Pubblicato su l`Espresso
MESSINA – Jeans, barba lunga e maglietta «No Ponte». Renato Accorinti arriva nella piazzetta di Camaro San Paolo, quartiere degradato della città. Ci sono poche decine di persone sedute sui gradini della chiesa. Molti bambini. «Anche questi scalini possono diventare bellissimi», dice. Inaugura così un`avventura senza mezzi e senza partiti. Girando in bicicletta. Parlando quotidianamente con la gente comune. Così ha costruito una stranissima campagna elettorale. E` arrivato al 23,88% e – dopo ore di incertezza – è andato al ballottaggio.
Come ha fatto? La cattiva gestione delle amministrazioni precedenti ha aperto nuovi spazi. La crisi delle casse comunali è il tema principale della campagna. «Il default non è un fatto naturale», dice Accorinti. «E` il frutto degli sperperi provocati governando senza saggezza». Il candidato-pacifista ha proposto «l`assessorato all`autogestione dei Beni Comuni», vuole recuperare risorse dagli affitti inutili degli uffici comunali e avviare la differenziata fino al 70%. «Mediazione non è compromesso», aggiunge. «Ma siamo contro i gruppi d`affari che hanno rovinato questa città». Tra le proposte più importanti la lotta alla povertà con il Last-Munte-Market, ovvero il riciclo delle derrate alimentari in scadenza. E la flotta comunale per l`attraversamento dello Stretto. Un`idea rivoluzionaria se si pensa che il traghettamento privato è il principale business del gruppo Franza/Genovese, lo stesso che controlla la maggioranza del PD.
Nel centrosinistra la componente UDC ed ex DC rimane decisiva. Ma il candidato Felice Calabrò si ferma al 49,94% dopo una notte e mezza giornata al cardiopalma. La destra non è pervenuta. L`ex sindaco PDL lascia in eredità un Comune commissariato e sull`orlo del default. I grillini sono spariti: appena il 2,8%.
«Ci sono cose che si fanno senza soldi e vi sbalordiremo», dice presentando la candidatura. Accorinti ha sorpreso una città abituata al voto clientelare. Ma chi lo ha scelto sa che non avrà nulla in cambio. Il suo curriculum non è quello del politico di professione. E` più che altro un attivista storico: pace, antimafia e ambiente sono i suoi temi. Diventa il simbolo del movimento «No Ponte» quando nel 2002 si arrampica sul pilone di Torre Faro, un traliccio in disuso della rete elettrica che domina lo Stretto. Per un giorno e una notte espone a 220 metri di altezza due striscioni contro la costruzione del Ponte. E contro i soldi che possono arrivare. All`inizio sembra una lotta impopolare in un territorio caratterizzato dalla disoccupazione endemica. Poi arriveranno manifestazioni contro l`attraversamento stabile sempre più imponenti, fino a 10 mila persone in piazza.
Accorinti è anche noto come pacifista storico. All`inizio degli anni `80 è a Comiso contro gli Euromissili, dieci anni più tardi finisce sotto processo perché durante una manifestazione contro l`intervento italiano nella Guerra del Golfo istiga i militari a disertare: «Se vi arriva la cartolina precetto, strappatela». Dopo un anno e mezzo il Tribunale sentenzia che il fatto sussiste ma non costituisce reato.
Altro tema importante è la legalità. In una città dove «la mafia non esiste», si batte per la memoria di Graziella Campagna, una diciassettenne barbaramente uccisa dopo aver scoperto casualmente la vera identità di un latitante di Cosa Nostra. Dal 1997 la piscina comunale è formalmente intitolata alla memoria della ragazza. Ma non se ne accorge nessuno: non c`è neppure una targa. L`omicidio è una ferita aperta nella città perché coinvolge una vasta rete di complici. Accorinti scrive alle varie amministrazioni comunali. Nessuno risponde. Solo nel 2008 raggiunge l`obiettivo. Sulla targa oggi è scritto: «La tua memoria, il nostro impegno per costruire il domani».