Inchiesta / Come la Calabria spende i fondi europei

Il Ponte è morto, i suoi sprechi no

Antonello Mangano
  Mezzo milione di euro per selezionare e formare il personale calabrese del Ponte sullo Stretto, “vista l’urgenza legata al prossimo avvio dei lavori”. È un programma della Regione Calabria finanziato con i Fondi Europei. Il progetto è fermo, dice l’assessore. Gli open data pubblicati dal Ministero della Coesione lo smentiscono.
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Pubblicato su «MicroMega»

REGGIO CALABRIA – L’importo esatto è 454.166,95 euro. Uno stanziamento previsto per realizzare una “piattaforma informatica per la selezione del personale da impiegare nei lavori pubblici del Ponte sullo Stretto di Messina”. “Esistono ragioni di urgenza, legate al prossimo avvio delle attività di realizzazione”, recitava il decreto del 29 giugno 2011, atto di avvio del progetto. “Adesso è sospeso”, ci dice Francescantonio Stillitani, assessore regionale al lavoro della giunta Scopelliti. “L’obiettivo era quello di selezionare il personale locale per evitare infiltrazioni particolari di ambienti malavitosi. Tutto si è fermato un anno e mezzo fa, abbiamo speso solo qualche decina di migliaia di euro”. Il portale “Open Coesione” del Ministero della Coesione Territoriale afferma invece che sono stati spesi circa 300mila euro, pari all’80% dell’importo. E che l’ultimo pagamento incassato è dell’ottobre 2012.

Grazie agli “open data”, i database che la Pubblica Amministrazione rende liberamente fruibili su Internet, tutti i cittadini potranno accedere alle informazioni e farsi da soli un’idea. Una pratica anglosassone che in Italia potrebbe diventare rivoluzionaria. Basta fare una semplice ricerca in rete e appare la scheda sul Ponte di Messina. Un decreto del governo Monti, datato novembre 2012, prevedeva la sospensione del progetto in attesa di finanziatori. Non essendo mai arrivati, è stato definitivamente accantonato. Ma la società “Stretto di Messina” è ancora operativa. E la Regione Calabria, nell’estate 2011, selezionava esperti informatici, giuridici, valutatori e contabili tramite “procedure comparative”. Ma già a ottobre dello stesso anno un voto della Camera aveva definanziato e nei fatti affossato il progetto del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Una decisione confermata successivamente. In pratica, era chiarissimo a tutti che il Ponte non si sarebbe fatto mai. A tutti, tranne cha alla burocrazia regionale.

Esperti esterni

I soldi del progetto calabrese servono a pagare gli esperti esterni (“tra le risorse umane dell’Azienda non sono presenti le professionalità necessarie”) ed elaborare e diffondere i dati. La “partecipazione privata”, si legge nella scheda pubblicata negli open data, è pari a zero. Il progetto doveva terminare il 31 dicembre 2015. Tra gli obiettivi, la “formazione del personale”, ovvero maestranze residenti in Calabria e selezionate con la piattaforma informatica “Desk”. Mai realizzata, ovviamente. Il coordinatore del progetto, tale Alfredo Iatì, 38 anni, ha già incassato un compenso lordo di 58mila euro per un incarico  da giugno a dicembre 2011. I soldi li gestisce “Azienda Calabria Lavoro”, un ente pubblico – oggi commissariato – nato per “assistere la Regione nelle funzioni di normazione, programmazione, indirizzo, coordinamento, vigilanza, controllo e verifica”, come si legge alla voce “mission” del sito ufficiale. Curioso il logo, una “gif animata” con Charlot alternativamente al computer e con la pala il mano. Chiamiamo la sede di Reggio Calabria per una replica dell’ente e ci risponde un impiegato. “Il commissario non c’è, non sappiamo quando viene”. E chiude il telefono.

“Vacanze piccanti” e gli altri europrogetti

Mezzo milione di euro è il finanziamento per la società che gestisce i rifiuti di Reggio Calabria, la Leonia. Un modello di partecipazione mista pubblico-privato concluso – al momento, in attesa dei processi – con il direttore arrestato per ‘ndrangheta. Obiettivo del progetto, incentivare “la realizzazione di servizi per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro”. Su “Open Coesione” si legge che ha goduto di un finanziamento del 110%. Metà europeo, metà nazionale. Con un’aggiunta di 50mila euro di privati non meglio specificati.

Trecentomila euro sono andati alla concessionaria Mercedes di Cosenza per formazione e servizi al personale. Trentamila a una ditta che produce salvagenti e attrezzi per la nautica sull’Aspromonte. Infiniti finanziamenti a pioggia. Quasi 170mila euro l’anno per il festival “Vacanze piccanti nel Tirreno Cosentino”. E poi centinaia di migliaia di euro a centri commerciali e alberghi. La motivazione è sempre la stessa: “Aiuti alle imprese”. In questo modo “abbiamo creato 7mila posti di lavoro”, dice Stillitani. Come sono state scelte le aziende beneficiarie? “A sportello, cioè chi presenta la domanda per primo ottiene il finanziamento. Oppure con le graduatorie. Come Regione però non possiamo determinare il periodo minimo di assunzione, è di competenza statale. Però l’agevolazione non copre tutto il compenso lordo del lavoratore”.

Il programma europeo del Fondo Sociale, destinato alle aree sottosviluppate dell’Unione, finirà nel 2013. E poi? “Ci sarà un nuovo programma settennale”, spiega l’assessore. “Con nuove regole e altri importi. Probabilmente i soldi destinati all’Italia saranno ridotti per l’allargamento ad altri paesi neocomunitari”. Non tutti i soldi dell’Unione sono finiti in sprechi, ci sono stati seri interventi strutturali. Ma rimane la sensazione di una grande occasione sprecata. La sintesi migliore appare ancora oggi quella dell’ex Procuratore Giuseppe Pignatone. “La Calabria? Una terra estremamente povera che affoga in un mare di soldi”. Si riferiva al denaro del narcotraffico. E ai fondi europei.

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