ROMA – Rapita a Bagdad Giuliana Sgrena, giornalista inviata del quotidiano il Manifesto. La donna era stata nella moschea sunnita di al Kastl, nella zona dell`Università di Bagdad: secondo quanto ha riferito ai giornalisti italiani l`interprete, un gruppo di uomini armati ha fermato l`autovettura sparando. Sotto la minaccia delle armi, lei è stata costretta a uscire e a seguire il commando, che disponeva di due auto: una Opel e una Kia. Nella moschea ci sono molti sfollati di Falluja, la roccaforte sunnita espugnata in novembre: fra loro, si suppone, anche molti ribelli sfuggiti agli americani.
Il rapimento è stato vissuto in diretta da un`altra giornalista italiana, Barbara Schiavulli, compagna di stanza della Sgrena, che ha ricevuto in albergo una telefonata muta. Dai rumori di sottofondo – spari e voci concitate – ha potuto ricostruire quanto stava accadendo e così a dare l`allarme. La Schiavulli è riuscita a distinguere anche i passi sull`acqua (oggi a Bagdad è piovuto).
Secondo quanto riferito dal direttore del “Manifesto”, Gabriele Polo, Sgrena si era messa in contatto telefonicamente col suo giornale intorno alle 12 ora italiana. Cioè appena prima di essere sequestrata.
E a parlare del lavoro dell`inviata è anche Sandro Medici, ex direttore del quotidiano. “La conosco da tanti anni – racconta – è una giornalista esperta, speriamo che la vicenda finisca per il meglio. Venne al giornale all`epoca della costituzione del Pdup, che raccolse un gruppo di persone proveniente da Avanguardia Operaia. Seguì il periodo della mattanza fondamentalista in Algeria ed era una grande esperta delle vicende del fondamentalismo”.
Sgrena è stata corrispondente per il Manifesto in Afghanistan, Somalia, Algeria. Ha pubblicato diversi libri sul tema, come La schiavitù del velo, Roma, Manifestolibri, 1995 e Kahina contro i califfi, Roma, Datanews, 1997.
Il ministro dell`Interno Pisanu ha assicurato tutto il suo impegno: “Faremo di tutto per liberarla”. Il presidente della Repubblica Ciampi è in costante contatto con la Farnesina. Il premier Berlusconi è stato subito informato del fatto.
La Repubblica, 4 febbraio 2005