dalle autorità nella riforma delle forze armate e nella tutela dei diritti umani.
Berger ha inteso le parole di Rumsfeld “come un riconoscimento del governo degli Stati Uniti alla nostra volontà di modernizzare e professionalizzare il nostro esercito”.
Di fatto, a quasi 9 anni dalla fine della feroce guerra civile che ha sconvolto il Paese, con un bilancio di almeno 200.000 vittime tra morti e ‘desaparecidos’, “persistono in Guatemala grandi diseguaglianze sociali; risulta inquietante che la discriminazione tra gruppi etnici continui a prevalere” come ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan nel messaggio inviato a Berger nel novembre scorso, in occasione della fine del mandato della Missione di verifica degli accordi di pace dell’Onu (Minugua).
Secondo Tom Koenigs, già capo della Minugua, i governi succedutisi in Guatemala dopo la fine del conflitto non hanno risolto gravissimi squilibri sociali, come la discriminazione verso gli indigeni – stragrande maggioranza della popolazione – e la povertà cronica: “problemi che minacciano di sfociare in una sollevazione popolare”.
Le associazioni in difesa dei diritti umani, che solo nel 2004 hanno raccolto oltre 30.000 denunce di violenze, abusi e omicidi, denunciano l’impunità di cui ancora godono ex-gerarchi e militari che si resero responsabili di massacri e spostamenti forzati della popolazione civile. A questo riguardo, hanno espresso sconcerto per la decisione di Berger di compensare gli ex-paramilitari delle Pattuglie di autodifesa civile (Pac) – accusate di efferate violenze – con i soldi destinati a un fondo di risarcimento per le vittime della guerra.
[FB] – GUATEMALA 25/3/2005