Lo ha detto, in un comunicato, la ‘Red por la paz’, rete di organizzazioni non governative presenti nello Stato meridionale messicano, di cui fanno parte, tra gli altri, la Caritas di San Cristóbal e il Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas.
Replicando al capo dello Stato, secondo cui in Chiapas “vige oggi la cultura del dialogo, della solidarietà e dell’armonia” e l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) “è ormai cosa del passato”, la ‘Red’ ha sottolineato che non solo il conflitto resta aperto, “ma nel 2005 continueranno gli scontri e le divisioni, dal momento che né Fox né il governatore Pablo Salazar sembrano intenzionati a formulare proposte capaci di superare l’emarginazione dei popoli indigeni”.
L’analisi della ‘Red’ è stata condivisa anche da Javier Manzano, presidente della Commissione per le questioni indigene della Camera dei Deputati. “Non possiamo dire che il conflitto in Chiapas è risolto quando esistono ancora repressione e intimidazioni, i gruppi paramilitari sono ancora attivi e ci sono sfollati senza un posto dove vivere” ha sottolineato Manzano, precisando che secondo stime ufficiali sono almeno 20.000 gli indigeni ‘desaplazados’ a causa della violenza.
[FB] – MEXICO 20/1/2005