Industria e lavoro, la crisi dell`indotto intorno al Petrolchimico

Il «modello Marchionne» anche a Gela?

Andrea Turco
  Da giorni gli operai della Smim impianti, storica ditta che opera all`interno del petrolchimico gelese voluta da Mattei, sono in sciopero. Protestano per il mancato pagamento delle ferie. L`amministratore unico annuncia il taglio del gettone di presenza, il premio ferie (la quattordicesima mensilità) e la mensa. Rischio licenziamento per 61 operai su 160. Gli operai: siamo consapevoli della crisi ma non ci stiamo a perdere la dignità.
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GELA (CL) – Stanchi, sfibrati e isolati persino dai colleghi. Ma con ancora la voglia di lottare per i propri diritti. Appaiono così gli operai della Smim impianti al decimo giorno di sciopero davanti gli uffici amministrativi della propria azienda. La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di tensioni è il mancato pagamento delle ferie. “Ci costringono ad andare in ferie a causa dello scarso lavoro – dicono – e poi scopriamo che queste ferie obbligate neanche ci vengono retribuite”. Ogni lunedì si ripete lo stesso copione. All’ingresso gli operai trovano il capocantiere di turno che decide chi può andare a lavorare e chi deve tornarsene a casa.

Eppure la Smim impianti è una delle aziende storiche dell’impianto petrolchimico gelese. Voluta da Enrico Mattei in persona, opera nel circuito dell’indotto dal 1960. Ma la concorrenza sulle commesse dell’Eni si è fatta spietata, così il lavoro scarseggia sempre più. E a ciò si aggiungono il pagamento degli stipendi (quasi) perennemente in ritardo, le quattordicesime del 2012 e del 2013 non ancora erogate, operai che lamentano di aver scontato tre anni di cassa integrazione a 800 euro al mese e denunciano che non si è rispettato un accordo del 2009 firmato a Caltanissetta che garantiva la turnazione della cassa integrazione con 15 giorni a testa.

Inoltre le ultime mosse dell’amministratore unico della Smim impianti, l’ing. Giancarlo Barbieri, somigliano molto al “metodo Marchionne”. Pur se in trattativa da tempo con le rappresentanze sindacali, qualche giorno fa Barbieri annuncia l’intenzione di voler tagliare il gettone di presenza, il premio ferie (la cosiddetta quattordicesima) e la mensa. Conti in tasca, 300 euro in meno al mese nelle tasche degli operai e delle loro famiglie. In pratica la Smim impianti agirebbe in deroga al contratto nazionale dei metalmeccanici, proprio come fa Marchionne con gli stabilimenti Fiat. “Potrebbe fare da apripista per le altre ditte dell’indotto”,  denunciano i sindacati. Che hanno chiesto la convocazione di un tavolo tecnico in Prefettura “per non inasprire ulteriormente il clima sociale”.

E invece al primo giorno di sciopero giunge un’altra lettera dell’azienda nella quale si comunica la volontà di tagliare 61 posti di lavoro su 160 dipendenti attraverso il procedimento della mobilità.

“Noi operai siamo esasperati – dice uno scioperante – la ditta non vuole utilizzare neanche gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione e il contratto di solidarietà”. Un altro invece ribatte che “in teoria da qualche tempo sindacati e operai avevano deciso il blocco degli straordinari: meno lavoro ma per tutti. In realtà  – conclude – sono gli stessi nostri colleghi che entrano di soppiatto a lavorare”. Tutti contro tutti, all’insegna del “si salvi chi può”. E la solidarietà? “Non esiste più da almeno 20 anni – dice un operaio sconsolato. Siamo consapevoli della crisi ma non ci stiamo a perdere la dignità”.

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