Gela (CL) – #ferragostoconmatteo è l’hastag ironico lanciato a Gela. Proprio il 14 agosto il premier Matteo Renzi, nel suo minitour in giro per il Meridione con l’accattivante slogan “se riparte il Sud riparte l’Italia” (sì, ma … come?), fa tappa in un afoso pomeriggio in quel di Gela. L’ultimo presidente del Consiglio ad essere sbarcato da queste parti era stato Benito Mussolini. Non proprio un predecessore illustre. Il Duce aveva fatto ballare alcune giovani in riva al mare. Matteo si limita ai selfie con i numerosi che glielo richiedono: da don Fausciana al consigliere del Pd Gulizzi al giovane giornalista Cassisi.
Argomento del breve incontro in aula consiliare: ovviamente la Raffineria di Gela. Renzi pare confermare la linea dell’Eni. “La priorità di questa terra – ha dichiarato il segretario del Pd – è di difendere l’investimento puntando su forme alternative di energia come chimica verde e bio-energie. Credo sia il core business di Eni in questo territorio”. Pur senza indicare tempi e modalità, che dovranno essere definiti a metà settembre secondo il verbale d’intesa firmato il 30 luglio al Ministero dello Sviluppo Economico, le poche frasi di Renzi sulla questione sono apparse sibilline e allo stesso tempo chiare. Via libera dunque alle politiche del colosso a sei zampe: riconversione degli impianti alle condizioni che l’Eni riterrà opportune.
Insoddisfazione tra i lavoratori, soprattutto nella delegazione che ha atteso il premier sotto un sole cocente. Uno striscione recitava: prima delle riforme occorre il lavoro. Nessuno tra ministri, presidenti, sottosegretari, consiglieri, prefetti e procuratori ha rivolto loro la benché minima parola.
C’è stato spazio anche per una lieve contestazione. Una decina tra No Muos e proprietari dei terreni espropriati per creare un polo fotovoltaico, ancora non realizzato, e che attendono da anni le indennità. In attesa di Renzi i fischi e i cori sono stati rivolti al presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. “Ecco la notizia – commenta sarcastica Desi, attivista No Muos – Crocetta è puntuale”. Il premier invece arriva con oltre un’ora di ritardo e si infila subito in Municipio. All’uscita addirittura preferisce evitare qualsivoglia contestazione e va via dal retro.
Insoddisfatti anche i giornalisti, stipati in un angolo e delimitati nei movimenti dalle transenne. Per poi partecipare alla conferenza stampa, solo se accreditati, pur non essendoci spazio per le domande. Insoddisfatti persino gli sparuti curiosi, giunti per vedere dal vivo qualche celebrità. Insoddisfatte anche le forze dell’ordine, mobilitate con un esagerato spiegamento che hanno ammesso a denti stretti. C’era persino il commissario della vicina Niscemi, che ha controllato a vista gli attivisti No Muos. “Sono sempre più loro di noi” è stata l’amara osservazione di Fabio D’Alessandro.
Che rimane alla città di una visita del genere? Neanche la messa a nuovo, visto che gli addetti alla manutenzione hanno ripulito esclusivamente il tratto di strada percorso in auto dal presidente del Consiglio. Nell’attigua via Cascino, tanto per fare un esempio, i rifiuti continuavano a far bella mostra di sé. L’importante è evitare il rischio che l’immondizia venga immortalata in un selfie con Matteo. D’altra parte l’ha detto lo stesso Renzi: “non si può pensare che a salvarci intervenga il governo centrale”.