Non tutto è nero a Tunisi, come quando sono state bruciate scuola e ambasciata americane o si innalza la bandiera salafita sopra gli edifici. Tunisi non è e non vuole essere solo questo. Sa colorarsi di differenti tinte e nelle vie del suq, del mercato nella città vecchia si riempe di musica, foto, video, installazioni, si riempe dei suoi cittadini. Quelli che la città vecchia non la abitano e non ci lavorano, la scoprono quasi come turisti. Tunisini, anche loro turisti per una settimana. Questo è successo in occasione della biennale d`arte contemporanea che dal 26 al 30 settembre ha letteralmente investito la Medina, la città vecchia. Si chiama Dream City il festival ed è la terza edizione dal 2007. Ma è la prima dopo la caduta del regime di Ben Ali, il 14 gennaio 2011. Non a caso, il tema scelto per questo anno è stato: L`artista di fronte alla libertà. Dal 5 al 7 ottobre invece, è sbarcata la prima edizione a Sfax, la seconda città della Tunisia.
Nel piccolo impasse chiamato Ali Asmar si riunisce solitamente in un antico e minuscolo mausoleo decorato e profumato di incenso il gruppo Stambali Sidi Ali Asmar, che propone una creazione musicale festiva, data dallo slancio spirituale delle tradizioni antiche delle comunità nere del sud della Tunisia. In questa stessa atmosfera quattro giovani musicisti tunisini hanno ambientato la loro performance musicale: “Rivisitazione della tradizione attraverso l`universo musicale contemporaneo, la transe dello Stambeli unita all`anarchia ritmica dei suoni della strada”. Il cortile dove suonano i quattro è sempre pieno e ad accompagnare il battere creativo e impertinente del batterista Amin Nouri vi sono i fiori di gelsomino che dall`albero del cortile scendono sulle loro teste, a ritmo di percussioni, tastiera e basso.
La Medina svela l`antica biblioteca nazionale, la vecchia sede del partito del regime, musei e antiche madrase solitamente chiuse al pubblico, abbandonate a sé stesse, con scartoffie di libri, polvere, vecchie porte spalancate e tante altre irrimediabilmente serrate. DreamCity è proprio questo sogno, una città abitata nei suoi luoghi abbandonati, una bellezza storico-artistica rivissuta. Eppure passando per ogni strada, sono i commercianti a reclamare la loro DreamCity, “entra, qui c`est la cité des reves”, indicando la loro bottega in cui invitano ad entrare. Il loro Dream è che i visitatori si fermino a comprare qualcosa, anziché correre da uno spettacolo a un altro. I turisti infatti sono diminuiti, soprattutto perché le spezie della Medina e gli altri aromi difficilmente scavalcano il nero del fumo e l`odore di bruciato che dominavano la città il 14 settembre, giorno dell`attacco salafita all`ambasciata americana per protesta contro il film anti-Islam che ha scatenato il mondo arabo: immagine di distruzione, l`unica che conosce l`Europa del mondo arabo.
A volte i cittadini visitatori appaiono davvero come degli alieni accanto alle botteghe e agli artigiani, soprattutto passando con delle cuffie-audio. Sembrerebbero i visitatori di un grande museo europeo, dove dalle cuffie puoi scegliere la lingua, arabo o francese, e lasciarti guidare. Si chiama “Tessere la Medina” ed è la video-installazione ideata dalla tunisina Sonia Kallel per far ripercorrere i laboratori artigianali di tessitura. Vecchi fondachi, dove splendeva la seta e ora ci mangia una capra, fili coperti e scoperti, tappeti di fronte ad un concittadino tunisino ignaro di questo antico e nuovo splendore. L`incontro di adesso è quasi una mediazione alla vista e all`udito a chi nella Medina ci abita e lavora da secoli, e chi ci mette piede perché si può permettersi di pagare il biglietto per un solo percorso artistico giornaliero.
