I maestri nicaraguesi non demordono ed entrano oggi nella seconda settimana consecutiva di sciopero generale per ottenere il promesso aumento salariale, nonostante le presunte “pressioni psicologiche” e “minacce di licenziamento” che sarebbero state esercitate ai loro danni negli ultimi giorni, almeno secondo il segretario generale dell’Associazione nazionale degli educatori del Nicaragua (Anden), José Antonio Zepeda.
Lo sciopero dei circa 30.000 maestri nicaraguesi va avanti, ha affermato il capo dell’Anden, confermando la possibilità di una marcia di protesta sulla capitale Managua nel caso in cui il governo dovesse continuare a rigettare le richieste dei lavoratori delle scuole primarie. Da otto giorni ormai almeno 6.500 delle 7.100 scuole materne ed elementari del Paese sono chiuse a causa dello sciopero proclamato dalle associazioni sindacali di settore a partire dal primo giorno di scuola – che avrebbe dovuto essere lo scorso lunedì 31 gennaio – e al quale ha aderito una folta maggioranza degli insegnanti.
Questi ultimi chiedono di inserire subito nella loro busta paga due bonus già approvati dal Parlamento per complessivi 705 córdobas (circa 33 euro); l’esecutivo ribatte riconoscendo solo un incremento di 433 córdobas (circa 20 euro), cifra che non può essere ‘sforata’, secondo l’esecutivo di Managua, se non correndo il rischio di violare gli accordi di cooperazione sottoscritti con il Fondo monetario internazionale (Fmi), che ha già annunciato l’intenzione di revocare i suoi contributi se nel 2005 il deficit fiscale supererà i 642 milioni di córdobas (circa 29 milioni di euro).[LL]