Lo ha dichiarato nei giorni scorsi Giancarlo Bolgonini, amministratore delegato della Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare, rendendo noto che il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano ha firmato il 2 dicembre scorso un decreto ad hoc, mentre il commissario delegato dal governo alla sicurezza delle installazioni militari Carlo Jean (presidente della Sogin) ha emesso il 16 dicembre un`ordinanza che dispone l`immediato avvio di tutte le procedure per il trasporto all`estero dei materiali pericolosi.
Entrambi i provvedimenti devono però essere ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, dopo il passaggio alla Corte dei conti per il controllo sulla copertura.
A un anno dalle proteste di Scanzano Ionico, la cittadina della Basilicata individuata come luogo per il deposito delle scorie, che costrinsero i treni carichi di rifiuti radioattivi a tornare indietro, sembra dunque vicina alla conclusione “la telenovela del nucleare italiano”. Almeno per i prossimi vent`anni.
Cosa succederà
La Sogin aprirà una gara d`appalto rivolta ai grandi impianti europei in grado di trattare le barre di combustibile. In particolare, si tratta di quello della Bnfl a Sellafield in Inghilterra e di quello della Cogema a La Hague in Francia. Inoltre, è possibile che entri in gioco anche la Russia. Al miglior offerente saranno inviate le circa 250 tonnellate di combustibile irraggiato (si tratta di 1.032 barre squadrate di circa 4 metri di lunghezza) che attualmente si trovano soprattutto (ma non solo) nelle “piscine” di stoccaggio delle centrali di Trino Vercellese e Saluggia (Piemonte) e Caorso (Emilia Romagna).
Il costo presunto dell`operazione, che tra gara internazionale, trasporto e deposito dovrebbe durare un paio d`anni, dovrebbe aggirarsi attorno a 300 milioni di euro. Soldi che la Sogin ha in cassa: 460 milioni di euro, eredità dell`Enel e riceve il contributo di tutti gli italiani che pagano la bolletta della luce (dal 2001 per ogni chilowattora consumato, l`equivalente di 1,22 lire va a finanziare lo smaltimento di scorie nucleari).
Il trasporto delle barre inizierà nella seconda metà del 2005, lasceranno l`Italia tra i 62 e gli 81 contenitori corazzati. Le scorie resteranno all`estero per almeno 20 anni o fino a quando il governo non avrà individuato un deposito finale nazionale dove stoccare le 500 tonnellate di materiale radioattivo di primo e secondo ordine prodotte ogni anno in Italia.
Le reazioni degli ambientalisti
Ambientalisti soddisfatti? Neanche per sogno. “L`ipotesi di uno stoccaggio all`estero delle scorie italiane più pericolose, che oggi sembra realtà, è stata smentita categoricamente due giorni fa dai vertici della Sogin, durante un`audizione in commissione ambiente alla Camera. E` un tema su cui è essenziale la chiarezza, qui invece sembra di essere di fronte all`ennesimo pasticcio”, ha detto Ermete Realacci, deputato della Margherita e presidente onorario della Legambiente. “Giovedì scorso la Sogin ha smentito che ci fossero accordi con Paesi stranieri per lo stoccaggio delle scorie più pericolose: il che non va d`accordo con un decreto firmato il 2 dicembre. Sembra di essere in un libro giallo: qual è la verità?”.
Critico anche il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, secondo il quale “la decisione di trasferire in Francia e Gran Bretagna tutte le scorie nucleari italiane è costosissima e precaria. Serve una decisione europea per risolvere il problema”. Il leader dei Verdi ha poi definito la decisione “una toppa che non copre il problema, anzi lo aggrava. E` pura follia sottoporre le scorie al riprocessamento. Questa scelta avrebbe un senso solo per un Paese che ha delle centrali nucleari in attività. Siamo di fronte al trionfo dell`improvvisazione e dello spreco. La vicenda, poi, solleva questioni di estrema gravità. Quali garanzie ci sono per il trasporto di così tanto materiale radioattivo, sia all`andata che al ritorno?”.
Infine, secondo Andrea Masullo, responsabile energia e clima del WWF Italia, quello che sta facendo la Sogin “è un atto dovuto, una decisione scontata vista la pericolosità delle scorie per l`ambiente e i cittadini ma che ci fa stare tranquilli solo per 20 anni. La decisione è però temporanea e temiamo il loro futuro rientro in Italia per lo stoccaggio definitivo, che sarebbe una scelta grave viste le caratteristiche morfologiche e sismiche del nostro Paese”.