Nel polo logistico di Piacenza c’è l’immenso magazzino Ikea che serve Italia, Svizzera e Mediterraneo orientale. Braccia egiziane, pakistane, albanesi spostano le merci che arrederanno le nostre case. Non sono assunti direttamente, ma tramite cooperative in subappalto. Dopo blocchi, scioperi e proteste, chiedono condizioni di lavoro dignitose. In particolare, la fine degli straordinari e dei riposi punitivi. Secondo i sindacalisti, questi metodi somigliano sempre più al lavoro a giornata in agricoltura.
Le lotte all’Ikea danno continuità a quelle vittoriose al corriere TNT, dove i lavoratori–migranti hanno ottenuto migliori condizioni di lavoro e soprattutto milioni di euro di contributi per le casse pubbliche, con un beneficio per la collettività. L’irregolarità nei contratti di lavoro – spesso presente nella rete dei subappalti – danneggia tutti noi: lo Stato incassa meno risorse e quindi è costretto a tagliare i servizi. «Noi stranieri siamo di passaggio», dicono i lavoratori. «Ma lottiamo anche per gli italiani».
Come cittadini e consumatori chiediamo a Ikea Italia di assumere direttamente i lavoratori secondo il contratto di categoria. Un’azienda attenta al sociale non può limitarsi a sottoporre codici di condotta ai fornitori.
Una multinazionale da 27 miliardi di fatturato, con un +8% di utile (dati Sole 24 Ore per l’esercizio 2012) non soffrirà per l’assunzione diretta dei magazzinieri. Il subappalto, infatti, più che un mezzo di organizzazione del lavoro, sembra uno strumento di ricatto. L’azienda afferma che il basso costo dei mobili non deve dipendere da condizioni di lavoro degradanti. Oggi questa affermazione può diventare realtà.
Terrelibere.org si occupa dal 1999 di immigrazione. Il lavoro dei migranti è stato negli anni il laboratorio dello sfruttamento. Oggi è diventato il laboratorio del nuovo sindacalismo. Supportare le rivendicazioni nel polo logistico milanese significa difendere i nostri diritti, anche quelli degli italiani. [In collaborazione con change.org]
Appello
Sei un consumatore Ikea? Chiedi l’assunzione diretta dei lavoratori nel polo di Piacenza. Una multinazionale da 27 miliardi di fatturato può tranquillamente offrire condizioni di lavoro dignitose e prezzi competitivi.