MESSINA – «Il nominato in oggetto vuole chiedere asilo politico. Lo stesso si trova ospite nelle tende del campo da baseball». B. è senegalese. Per lui il documento della Questura non è solo surreale, è anche una vera catena. Il padre lo aspetta a Parigi, ma non può riabbracciarlo. Quel foglio di carta lo vincola a restare in Italia.
Il peggio, però, deve ancora arrivare. Il 26 dicembre il campo diventa un lago di fango. L’allerta meteo era nota da un mese a tutti tranne che ai responsabili messinesi. Alcuni profughi hanno abbandonato le tende, invase dall`acqua, con le stufe e i fili elettrici sulla fanghiglia. La prefettura ha confermato l`agibilità. Gli africani hanno iniziato lo sciopero della fame e occupato il Comune. Il sindaco Renato Accorinti, maglietta rossa e scarpe da tennis, ha spiegato che il ministero dell’Interno non risponde e che bisogna alzare il tiro con proteste più forti.
Idoneità
Il campo c’è dall’inizio di ottobre, sull’onda dell’emozione del grande naufragio di Lampedusa. Prefettura e Università individuano un impianto di basket, il Palanebiolo, che si rivela subito non idoneo. I servizi igienici di un piccolo palazzetto dello sport dovrebbero bastare per 180 persone. «Vengono identificati dei presunti casi di scabbia e le persone sospettate di esserne affette vengono isolate nell’anticamera dei bagni», spiega Pietro Saitta, ricercatore della locale Università. «Ma il caso più eclatante riguarda un giovane con una frattura alla gamba da ferita d`arma da fuoco, lasciato per oltre venti giorni senza cure. Inspiegabili problemi burocratici ne avrebbero impedito l’accesso all’ospedale».
Il sindaco Accorinti propone una soluzione alternativa – un villaggio turistico vuoto – che non viene presa in considerazione. In generale, è chiaro il conflitto di competenze tra poteri civili e strutture di polizia che ragionano in termini di concentrazione, controllo e razionalizzazione “militare”.
Nei giorni successivi il palasport si svuota e viene impiantata la tendopoli, che serve allo smistamento dai centri di prima accoglienza ai Cara. Qui è svolta – spesso con tempi lunghissimi – la procedura d’asilo. Lo status giuridico dei luoghi di smistamento è in assoluto quello più incerto. Non sono neppure CPSA come Pozzallo o Lampedusa.
Gambia
Nelle tende sono passati migranti di diversa provenienza. Ora è la volta dei gambiani e dei senegalesi di Casamance. Vengono in genere dalla Libia e sono sopravvissuti alle onde del Mediterraneo. Qualcuno è reduce da esperienze spaventose e non ha più nessuno, ha perso tutti in una delle tante guerre africane.
Altri hanno solo bisogno di un “corridoio di buon senso” che li porti in un altro paese europeo dove li aspettano parenti e amici. Non vogliono essere accolti. Questa accoglienza nel fango è una doppia prigione. Una situazione che si risolverà facendo saltare Dublino, il regolamento europeo che incatena i profughi a paesi palesemente incapaci di fare anche le cose più semplici. Grecia e Italia, per esempio. Ancora una volta, infatti, gli stranieri hanno evidenziato i problemi del nostro Paese. Qualcuno a Bruxelles dovrebbe leggere la storia del campo di baseball nel fango. Capirebbe che le frontiere interne europee non possono rimanere chiuse per i profughi.
Fotostoria
Immagini di Circolo Arci Thomas Sankara, Pietro Saitta, Antonello Mangano
26 dicembre – La tendopoli alluvionata
26 dicembre – L`acqua e le tende
27 dicembre – Stufe elettriche e fango all`interno delle tende
27 dicembre – Ancora un lago di fango nel campo
27 dicembre – Il sindaco Accorinti parla agli africani
27 dicembre – Il comune occupato
Ottobre 2013 – Ferite non curate a circa 3 settimane dall`arrivo