Manifestazioni di protesta si sono svolte anche a Città del Guatemala, dove in centinaia hanno marciato condannando l’uccisione di un giovane maestro e di un ‘campesinos’ in uno scontro con i militari avvenuto martedì a Huehuetenango.
“Il dialogo è rotto” ha annunciato il portavoce del `Movimiento Indígena, Campesino, Sindical y Popular` Daniel Pascual dopo l’ennesima riunione col vice presidente Eduardo Stein. Pascual ha dichiarato che l’esecutivo ha respinto tutte le richieste presentate dai settori sociali, prime tra tutte quella di non pubblicare sulla gazzetta ufficiale il decreto che sancisce l’entrata in vigore del Tlc e di ritirare l’esercito dalle strade; di fatto, l’accordo sarà operativo dal prossimo mercoledì, a 8 giorni dalla pubblicazione.
“Dicono che ci daranno lavoro…ma noi indigeni siamo sempre stati solo mano d’opera a basso costo. Lavoriamo nelle piantagioni di caffè cotone, zucchero e siamo sempre più poveri” ha detto il dirigente autoctono Juan Tiney. Gli ha fatto eco Pascual: “La battaglia non è finita. Ci appelleremo alla Corte Costituzionale”.
I settori sociali insistono nel denunciare i gravi danni che il Tlc arrecherà alla fragile economia nazionale, “colpendo soprattutto i ceti più poveri e favorendo esclusivamente i grandi imprenditori e i latifondisti” come ha dichiarato a `Radio Sonora` il leader sindacale Gilberto Us.
[FB] – GUATEMALA 17/3/2005