La crisi diplomatica – una delle più gravi esplose negli ultimi anni – tra Colombia e Venezuela per l’arresto, considerato illegale dal governo venezuelano, del capo guerrigliero delle Farc (Forze armate rivoluzionare della Colombia) Rodrigo Granda, avvenuto forse a Caracas ad opera di agenti colombiani in violazione delle norme del diritto nazionale e internazionale, non è responsabilità di Bogotá ma degli Stati Uniti d’America: lo ha sostenuto il presidente venezuelano Hugo Chávez davanti a una folla di suoi sostenitori che hanno intrapreso una marcia di 16 chilometri fuori Caracas, affermando che “so da dove vengono queste provocazioni: da Washington, non da Bogotá”.
Il presidente venezuelano ha aggiunto che il governo colombiano dovrebbe avere il coraggio di ammettere il suo errore e non commetterne di nuovi. La Colombia alla fine della corsa settimana ha inviato una lista di una decina di guerriglieri delle Farc e dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale) che si muoverebbero liberamente in territorio venezuelano, attaccando postazioni delle forze armate colombiane e obiettivi civili. Secondo il vicepresidente venezuelano, José Vicente Rangel, la lista inviata da Bogotá è “deludente” perché non tiene conto “di tutti i narcottrafficanti e i paramilitari colombiani” che entrano illegalmente in territorio venezuelano. “Sembra che il governo colombiano non dia importanza a questi fattori di perturbazione” ha aggiunto polemicamente Rangel.[LL]