«A soli 23 euro imperdibile sconto di Sky Sport». Una delle tante pubblicità sul web, solo che compare come layer trasparente di una partita di calcio. Pirata. I siti che trasmettono illegalmente in streaming eventi sportivi sono da molti anni il bersaglio di denunce penali. Le pay tv sono ovviamente il soggetto più attivo di queste azioni. L’obiettivo è sequestrare i server e oscurare pagine celebri come Roja Directa che funzionano da aggiornatissime guide dello sport in rete. Le partite di calcio pirata, tuttavia, sono seguite da milioni di persone grazie a indirizzi web che scompaiono e riappaiono da una parte all’altra del mondo.
Intorno a questi circuiti è nato un business pubblicitario enorme. Guardando un incontro di serie A, infatti, appaiono sia banner equivoci (scommesse, incontri, …) che inserzioni di grandi aziende. Tra gli altri: Poste italiane, Feltrinelli, Wind, Tiscali. E, a sorpresa, Sky, diretto concorrente dei siti pirata. Come è possibile questo paradosso? La risposta è nella pubblicità a rotazione di Internet. Le aziende si affidano a circuiti come per esempio AdSense di Google, il più noto ma non l’unico. Il proprietario del sito preleva il codice a rotazione dopo essersi iscritto al circuito. Sarà un algoritmo automatico ad associare i contenuti della pagina alle keywords inserite dall’inserzionista. Ed è facile che Sky Sport sia collegato a una pagina che si occupa di calcio.
Ma le aziende ne sono consapevoli? Sicuramente no, il conflitto d’interessi è evidente. E anche Poste italiane non ci fa una grande figura, è un’azienda del Ministero del Tesoro che si pubblicizza su pagine illegali. Il tema è comunque controverso, perché spesso i server hanno sede in paesi per cui le pay tv non hanno acquistato diritti.