Se siete collezionisti di emergenze italiane potete aggiungere al traffico tra Bagnara e Reggio Calabria, ai mondiali di nuoto, ai viaggi del Papa, alla Vuitton Cup di Trapani un nuovo imperdibile motivo per cui un governo può firmare un decreto di emergenza: la tensione dei mercati finanziari.
Il governo Monti, infatti, è riuscito a produrre un atto surreale che recita: «La straordinaria necessità ed urgenza di garantire, in considerazione dell`attuale stato di tensione nei mercati finanziari internazionali, [ci porta a] emanare il seguente decreto legge: disposizioni in materia di collegamento stabile viario e ferroviario tra Sicilia e continente». L’atto è il numero 187 del 2 novembre 2012 e prevede due anni di standby del progetto Ponte. Compensati però dal comma 6, secondo cui «la Società Stretto di Messina S.p.A. può essere autorizzata, previa approvazione dei progetti definitivi da parte del CIPE, ad eseguire lavori infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte, ricompresi nel progetto definitivo generale, a carico del bilancio dello Stato nei limiti delle risorse che saranno individuate con successivi provvedimenti».
L’esigenza della domanda di trasporto dovrebbe essere soddisfatta con strumenti ordinari e non tramite strumenti ad hoc. Chi dovrebbe realizzare le opere «ricomprese nel progetto definitivo» se non i vincitori della gara per il Ponte stesso? Perché usare lo strumento del decreto legge emergenziale («Misure urgenti per la ridefinizione dei rapporti contrattuali con la Società Stretto di Messina S.p.A ed in materia di trasporto pubblico locale») se non per bypassare gli strumenti e i controlli ordinari? Intanto il general contractor Eurolink ha inviato una comunicazione di recesso del contratto firmato nel 2005. Ad ogni buon conto, il consiglio comunale di Messina ha discusso dell`argomento. Con i conti comunali in profondo rosso i politici locali si aggrappano a tutto.
Nella storia delle emergenze italiane il meccanismo è stato sempre uguale. Il problema non è risolvere un problema imprevisto in tempi rapidi. Altrimenti non si spiegano le continue emergenze immigrazione, un fenomeno strutturale almeno dagli anni ’90. E l’ultima, quella Nord Africa, finirà il 31 dicembre: a guerra libica abbondantemente conclusa.
Qualche giorno prima, il governo dei «tecnici» e degli «esperti» aveva assegnato 300 milioni «derivanti da transazioni relative alla realizzazione di opere pubbliche di interesse nazionale». Tradotto in italiano, paghiamo la penale e chiudiamo la questione. Poi il nuovo decreto che riapre la storia infinita della grande opera. Il Sole 24 ore parla di opere per 250 milioni che eviteranno allo Stato richieste di risarcimento danni. La partita è ancora aperta. In fondo è solo questo l’obiettivo.