A difettare infatti in questo quadretto del cuore vivo, del terreno frantumato e delle ossa fratturate della capitale nordafricana è proprio il meccanismo di partecipazione o meglio di anti-partecipazione popolare al DreamCity: sette dinari per seguire un itenario e dodici per farne due. Diventano cinque dinari per gli studenti, inviati dalle varie facoltà di accademia delle belle arti e scuole di cinema. Quelle insomma in cui solo pagando puoi accedere. Chi non si paga il biglietto spesso vuole proprio boicottare questo evento al quale contribuiscono dodici tra sponsor, ministeri e ambasciate straniere. Che spesso hanno solo permesso ai tecnici dell`organizzazione di avere un ticket restaurant per i locali vicini.
E improvvisamente si apre il cielo. Poche parole. Nessuna spiegazione. Fila per entrare. Scale, piano, altre scale, cielo. Il collettivo Wanda ha lasciato all`immaginazione e poi al blu cielo le aspettative dei suoi spettatori. Nel tetto del Souq Chaouachia infatti l`idea è quella solo di sdraiarsi in dei cuscini e guardare il cielo, chiaro chiarissimo su mattoni, antenne paraboliche e immondizia.
Da una mostra fotografica nel parcheggio della Casbah sulle carceri tunisine, al film di una regista francese su La traversée degli algerini verso Marsiglia. Dalle lanterne magiche di Karakuz, personaggio della tradizione popolare, al teatro-ombra di Marion e Ghazi Frini in cui la danza e le installazioni video rianimano una stanza del vecchio partito della tortura, con una frase: Non sono l`ombra di nessuno. Tutto questo riposa nel cielo di Tunisi, che un mese fa era ombreggiato dal fumo nero dell`ambasciata americana che bruciava. Che oggi accoglie lo sguardo stanco di un visitatore delle arterie della sua città. Che attualmente sovrasta un labirinto di strade e che domani potrebbe proteggere il destino di una società civile attiva e affamata di cambiamenti e trasformazione. Ripartendo anche dagli artigiani che tessevano.
A Sfax, invece, l`ultimo decoratore di porte di legno è morto l`anno scorso. La Medina di Sfax ne ha talmente tante che toccando o fotografando questi ornamenti si può farli rivivere. Ma a nessun bambino si è voluto insegnare il mestiere, perché non fruttava più. Eppure i bambini corrono incuriositi dagli eventi: vogliono entrare dappertutto. A Sfax sbarca la prima edizione del Dream City, cittadini e commercianti, increduli e curiosi, bambini più audaci. La città di Sfax è la seconda capitale del paese, non solo per grandezza e numero di abitanti, ma come secondo porto commerciale e industriale del paese. Il patrimonio artistico che si conserva nella sua città vecchia, la più grande Medina della Tunisa circondata dalle antiche e possenti mura di difesa, esplode nella sua dimenticata bellezza in caldissime giornate che ricordano la vicinanza col Sahara.
Non scotta solo il sole. Dalla torre a nord-est delle antiche mura e per tutto il suo perimetro fino alla torre a sud-est, è altamente sconsigliato passare. In apparenza, in lontananza, tutto tace. È il quartiere delle prostitute a scottare, e gli sfaxiani o altri visitatori fraquentatori non ispirano molta fiducia. Eppure ai confini di questa parte di medina intoccabile Dream City apre. Suonano e stordiscono in una continua transe dello Stambeli Urbain che aggiungono alla loro performance la proiezione video dei disegni astratti e confusi, crisi e panico urbano che si perde in suoni sempre nuovi.
Nella biblioteca per bambini della Medina, i libri sono inchiodati ad un pannello, appoggiati a terra a sostenere lo stesso, strappati e bruciati. Quello che l`artista algerino Mustapha Benfodil comunica e denuncia è la distruzione di cento milioni di libri ogni anno nelle biblioteche del mondo, distruzione di esemplari, ma anche censura. Il suo “Antilibro” arriva a Sfax in fotocopie perché nessun editore stamperebbe un libro stampato in entrambi i lati. Poco ci vuole a stupire, divertire e innervosire Sfax come avviene nel vicolo di fronte alla presentazione dell`antilibro: attrici immobili e silenziose come sculture viventi in semi-libertà interrogano i codici dello spazio sociale nella città considerata tra le più conservatrici della Tunisia. Che però ci sorprende con case antiche aperte, decorate in legno e animate di teatro. In uno spettacolo di tetti vecchi aperti agli artisti nuovi, l`artista tunisino di fronte alle sue libertà.