Pubblicato su «l’Espresso»
Messina, 21 giugno 2013. Mancano poche ore al ballottaggio che eleggerà il nuovo sindaco della città. Per sostenere il candidato del Pd interviene Matteo Renzi in persona. Il candidato è un giovane consigliere, Felice Calabrò, noto in città come uomo di Francantonio Genovese.
Si chiude così una strana campagna elettorale. La destra, dopo lunghi anni di governo, è fuori gioco. Al ballottaggio il candidato democratico sfida un vero outsider: Renato Accorinti, attivista No Ponte, alla fine sorprendente vincitore.
Il Partito Democratico si gioca tutto. Per l’ultimo comizio arriva in città Matteo Renzi nella centralissima piazza Duomo. Ogni manifesto che annuncia l’evento è “firmato” da un rettangolo di carta. Uno di questi riporta la dicitura “Associazione Cesam”. Tra i soggetti citati dagli inquirenti nella richiesta di arresto del deputato messinese c’è un ente di formazione con lo stesso nome. Nel maggio 2013, un’associazione omonima ha regolarmente richiesto al Comune l’assegnazione di spazi in qualità di (testuale) “fiancheggiatore per l’elezione a sindaco”.
Nulla di illegale, ma sarebbe la conferma di una continuità di interessi nella galassia Genovese. In attesa del procedimento che dovrà chiarirne le responsabilità, il deputato messinese è oggi accusato di vari reati. In sostanza avrebbe usato a fini privati il denaro pubblico. Secondo i magistrati le società riconducibili al politico avrebbero acquistato a prezzo di mercato e rivenduto al pubblico a costi maggiorati, impiegando i guadagni per favorire le attività politiche.
Capo e promotore
«Capo e promotore di un’associazione a delinquere», viene definito dai giudici. E tutti sanno quello che è stata la formazione professionale in Sicilia negli anni. Insegnanti che non insegnano, allievi attirati unicamente da un misero gettone di presenza. Macchine clientelari e programmi di studio surreali. Attestati inutili e docenti improponibili con tessera di partito in tasca. Più che un ammortizzatore sociale, un cloroformio capace di anestetizzare intere generazioni. Al di là del procedimento giudiziario, la responsabilità di Genovese è soprattutto sociale. Aver lucrato, anche solo in termini politici, sulla disperazione dei disoccupati.
Renzi forse non se ne era accorto nel suo breve soggiorno messinese. O forse sì e ha preferito chiudere gli occhi. Resta da capire quale delle due ipotesi è più grave per il giovane premier dai vecchissimi comportamenti.