“Rimarremo qui fino a quando le nostre richieste non saranno prese in considerazione” ha detto il dirigente autoctono Castulo López sollecitando a nome dei dimostranti le dimissioni del governo locale, accusato di “violazioni dei diritti costituzionali” contro sindacalisti e oppositori contrari alla politica economica delle autorità.
I dimostranti hanno chiesto un incontro con il presidente della Cndh, José Luis Soberanes, ma per il momento non hanno ricevuto una risposta; l’organismo ha comunque emesso un comunicato in cui esorta “il governo di Oaxaca a trovare una soluzione ai conflitti sociali, garantendo il pieno rispetto delle libertà individuali”.
All’inizio della settimana, una rete di organizzazioni non governative (ong) attive in Messico aveva chiesto alla Corte interamericana dei diritti umani di inviare una delegazione a Oaxaca con l’obiettivo di verificare sul campo le condizioni di vita della popolazione indigena, in uno Stato in cui vivono almeno 16 diverse etnie, ognuna con la propria lingua e le proprie tradizioni.
Negli Stati di Oaxaca, Guerrero e Chiapas, a maggioranza indigena, si è concentrata nel 2001 l’opposizione all`attuale legge sui diritti e la cultura indigena varata quell`anno dal Parlamento, considerata dalle organizzazioni native “razzista, classista e discriminatoria”.
Dopo l’approvazione della normativa si sono peraltro interrotti i contatti tra l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) e il governo centrale.