GELA (CL ) – Settemila anni di vita, uno dei centri della Magna Grecia, citata da Virgilio nell’Eneide. Ma oggi la città di 80mila abitanti è conosciuta soprattutto per il petrolchimico dell’Eni. E per le sue conseguenze: i versamenti di petrolio in mare, le malformazioni, i morti indiretti dovuti all’inquinamento. E quelli diretti. Lo scorso novembre un tubo da otto tonnellate lungo una ventina di metri uccideva Gianfranco Romano. Trent’anni, operaio dell’indotto, stava lavorando nell’isola sei della raffineria. Martedì scorso uno sversamento di petrolio in mare. Una tonnellata di idrocarburi in acqua. L’Eni si scusa («Non succederà mai più»), il sindaco Fasulo assicura «la balneabilità del nostro mare mantenendo sempre alta l’attenzione sulle tematiche ambientali». L’assessore all’ambiente chiede all’Eni una campagna mediatica internazionale che «ci consenta di riconquistare il titolo di città a vocazione turistica».
Qualche giorno prima l’Espresso aveva pubblicato un’inchiesta («Gela come Taranto») furiosamente contestata. I dati sono vecchi, la foto della spiaggia pure. Ed ecco arriva il petrolio proprio in quella spiaggia. «Perché il cane dell’Agip ha sei zampe?» dice un bambino del luogo citato dal settimanale. «Perché è malformato».
Come spesso accade in questi casi la correlazione tra malattie e inquinamento non è un dato acquisito. Il problema vero è il consenso del «mostro», la fabbrica voluta nel 1965 da Enrico Mattei in persona. Un mural sul muro dello stadio rappresenta la storia millenaria della città dai greci ad oggi. Una pietra miliare è proprio dedicata all’uomo dell’Eni, rappresentato davanti a una petroliera e alle ciminiere della raffineria.
Solo pochi giorni fa, dopo lo sversamento, si è formato il comitato «No Eni», ci spiega Rosario Cauchi del «Quotidiano di Gela». Una trentina di persone per il primo esperimento del genere. Finora nulla di strutturato aveva contestato la presenza Eni. Anche se ormai i lavoratori sono circa 3000 – con alcune migliaia dell’indotto – si tratta di stipendi veri. E da queste parti non è poco. È il prezzo della benzina, salute in cambio di buste paga. A Gela vengono lavorati ogni anno circa 5 milioni di tonnellate di greggio pesante provenienti dai pozzi siciliani e da Egitto, Libia e Iran. Benzina, gasolio e Gpl partono poi per i distributori di tutta Italia. Paradossalmente, alle locali pompe Eni, il prezzo è quello medio attuale, 1 euro e 70.