Si è concluso con la richiesta delle dimissioni del capo dello Stato Carlos Mesa lo sciopero di 48 ore convocato dai principali sindacati regionali a Santa Cruz, considerata il ‘motore economico’ della Bolivia: il ‘comitato civico’, sceso in piazza per protestare contro il recente aumento del prezzo del combustibile tra il 10 e il 23%, ha rilanciato la battaglia per ottenere l’autonomia, sostenendo che “Mesa è inadatto a governare”. Di fronte al rifiuto del presidente di tornare sui propri passi, i promotori dello sciopero hanno minacciato nuove agitazioni nei prossimi giorni.
L’altro fronte della protesta, concentrato a El Alto, sull’altopiano della capitale, ha ottenuto invece dal governo l’impegno a rivedere il contratto siglato nel 1997 con l’impresa ‘Aguas del Illimani’, filiale della multinazionale francese ‘Suez Lyonnaise des Eaux’, accusata di essere incorsa in gravi disservizi e aver incrementato arbitrariamente le tariffe per l’erogazione dell’acqua potabile, a cui attualmente non hanno accesso oltre 40.000 famiglie della zona.
La decisione non è bastata a convincere i ‘campesinos’ dell’altopiano, guidati da Felipe Quispe, pronti a marciare su La Paz da lunedì prossimo contro la politica economica del governo. Secondo il massimo dirigente dell’opposizione e capo dei ‘cocaleros’ (produttori di coca) del Chapare, Evo Morales, se Mesa non revocherà gli aumenti di benzina e gasolio “sarà necessario andare subito a nuove elezioni”. [FB]
Bolivia, 14/1/2005