Piana di Sibari/ Violenza selvaggia contro le donne nel distretto delle clementine

Il passaporto mortuario di Florentina: accoltellata da viva, sequestrata da morta

Antonello Mangano
  Ammazzata a coltellate, messa in un sacco nero e gettata nel torrente. La notizia della morte di Florentina è arrivata in Romania via Internet. Il cadavere è rimasto tre mesi «sequestrato» nell`obitorio di Rossano perché mancava il «passaporto mortuario», per la «mafia delle pompe funebri» e per mancanza di soldi. Solo grazie a un canale tv, a una compagnia aerea rumena e alla Caritas il padre è arrivato in Italia: «Porto in valigia un vestito da sposa bianco per la mia bambina».
Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su email
Condividi su print

Saveni, provincia di Botosani. Una delle zone più povere della Romania. La notizia è arrivata via Internet. Così la famiglia Boaru ha saputo che Florentina, 19 anni, è stata uccisa in Calabria. L’assassino l’ha presa a coltellate, le ha sfondato il cranio, ha preso il corpo sfigurato e lo ha messo in un sacco nero. Dopo averlo chiuso con delle corde, lo ha gettato in un torrente nei pressi di Rossano Calabro. Poi ha avvisato i carabinieri con due telefonate, una con un cellulare che risulterà rubato a un rumeno, l’altra da una cabina telefonica. Il sospettato è l’uomo che avrebbe avuto una relazione con lei, probabilmente chiedendole di convivere. L’identificazione grazie a un tatuaggio a forma di farfalla. Il prossimo 21 novembre a Cosenza è prevista la prima udienza.

Per oltre tre mesi i resti sfigurati sono rimasto nell’obitorio. Bloccati in Italia. Ostacoli burocratici? Mancanza di soldi? Una deputata rumena parla della «mafia delle pompe funebri», con riferimento agli stessi soggetti che alla fine del 2012 si contesero a calci e pugni i cadaveri dei braccianti travolti dal treno a un passaggio a livello nelle campagne locali.

«La ditta locale pretendeva troppi soldi», racconta Carmen Florea, la mediatrice culturale che col suo intervento ha permesso di sbloccare la situazione. «Quando il padre è arrivato in Italia ha firmato tutti i documenti per il rimpatrio». Dopo la partenza si scopre che manca il «passaporto mortuario». La salma è ancora bloccata. «Evitiamo una scandalo internazionale», ha detto Florea, consapevole che la questione stava diventando sempre più conosciuta in Romania. E così si è trovato il documento, il rimpatrio è stato gestito dai rumeni ma la tensione non è calata. Nel giorno della partenza una pattuglia dei carabinieri ha scortato la salma fino alla statale 106.

Romit Tv, il canale dei rumeni in Italia, la compagnia aerea Blue Air e la Caritas Migrantes hanno offerto i soldi per il viaggio. E così Costel Boaru ha messo un abito bianco da sposa nella valigia ed è venuto a riprendersi sua figlia. Si usa così a Botosani per chi muore prima di sposarsi.

La ragazza era una prostituta? «Alcuni l’hanno descritta così, ma io non riesco a crederci. Comunque, oggi non è questo il punto». Nella zona in ogni caso il fenomeno diventa sempre più grave, specie su un tratto della strada statale 106. A ferragosto, probabilmente per uno scontro tra albanesi e rumeni, un uomo è stato ammazzato sulla spiaggia. Il racket all’interno della comunità diventa più evidente nel mese di dicembre, quando la raccolta delle clementine attira più di 10mila persone, organizzate da un caporalato capillare che inizia già nei paesi dell’Est.

Il caso ha profondamente colpito la Romania. Il fratello della vittima nel frattempo è stato licenziato per essersi ribellato allo sfruttamento imposto da una ditta italiana di abbigliamento impiantata a Botosani. «L’orario di lavoro stabilito è di 10 ore al giorno, sabato e domenica 6 ore e per lo straordinario il lavoratore non percepisce niente», racconta un giornale locale rumeno.

Lo scorso 15 maggio Fabiana Luzzi, una quindicenne italiana veniva bruciata viva a Corigliano Calabro. Tutta Italia è rimasta sconvolta da quella brutale violenza. Ma dietro quella storia c’è il dramma senza fine che colpisce la comunità rumena della provincia di Cosenza, migliaia di persone strette tra sfruttamento selvaggio degli italiani e racket dei connazionali.

Le foto

 Questa storia è stata letta 9491 volte

La Spoon River dei braccianti

Il libro
La Spoon River dei braccianti

Otto eroi, italiani e no, uomini e donne.
Morti nei campi per disegnare un futuro migliore. Per tutti.
Figure da cui possiamo imparare, non da compatire.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su email
Condividi su whatsapp

Laterza editore

Lo sfruttamento nel piatto

Le filiere agricole, lo sfruttamento schiavile e le vite di chi ci lavora


Nuova edizione economica a 11 €

Lo sfruttamento nel piatto

Ricominciano le presentazioni del libro! Resta aggiornato per conoscere le prossime date