Niscemi (CL) – «Non sono mai stato in America. In due anni, è al seconda volta che ci vado». Un attivista commenta con ironia la seconda “invasione” della base con le antenne del Muos. Scherza fino a un certo punto. Siamo a tutti gli effetti in territorio Usa. E in zona militare. Eppure il corteo anche quest’anno, dopo l’irruzione del 9 agosto 2013, si conclude sotto le antenne. Con assemblea finale e occupazione notturna.
L’intero serpente di duemila persone è entrato per “riprendere” gli attivisti saliti sulle antenne. Che in questi casi devono essere spente. Una protesta contro la guerra che si intreccia a quelle delle mamme del paese preoccupate per la salute dei figli. E la polizia decide di non intervenire.
Buona parte del corteo è surreale. A tratti in silenzio, pacifisti e poliziotti si fronteggiano divisi dalla rete metallica. Tutti sanno quello che sta per succedere. Chi aprirà la rete? Dove? La testa del corteo scuote la divisione metallica creando un diversivo. La coda apre un buco e tutti si spostano lì. Poliziotti compresi. È il momento di massima tensione. Quali saranno gli ordini? I marines sopporteranno la seconda invasione consecutiva, questa volta ampiamente annunciata?
Dopo un primo contatto, si lascia entrare. C’è persino un siparietto sorridente tra il pacifista Turi Vaccaro e un agente di polizia, arrestato simbolicamente. Ma il livello di repressione, per quanto invisibile, è alto. Divieti di dimora, provvedimenti di Questura e tantissime denunce sugli attivisti più presenti. Un’azione costante che potrebbe alla lunga stancare il movimento.
Eppure in questo pezzo di Sicilia a sud di Tunisi, con terra rossa, tramonti infuocati, case basse e persino qualche cupola rossa, si gioca il futuro di una guerra spaventosa e tecnologica. Dove la morte sarà telecomandata. Specie in direzione di un Medio Oriente già in fiamme.