La magistratura spagnola aprirà questa mattina una pagina inedita nella sua storia giudiziaria quando l’ex-tenente della Marina argentina Adolfo Scilingo, 58 anni, siederà sul banco degli imputati per rispondere di gravi violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-’83): si tratta del primo ex-gerarca argentino processato in un Paese straniero, grazie a una storica sentenza emessa dalla ‘Corte Nacional’ spagnola nel 1998 che, sancendo il principio di ‘giustizia universale’ per i crimini di lesa umanità, stabilì la competenza della magistratura spagnola, anche in caso di reati consumati al di fuori del territorio nazionale.
L’avvocato dell’accusa Carlos Slepoy, intellettuale argentino detenuto negli anni del regime, chiederà 6.626 anni di carcere per Scilingo, “una pena esemplare – ha precisato – dal momento che il codice penale spagnolo non prevede detenzioni superiori ai 30 anni”. Si stima che le udienze saranno oltre una ventina, dato l’elevato numero di testimoni chiamati a deporre, oltre 150, tra cui anche il Premio Nobel per la Pace argentino, Adolfo Pérez Esquivel.
Giunto in Spagna nel 1995, Scilingo si auto-incriminò pubblicamente, ammettendo di aver gettato nell’Oceano almeno una trentina di ‘desaparecidos’ durante i cosiddetti ‘voli della morte’. “Erano narcotizzati. Li spogliammo e quando il comandante diede l’ordine aprimmo i portelloni e li lanciammo uno per uno” disse all’epoca l’ex-tenente al giornalista argentino Horacio Verbitsky, che ripropose la sua testimonianza nel libro ‘El Vuelo’. [FB]
Argentina 14/1/2005