L’accordo tra Eni e sindacati è infine giunto. Dopo quasi un mese di mobilitazioni degli operai. Rimandate a settembre le questioni sostanziali, intanto si riparte con una linea di produzione su tre. Chiaro l’intento: sciogliere i blocchi, tanto che il sindaco di Gela Angelo Fasulo è stato rapidissimo ad invitare i presidianti a tornare a casa.
Rimangono però aperti molti casi. Come quello incredibile dei metalmeccanici della Smim Impianti. Praticamente in lotta costante. Al momento su poco meno di 140 lavoratori ne risultano 80 in cassa integrazione. Ma negli ultimi mesi il ritiro della busta paga è una continua fonte di ansia. “Ogni volta è un tormento – spiega Franco. Ritardi su ritardi per poi scoprire che sono arrivati acconti da 100 e 200 euro. Poi dopo alcune settimane altri acconti. Guarda, l’ultimo è di 75 euro”.
Di chi la colpa? In teoria dell’Inps. Lo Stato da tempo non ha la liquidità necessaria per coprire gli ammortizzatori sociali. A fine giugno il governo confessava che alla cassa integrazione in deroga mancavano fondi per un miliardo di euro. “Ma l’azienda – ricorda Luigi – si è impegnata a coprire i ritardi nazionali nei pagamenti. Solo che ci tiene alla corda con gli spiccioli”. La scorsa settimana ad esempio s’era tenuto una riunione in prefettura. Una delle tante. L’azienda si era impegnata ad elargire essa stessa la cassa integrazione, in attesa che se ne facesse carico l’Inps tra 15 giorni.
“Invece in busta è arrivata solamente la quattordicesima – spiega Franco, unico operaio presente all’incontro. Nonostante il prefetto Carmine Valente avesse fatto in modo che alla Smim fossero garantiti dalla Raffineria 50mila euro di liquidità per poterci pagare. Abbiamo fatto i calcoli: ne ha spesi per noi 15mila e gli altri se li è tenuti”.
Abbiamo provato a sentire la versione dell’azienda, ma non siamo riusciti a contattare nessuno. Rimangono gli operai esasperati. In attesa dell’assemblea che tra oggi e domani vedrà i sindacati spiegare i termini dell’accordo. Al momento le agenzie hanno battuto la notizia che sono stati confermate le proposte firmate nel 2013. Ovvero, per il caso di Gela, 700 milioni di euro di investimenti per riconvertire due linee di produzione su tre a gasolio.