Una campagna di pressione per l`internalizzazione nella logistica

@Ikea, assumi direttamente i lavoratori-migranti di Piacenza

Redazione terrelibere
  Questa non è una campagna di boicottaggio, ma di pressione. Dobbiamo raccogliere migliaia di adesioni e portarle a Ikea Italia. Per spiegare che una multinazionale da 27 miliardi di fatturato non può ricorrere al lavoro a giornata. Operai egiziani, pakistani, albanesi hanno già vinto alla TNT recuperando alla collettività milioni di euro di contributi. Non possono essere lasciati soli. Perché la loro lotta è anche la nostra.
Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su email
Condividi su print

Nel polo logistico di Piacenza c’è l’immenso magazzino Ikea che serve Italia, Svizzera e Mediterraneo orientale. Braccia egiziane, pakistane, albanesi spostano le merci che arrederanno le nostre case. Non sono assunti direttamente, ma tramite cooperative in subappalto. Dopo blocchi, scioperi e proteste, chiedono condizioni di lavoro dignitose. In particolare, la fine degli straordinari e dei riposi punitivi. Secondo i sindacalisti, questi metodi somigliano sempre più al lavoro a giornata in agricoltura.

 

 

    Le lotte all’Ikea danno continuità a quelle vittoriose al corriere TNT, dove i lavoratori–migranti hanno ottenuto migliori condizioni di lavoro e soprattutto milioni di euro di contributi per le casse pubbliche, con un beneficio per la collettività. L’irregolarità nei contratti di lavoro – spesso presente nella rete dei subappalti – danneggia tutti noi: lo Stato incassa meno risorse e quindi è costretto a tagliare i servizi. «Noi stranieri siamo di passaggio», dicono i lavoratori. «Ma lottiamo anche per gli italiani».

Come cittadini e consumatori chiediamo a Ikea Italia di assumere direttamente i lavoratori secondo il contratto di categoria. Un’azienda attenta al sociale non può limitarsi a sottoporre codici di condotta ai fornitori.
Una multinazionale da 27 miliardi di fatturato, con un +8% di utile (dati Sole 24 Ore per l’esercizio 2012) non soffrirà per l’assunzione diretta dei magazzinieri. Il subappalto, infatti, più che un mezzo di organizzazione del lavoro, sembra uno strumento di ricatto. L’azienda afferma che il basso costo dei mobili non deve dipendere da condizioni di lavoro degradanti. Oggi questa affermazione può diventare realtà.

Terrelibere.org si occupa dal 1999 di immigrazione. Il lavoro dei migranti è stato negli anni il laboratorio dello sfruttamento. Oggi è diventato il laboratorio del nuovo sindacalismo. Supportare le rivendicazioni nel polo logistico milanese significa difendere i nostri diritti, anche quelli degli italiani. [In collaborazione con change.org]

Appello

Sei un consumatore Ikea? Chiedi l’assunzione diretta dei lavoratori nel polo di Piacenza. Una multinazionale da 27 miliardi di fatturato può tranquillamente offrire condizioni di lavoro dignitose e prezzi competitivi.

 Questa storia è stata letta 5987 volte

La Spoon River dei braccianti

Il libro
La Spoon River dei braccianti

Otto eroi, italiani e no, uomini e donne.
Morti nei campi per disegnare un futuro migliore. Per tutti.
Figure da cui possiamo imparare, non da compatire.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su email
Condividi su whatsapp

Laterza editore

Lo sfruttamento nel piatto

Le filiere agricole, lo sfruttamento schiavile e le vite di chi ci lavora


Nuova edizione economica a 11 €

Lo sfruttamento nel piatto

Ricominciano le presentazioni del libro! Resta aggiornato per conoscere le prossime date