Amministratori delegati, direttori, responsabili del servizio protezione e prevenzione, responsabili amianto. Non fa i nomi, la Procura di Gela, ma sono comunque personalità di spicco della Raffineria di Gela a risultare indagate per danni causati dall’esposizione all’amianto. Trentotto dirigenti di “diverse società facenti capo al gruppo ENI che, nel corso degli anni, con varie denominazioni, hanno operato all’interno del sito industriale della Raffineria di Gela, nonché di ditte dell’indotto che ugualmente hanno lavorato nell’area”.
L’ipotesi accusatoria è quella di aver causato a diversi lavoratori lesioni personali gravi e, in due casi, anche la morte, a seguito dell’esposizione a materiali contenenti amianto. Lunghe e laboriose le indagini, a detta della Procura, perché hanno riguardato un arco temporale lunghissimo: tra i 20 e i 25 anni a seconda dei casi. Da quando cioè, con la legge n°257 del 27 marzo 1992, la produzione e la lavorazione dell’amianto (fino ad allora sostanza largamente usata specie nell’edilizia) vennero proibite dallo Stato. Ma, come ricordato nel corso del convegno regionale sull’amianto che si è tenuto proprio a Gela lo scorso 23 settembre, “in Sicilia ogni anno ci sono 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire”. E queste sono le cifre stimate. Poi c’è l’occulto, che porta al rialzo chissà di quanto questo dato.
Intanto in tribunale l’amministratore delegato della Raffineria di Gela, l’ing. Bernardo Casa, preferisce non commentare. Le indagini, portate avanti dalla guardia costiera e dal corpo forestale in forza alla polizia giudiziaria della Procura di Gela, “sono scaturite da numerose denunce presentate da lavoratori che avevano prestato la loro attività all’interno dello stabilimento, nonché dai referti inviati dall’INAIL nei casi di riscontro di malattie professionali derivanti dall’esposizione all’amianto”. Segnalazioni che, grazie al lavoro di supporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (ONA) di Gela, si fanno sempre più numerose. Gli accertamenti, ricorda sempre la Procura, “sono complicati dal fatto che l’area industriale in questione costituisce un sito multi – societario che ha visto, anche nei settori nei quali vi era il rischio di esposizione ad amianto, l’avvicendamento nel corso del tempo di molte società (diretto e indotto) ed altrettanto continui mutamenti negli assetti aziendali di vertice”. Mentre l’ONA, che ad oggi in città conta 300 iscritti, annuncia che si costituirà parte civile nel processo, il sindaco di Gela Angelo Fasulo alla tv locale Retechiara dice che il Comune sta ancora valutando il da farsi.
Il dato più allarmante lo fornisce il presidente nazionale dell’ONA Ezio Bonanni.”In questi anni – ricorda l’avvocato – tra i lavoratori della raffineria siciliana abbiamo registrato quasi 100 casi tra morti e malattie che i medici riconducono alla presenza di amianto”.